Kinshasa, aprile 2024
Le ricchezze del sottosuolo della Repubblica Democratica del Congo attraggono molti investitori, pronti a sfruttare le risorse, devastare le bellezze naturali e lasciare nella miseria gran parte della popolazione.
Uno dei tanti avidi magnati pronti a tutto, è il controverso uomo d’affari israeliano nel settore delle risorse naturali, Dan Gertler, oggi 51enne, apparso nel mercato congolese per la prima volta nel 1997.
Ancora oggi il miliardario è al centro dell’attenzione per le sue molteplici attività poco trasparenti. Nel 2017 l’uomo d’affari israeliano e le sue società vengono sanzionate dal dipartimento del Tesoro americano per corruzione ad alto livello nel Congo-K, in base al Magnitsky Act (prende il nome dal legale russo anticorruzione Sergei Magnitsky) approvato del Congresso nel 2012.
La norma prevede sanzioni individuali consistenti, in particolare, il congelamento dei beni e il rifiuto del rilascio del visto d’entrata negli Stati Uniti. Nel 2016 la legge viene ampliata con il Global Magnitsky Human Rights Accountability Act, che permette al Governo degli Stati Uniti di sanzionare individui responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e atti di corruzione ovunque commessi. Secondo i documenti del Tesoro USA, “si stima che la RDC abbia perso più di 1,36 miliardi di dollari” a causa degli “affari opachi e corrotti” di Gertler.
Ma nel gennaio 2021, durante l’ultima settimana dell’amministrazione Trump, le sanzioni contro il magnate minerario israeliano imposte per presunta corruzione, vengono alleggerite.
All’inizio di marzo dello stesso anno, il Tesoro, sotto il governo Biden, dietro richiesta di diverse organizzazioni (congolesi e internazionali) per la difesa dei diritti umani, annulla l’attenuazione delle sanzioni con la seguente dichiarazione: “L’abrogazione del provvedimento nei confronti di Gertler era incoerente con i forti interessi di politica estera americana nella lotta contro la corruzione nel mondo”, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo.
Secondo quanto riportato da Martin Plaut, giornalista ex della BBC, in un suo articolo del 2022, Gertler sarebbe stato aiutato da alcuni degli uomini più potenti del governo di Israele, guidato da Binyamin Netanyahu (2009-2021). La notizia, diffusa da emittenti pubbliche israeliane, nonché dal quotidiano Haaretz, racconta che Yossi Cohen, allora direttore del Mossad, l’agenzia israeliana di spionaggio estero, si è recato tre volte in Congo nel 2019 per intercedere a favore di Gertler presso il presidente Joseph Kabila e il suo successore, Felix Tshisekedi. Gertler ha negato strenuamente di aver commesso qualsiasi illecito, sottolineando di non essere mai stato accusato in nessun tribunale del mondo.
Per capire come Gertler sia riuscito nei suoi intenti, bisogna ritornare indietro nel tempo. Amico di vecchia data dell’ex presidente Joseph Kabila, Gertler è stato più volte accusato di usare i suoi legami per ottenere concessioni minerarie. Gertler, che lo chiama “mon frère” (mio fratello, ndr) è stato uno dei pochi stranieri ad essere invitato al suo matrimonio nel 2009.
Allora, con la Fleurette Group, la sua holding d’investimento in RDC, Gertler controllava diverse concessioni minerarie nel Paese africano e la rivista Forbes lo aveva definito come “Il volto emergente del capitalismo irresponsabile in Africa”.
Nel 1997, la Repubblica Democratica del Congo (all’epoca si chiamava Zaire) era governata dall’ex dittaore Mobutu Sese Seko, poi cacciato dal leader ribelle, Laurent Désiré Kabila, padre di Joseph. Ma per mettere in atto l’assalto alla capitale Kinshasa, Kabila aveva bisogno di soldi. Di molti soldi. E il giovane Gertler, nipote di Moshe Schnitzer, primo presidente e cofondatore della Borsa dei Diamanti di Israele, riesce a fornirgli 20 milioni di dollari. Una volta salito al potere, il giovane uomo d’affari israeliano sfrutta le sue relazioni con il neo presidente, ottenendo da lui diritti di estrazione mineraria a prezzi preferenziali. In cambio Gertler si impegna a garantire sostegno da parte dei Paesi occidentali al regime di Kabila.
Dopo l’assassinio di Laurent Désiré Kabila nel 2001, sale al potere il figlio Joseph. E ancora una volta Gertler approfitta dell’inesperienza in campo politico del nuovo leader, allora appena trentenne, per consolidare i propri interessi. Durante il lungo periodo della presidenza di Kabila, Gertler ottiene importanti e sospetti contratti per l’esportazione di diamanti, oro, petrolio, cobalto e altri metalli preziosi.
Africa ExPress
(1 -continua)
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