5 febbraio 2024
Non bastano le atrocità, le violenze causate dagli scontri incessanti dei gruppi armati nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Continuano a mietere morte anche antiche credenze popolari, difficili da estirpare.
Secondo quanto riferito da testimoni, domenica scorsa, alcuni residenti di un villaggio situato nella provincia del Sud Kivu (nell’est del Paese), hanno brutalmente ammazzato due donne, accusate di stregoneria. Le signore sono state trascinate fuori dalle loro abitazioni, poi sono state lapidate e in seguito alcuni giovani hanno bruciato i loro corpi.
Le due vittime – una delle quali era moglie di un pastore di una chiesa protestante – sono state accusate di essere all’origine della sparizione di alcuni abitanti del villaggio. Pare che le signore avessero già ricevuto minacce di morte nelle ultime settimane.
Mabiswa Selemani Jean de Dieu, amministratore di Uvira, città nella provincia del Sud Kivu, ha detto di aver allertato le autorità giudiziarie per il criminale atto. Mentre Kelvin Bwija, membro della società civile congolese, ha sottolineato che si tratta di una “pratica retrograda”.
Nell’est della ex colonia belga tali crimini non sono fatti isolati. Nel 2023, l’associazione delle donne dei media AFEM/Sud-Kivu ha denunciato l’assassinio di almeno 33 donne, per lo più anziane, accusate di stregoneria. I terribili fatti sono accaduti a Bukavu e in alcuni villaggi del Sud Kivu. Per sottrarsi alla morte, altre signore sono state costrette a nascondersi.
Anche i continui attacchi dei gruppi armati nel martoriato est della Repubblica Democratica del Congo non conoscono sosta. Ieri sono divampati nuovi combattimenti tra miliziani del gruppo M23 che, secondo l’ONU, è sostenuto dal vicino Ruanda, e le forze armate congolesi.
Dall’alba di lunedì sono scoppiati violenti scontri in alcuni villaggi nel territorio di Rutshuru, a un centinaio di chilometri da Goma (Nord Kivu), città sulla riva settentrionale del Lago Kivu, a poca distanza da Gisenyi in Ruanda.
Molti abitanti di due villaggi, Mabenga e Nyanzale, sono stati costretti a fuggire e a rifugiarsi in zone di difficile accesso, senza quasi alcuna assistenza umanitaria.
Le truppe di SADC (Comunità di sviluppo dell’Africa australe), presenti nel Congo-K da metà febbraio, non sono operative nella zona dove sono avvenuti gli scontri lunedì scorso. Per ora non è dato sapere quanti militari di SADC sono già presenti nel Paese. Sta di fatto che il 29 febbraio, appena arrivati, due soldati delle truppe di Pretoria sono morti, dopo che due blindati sono stati colpiti da bombe vicino a Goma.
Africa ExPress
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