Boko Haram e bande di gruppi armati scatenati in Nigeria: in una settimana tre sequestri di massa
Speciale per Africa ExPress Cornelia I. Toelgyes
9 marzo 2024
Questa settimana la Nigeria è stata segnata da una scia di sequestri di massa come non si vedeva dal 2021.
In un campo per sfollati nei presso di Gamboru Ngala, una cittadina nel Borno State, nel nord-est della ex-colonia britannica, sono stati rapiti per lo più donne e bambini, mentre cercavano legna per cucinare. Sono tutti sfollati, scappati dalle violenze dei sanguinari Boko Haram, che dal 2009 hanno causato la morte di decine di migliaia di persone . A tutt’oggi ancora oltre 2 milioni non hanno fatto ritorno nelle loro case a causa degli attacchi e delle violenze dei terroristi.
Il rapimento, secondo la testimonianza di alcune donne che sono riuscite a scappare dalla furia dei miliziani Boko Haram, è avvenuto domenica, ma la notizia è trapelata solamente mercoledì scorso. Gamboru Ngala si trova in un’area remota, sulle rive del lago Ciad, dove i jihadisti hanno distrutto le antenne di telefonia mobile e altre infrastrutture di telecomunicazione. I residenti locali a volte attraversano la frontiera con il vicino Camerun per poter telefonare.
Non è ancora chiaro quante persone siano state rapite. Secondo Mohamed Malick Fall, coordinatore residente delle Nazioni Unite, potrebbero essere oltre 200. Le autorità del Borno State hanno spiegato di aver inviato una squadra nel luogo dove è avvenuto il rapimento, ma non hanno rilasciato altri dettagli. E solo pochi giorni fa il governo del Borno aveva affermato che il 95 per cento dei miliziani di Boko Haram sarebbero ormai morti o si sarebbero arresi.
Chissà se gli sfollati sequestrati dai terroristi potranno riabbracciare i loro cari o se saranno costretti a restare schiavi di Boko Haram come è successo a molte ragazze rapite a Chibok nel lontano aprile 2014. Molte di loro mancano ancora oggi all’appello.
Giovedì scorso è stato perpetrato il secondo sequestro di massa di questa settimana. Ma stavolta i responsabili sono uomini armati che hanno fatto irruzione in una scuola a Kuriga nel Kaduna state, rapendo oltre 300 alunni tra i 7 e i 15 anni. Alcuni sono stati poi rilasciati, altri sono riusciti a scappare, ma a tutt’oggi mancano all’appello ben 286 studenti. Finora nessuno ha rivendicato il rapimento. Un 14enne, colpito da un proiettile, sparato dai criminali, è morto in ospedale a causa delle gravi ferite riportate.
Bola Tinubu, attuale presidente della Nigeria, eletto poco più di un anno fa, ha detto di aver sguinzagliato le forze armate e squadre di intelligence alla ricerca dei piccoli. Ha promesso che i responsabili saranno consegnati alla giustizia.
E sabato mattina l’ennesimo déjà vu: in una scuola a Gada, nel Sokoto state, una quindicina di studenti – potrebbero essere anche molti di più – e quattro donne sono stati sequestrati da un gruppo di uomini armati.
E’ il terzo rapimento di massa in una settimana. Che fare? Negoziare con i rapitori, bombardare o pagare un riscatto.
Il rapimento per riscatto in Nigeria rappresenta un’attività a basso rischio e alta remunerazione. Le persone rapite dalle bande criminali vengono solitamente liberate dopo la consegna del denaro e raramente i responsabili vengono arrestati, nonostante sia illegale pagare per la liberazione di un ostaggio.
Da quando il presidente Bola Tinubu è salito al potere nel maggio scorso, sono state rapite più di 4.700 persone, secondo i consulenti di SBM Intelligence (società di consulenza strategica e di raccolta di informazioni di mercato/sicurezza focalizzata sull’Africa).
Tinubu, durante la campagna elettorale aveva promesso di risolvere quanto prima lo stato di insicurezza, che da anni affligge molte zone della ex colonia britannica. Anche Muhammadu Buhari, dello stesso partito di Tinubu, All Progressives Congress (APC), appena salito al potere nel 2015, aveva dichiarato che in 6 mesi avrebbe sconfitto i terroristi Boko Haram.
I sequestri sono diventati un’impresa lucrativa per chi è spinto dalla disperazione economica a procurarsi denaro. Oltre ai riscatti in moneta, in passato le bande hanno chiesto anche generi alimentari, motociclette e persino benzina in cambio del rilascio degli ostaggi.
A gennaio l’inflazione ha raggiunto quasi il 30 percento dopo le riforme economiche introdotte da Tinubo. I nigeriani sono allo stremo, schiacciati dal costo della vita.
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Cornelia Toelgyes
Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.