AFRICA

A Londra si decide la sorte di Assange. Appelli dal mondo: “Non estradatelo in USA”

Speciale per Africa Express e per Senza Bavaglio
Francesca Piana
Milano, 19 febbraio 2024

Giornalista d’inchiesta autrice del libro “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange”, Stefania Maurizi ha lavorato sui documenti di WikiLeaks per i giornali per i quali scrive, inizialmente “L’Espresso” e “la Repubblica”, oggi “Il Fatto Quotidiano”. Non ha mai lavorato per WikiLeaks.

Ha scritto più volte che Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato incriminato nel 2019 dall’amministrazione Trump grazie alla legge “Espionage Act” del 1917 per avere pubblicato 700 mila documenti segretati del governo americano, che hanno svelato al mondo crimini di guerra dall’Afghanistan all’Iraq e gravissime violazioni dei diritti umani.

È stata utilizzata per l’incriminazione una legge sullo spionaggio contro un giornalista che ha rivelato informazioni di pubblico interesse. L’estradizione negli Stati Uniti, dove Assange rischia una condanna a 175 anni di carcere, è un procedimento politico che il Regno Unito avrebbe potuto negare. Tutte le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa chiedono di non estradare Assange e di liberarlo.

Il 20-21 febbraio, cioè domani e dopodomani, l’Alta Corte del Regno Unito deciderà se accettare o rigettare l’appello della difesa di Julian Assange di non estradarlo negli U.S.A. Questa è l’ultima possibilità per evitare l’estradizione: com’è la situazione e che speranze ci sono?

La High Court del Regno Unito ascolterà le ragioni della difesa del fondatore di WikiLeaks contro l’estradizione. Emetterà la sentenza, difficilmente immediata, nell’arco di settimane o anche mesi. Se rigetterà la richiesta, come tutti ci aspettiamo, può essere l’ultima udienza sul suolo inglese.

Davanti all’Alta Corte di Londra si sussuegono manifestazione per chiedere che Assange non sia estradato in America e che sia invece liberato (foto Africa ExPress)

Verrà fatto il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo?

Il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo verrà fatto, ma può accadere che il Regno Unito estradi Assange prima che la Corte emetta le misure di protezione, con la sospensione temporanea dell’estradizione, per avere il tempo di valutare l’appello.

Quanto è informata l’opinione pubblica in Europa e negli Stati Uniti?

Negli Stati Uniti l’opinione pubblica è tenuta nell’ignoranza più assoluta, non vengono forniti gli elementi di base per comprendere il caso, come se non li riguardasse. In Europa l’informazione è più attiva. Italia e Germania danno un forte supporto, come anche la Francia. In Italia ho contribuito con il mio giornalismo e con il mio libro, hanno contribuito gli attivisti diffondendo le informazioni alla base e l’attribuzione delle cittadinanze onorarie come quella di Roma, appena avvenuta.

Il giornalista Riccardo Iacona dedica ad Assange la puntata di “Presadiretta” in onda su Rai3 il 19 febbraio. Il presidente della FNSI Vittorio di Trapani ha invitato tutte le testate a pubblicare i documenti di Wikileaks fino al 20. Giuseppe Giulietti, coordinatore dei Presidi di Articolo 21, ha fatto un appello alla Rai a dare voce alla protesta. Queste iniziative possono in qualche misura servire?

Sensibilizzare l’opinione pubblica sul lavoro giornalistico di Assange è fondamentale. Iacona già nel 2021 ha fatto un lavoro importante sul caso e l’ha portato in Rai in prima serata rompendo il silenzio. Vittorio di Trapani ha dato la tessera del sindacato della FNSI a Julian Assange e mobilitato i sindacati dei giornalisti di venti Paesi europei invitandoli a fare lo stesso.

Il 20 febbraio a Londra ci sarà una grande mobilitazione e ce ne saranno altre in Italia a Milano, Roma, Napoli e in altre città. Che speranze ci sono che Assange non venga estradato negli Stati Uniti?

Speranze poche, ma la forza dell’opinione pubblica può ancora cambiare le cose. Il premio Nobel per la Pace, l’argentino Adolfo Perez Esquivel, aveva lanciato un appello forte della sua vicenda personale nella quale è stata l’opinione pubblica a salvarlo quando tutto sembrava perduto. Il suo appello è stato raccolto dalla professoressa Grazia Tuzi che ha invitato artisti, giornalisti e commentatori a sottoscriverlo dando forma al comitato “La mia voce per Assange”.

Francesca Piana
francescapiana@gmail.com
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Redazione Africa ExPress

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