Cornelia I. Toelgyes
2 marzo 2024
La Mauritania ospita migliaia di rifugiati maliani fuggiti dal proprio Paese negli ultimi mesi dopo l’accentuarsi dei conflitti nel nord, del loro Paese, ma la ex colonia francese sulla costa dell’Oceano Atlantico è anche un punto di transito e di partenza per i migranti dell’Africa occidentale che cercano di raggiungere le Isole Canarie via mare.
Per discutere di migrazione e di altre questioni, come dello sviluppo dell’idrogeno verde, utilizzando le energie rinnovabili disponibili, di sicurezza e della lotta al terrorismo ma non solo, la presidente della Commissione dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen e il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, sono andati in Mauritania l’8 febbraio scorso per incontrare il capo di Stato, Mohamed Ould Ghazouani.
La presenza di Sanchez è dovuta al fatto che l’83 per cento dei migranti in arrivo alle Isole Canarie spagnole attraverso rotte irregolari, passa dalla Mauritania.
Durante i colloqui a Nouakchott l’UE ha promesso entro la fine dell’anno lo stanziamento di 210 milioni di euro nel settore migrazione, l’aumento degli aiuti umanitari e progetti per l’occupazione, volti soprattutto a giovani e donne.
La signora von der Leyen ha puntualizzato che In questo modo, l’Unione Europea spera che si possa controllare il flusso migratorio a monte e ha aggiunto: “Il vostro impegno ad aiutare i migranti che prendono la rotta atlantica, una delle più pericolose al mondo, è importante. L’UE e la Mauritania devono intensificare la loro cooperazione in questo settore, così come nella gestione delle frontiere, nei rimpatri e nell’assistenza ai rifugiati”.
Mentre il premier spagnolo ha spiegato l’importanza della cooperazione tra Mauritania e Spagna, per contenere i flussi migratori, problema comune dal 2022, in Mauritania è stato attuato un partenariato operativo congiunto per combattere, tra l’altro, il traffico illegale di migranti e l’immigrazione irregolare.
Dopo gli accordi con Tunisia, Marocco ed Egitto dello scorso anno, l’UE ha nuovamente preparato il carnet degli assegni per cofinanziare in Mauritania un’ampia gamma di settori, ma soprattutto per frenare la migrazione irregolare verso l’Europa.
Durante la 37esima sessione ordinaria dell’Unione Africana del 17-18 febbraio scorso, tenutasi ad Addis Abeba, sede dell’Organizzazione, il capo di Stato mauritano, è stato designato presidente di turno per il 2024, succedendo così al suo omologo comoriano, Azali Assoumani.
Dopo l’empasse dovuto alla rivalità tra Algeria e Marocco – entrambi si erano candidati per la presidenza di turno all’Unione Africana – per sbloccare la situazione è stato richiesto alla Mauritania di candidarsi per la presidenza 2024.
Va precisato che la presidenza dell’Unione Africana ruota tra le cinque regioni dell’Unione. Quest’anno è il turno del Nord Africa che comprende Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco, Tunisia e Sahara occidentale. Durante il 28esimo vertice (30 gennaio 2017) dell’UA, il Marocco era stato riammesso. Aveva abbandonato l’Organizzazione nel 1984 per protesta contro l’ingresso della Repubblica Araba Sarawi Democratica.
Dopo qualche esitazione, in particolare a causa delle elezioni presidenziali previste per il giugno 2024, il 9 febbraio Nouakchott ha infine accettato. E, secondo Mohamed Salem Mouloud, ex alto funzionario degli Affari Esteri mauritano, “Abbiamo buone relazioni con tutti i Paesi africani. Siamo un esempio di stabilità e di lotta al terrorismo. Tutto ciò parla a favore della nostra candidatura”.
La Mauritania ospita più di 100.000 rifugiati, principalmente dal Mali, come dimostrano i dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. E pochi giorni fa è stato siglato un accordo finanziario tra l’agenzia coreana di cooperazione internazionale KOICA e l’UNHCR di 4 milioni di dollari in tre anni, da destinare alla regione di Hodh Chargui. Con tale finanziamento si vogliono rafforzare l’integrazione dei rifugiati maliani all’interno e all’esterno del campo e fornire un maggiore sostegno alla popolazione locale.
Cornelia I. Toelgyes
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