ISRAELE

Gli Stati Uniti bloccano all’ONU ancora una volta la mozione in aiuto della Palestina

Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
9 febbraio 2024

Su richiesta dell’Algeria, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso la recente ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia, che obbliga Israele a prendere tutte le misure necessarie per evitare atti di genocidio a Gaza.

Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

Secondo la sentenza provvisoria, inoltre, Israele deve adottare misure per prevenire e punire l’incitamento al genocidio, consentire immediatamente aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e riferire entro un mese sulle sue azioni.

L’Algeria, membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, attraverso il suo ambasciatore Amar Bendjama, ha condiviso la bozza di risoluzione con i 15 membri del Consiglio, chiedendo un cessate il fuoco immediato. Richiede inoltre l’attuazione delle due precedenti risoluzioni 2712 (2023) e 2720 (2023), per consentire un accesso umanitario immediato e sicuro, e per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità.

Nel Consiglio di Sicurezza, per essere adottata, una risoluzione necessita di almeno nove voti a favore e nessun veto da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina o Russia, membri permanenti dell’organismo.

Senza farsi attendere, è arrivata presto l’opposizione degli Stati Uniti. Linda Thomas-Greenfield, rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha giustificato l’atteggiamento del suo Paese affermando che il progetto algerino potrebbe compromettere i negoziati in corso, mediati dal Qatar e proposti da Stati Uniti, Israele ed Egitto, e interrompere gli sforzi diplomatici in corso per garantire il rilascio degli ostaggi.

Succede ancora una volta, dunque. Lo scorso dicembre, il Consiglio di Sicurezza ha approvato una risoluzione volta ad aumentare gli aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza. Però nessun cessate il fuoco, a causa del veto da parte degli Stati Uniti. Solo “pause umanitarie nei combattimenti”, per proteggere i civili e liberare gli ostaggi.

Linda Thomas-Greenfield inverte così i ruoli e cerca di impedire qualsiasi decisione che costringa l’entità israeliana a fermare i suoi crimini contro la popolazione palestinese di Gaza e della Cisgiordania, sostenendo che qualsiasi misura sfavorevole a Israele costituirebbe una minaccia ad un presunto progetto di tregua che sarebbe in discussione.

L’ultima ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia è stata oggetto di interpretazioni divergenti. All’inizio del procedimento, l’Algeria, seguendo il filo sudafricano, ha appoggiato le misure provvisorie imposte a Israele, le cui azioni costituiscono potenzialmente un genocidio.

Secondo la Cina, le misure provvisorie della Corte rappresentano un appello alla protezione della popolazione civile, mentre Mozambico e Guyana ritengono che la sentenza spinga per una pausa umanitaria immediata e duratura. Gli Stati Uniti hanno ritenuto che, nelle sue conclusioni preliminari, la Corte non avesse raccomandato un cessate il fuoco immediato, né affermato che Israele avrebbe potuto violare la Convenzione sul Genocidio. Israele ha invece denunciato un “processo politicizzato”.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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Federica Iezzi

Federica Iezzi, è giornalista ma anche cardiochirurgo pediatrico impegnata in missioni umanitarie con Organizzazioni Non Governative in Africa

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