23 febbraio 2024
L’Unione Europea ha cancellato quattro territori dalla lista nera dei paradisi fiscali, tra questi anche le Seychelles, Stato insulare nell’Oceano indiano, oltre alle Bahamas (Paese caraibico, un arcipelago corallino nell’Oceano atlantico), le isole Turks e Caicos (Territorio d’oltremare del Regno Unito) e Belize (Stato nell’America centro-settentrionale).
La cosiddetta lista nera dovrebbe, in teoria, combattere l’evasione fiscale delle multinazionali e dei multimiliardari, ma tale meccanismo è sempre stata criticato aspramente dalle ONG perché ritengono tale provvedimento inefficace.
L’elenco degli Stati poco collaborativi in materia fiscale, perché non interessati a un dialogo costruttivo con l’UE o poiché non hanno mantenuto gli impegni presi per attuare le riforme necessarie, viene aggiornato due volte l’anno. Attualmente ne fanno parte ancora 12 giurisdizioni ritenute poco collaborative da Bruxelles: Samoa americane, Anguila, Antigua e Barbuda, Figi, Guam, Palau, Panama, Russia, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini americane e Vanuatu.
La lista nera è stata creata nel dicembre 2017 dopo alcuni scandali, come Panama Papers e i LuxLeaks. L’inclusione di un Paese in questo elenco dovrebbe rendere più difficile il commercio con le aziende che vi hanno sede e prevede anche sanzioni, come il congelamento di fondi europei, contro gli Stati inclusi nel registro.
La ONG OXFAM da tempo considera questo strumento inefficace e senza senso e “lascia fuori Paesi a fiscalità zero come le Isole Vergini Britanniche e non passa al vaglio altri, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, nonché paradisi fiscali dell’UE come Lussemburgo e Malta”, ha evidenziato Chiara Putaturo, esperta fiscale della ONG, in occasione dell’ultimo aggiornamento dell’elenco nell’ottobre 2023.
Ma anche alcuni eurodeputati sono piuttosto critici. “Se i ministri delle finanze dell’UE volessero davvero contrastare i paradisi fiscali, dovrebbero elaborare una serie di sanzioni pesanti per i Paesi inclusi nella lista”, ha dichiarato Markus Ferber, eurodeputato del Partito Popolare Europeo (destra) nel febbraio 2023. Allora l’UE ha aggiunto anche la Russia nell’elenco, nel contesto di varie sanzioni economiche contro Mosca, dopo l’inizio del conflitto in Ucraina.
Secondo un rapporto dell’Osservatorio fiscale europeo, pubblicato lo scorso ottobre, le multinazionali di tutto il mondo, non solo quelle europee, hanno trasferito oltre 1.000 miliardi di dollari nei paradisi fiscali nel 2022. Cifre da capogiro, che rappresentano il 10 per cento delle entrate fiscali a livello mondiale. E dagli anni 70 il deficit è in costante aumento.
Africa ExPress
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