Federica Iezzi
14 Marzo 2024
Firmato a inizio mese un accordo tra Kenya e Haiti per l’invio di agenti di polizia kenyani sull’isola caraibica ormai in mano alla violenza delle bande armate interne.
Di fronte alle richieste sempre più pressanti del governo haitiano e delle Nazioni Unite, nel luglio 2023, il Kenya ha accettato di guidare una missione di Sostegno alla Sicurezza Multinazionale (MSS – Multinational Security Support), composta da 2.500 agenti, a partire dal primo trimestre del 2024. Offerta accolta favorevolmente dagli Stati Uniti e da altri Paesi che avevano escluso l’invio di proprie forze sul campo.
Il capo di stato keniano, William Ruto, e il primo ministro haitiano, Ariel Henry, appena dimissionario, avevano discusso i passi per consentire l’accelerazione della missione, in un incontro a Nairobi. Ma la firma del documento non legalizza il dispiegamento della polizia keniana.
Infatti, non è ancora chiaro se questo accordo sia contrario alla decisione di un tribunale keniano che aveva dichiarato illegale l’invio di agenti di polizia a Haiti. Causa portata avanti dal politico e avvocato dell’opposizione Ekuru Aukot. Il parlamento aveva convalidato il dispiegamento delle forze di polizia, prima che fosse bloccato, alla fine dello scorso gennaio, con un’ingiunzione provvisoria da parte di un tribunale di Nairobi.
Dunque l’invio di truppe a Haiti era stato congelato dopo che l’Alta Corte aveva stabilito che Nairobi non avrebbe potuto schierarsi in assenza di uno strumento bilaterale. Il caso ora spetta alla Corte d’Appello che potrà o meno revocare la decisione dell’Alta Corte. Di fronte alle critiche, Ruto aveva descritto l’impresa keniana in linea con la sua lunga esperienza di contributo alle missioni di mantenimento della pace all’estero.
Alla fine dello scorso febbraio cinque Paesi, tra cui il Benin, che si è impegnato a inviare 1.500 uomini, hanno notificato alle Nazioni Unite la loro partecipazione alla missione. Altri Stati che hanno confermato la volontà di partecipare a MSS sono Bahamas, Bangladesh, Barbados e Chad – ha dichiarato il portavoce del segretario generale dell’ONU, Stéphane Dujarric.
Intanto Aukot ha annunciato che presenterà una causa per oltraggio alla Corte, per la decisione incostituzionale dell’invio di truppe keniane a Haiti.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha insistito sull’importanza di raggiungere una soluzione politica ad Haiti. L’obiettivo è quello di ripristinare un sistema di sicurezza che possa porre fine al dominio delle bande armate e alla crescente criminalità che sta distruggendo il Paese.
Dal 2016 a Haiti non si tengono elezioni e la presidenza resta vacante. Un collegio presidenziale indipendente transitorio a larga base, con la nomina di un premier ad interim, avrà potere fino al voto. E’ quanto appena discusso a Kingston, in Giamaica, in una riunione d’emergenza con oggetto Haiti, convocata dalla conferenza dei capi di governo della Comunità dei Caraibi (CARICOM – Caribbean Community and Common Market), a cui ha presieduto il segretario di Stato americano Antony J. Blinken.
Gli scontri a fuoco tra bande criminali nella capitale haitiana sono continui e pesanti. Le stesse gang hanno preso il controllo di intere zone del Paese. Dichiarato lo stato di emergenza e ripristinato il coprifuoco.
A Port-au-Prince le bande hanno eretto barricate per impedire alle forze di sicurezza di invadere il loro territorio, mentre le loro roccaforti nelle vaste baraccopoli della città sono ancora in gran parte bloccate. Scuole e attività commerciali sono chiuse. Almeno 15.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni.
Federica Iezzi
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