Speciale per Africa ExPress
Alessandra Fava
19 gennaio 2024
Emergono riscontri dell’utilizzo di gas letali da parte dell’esercito dello Stato ebraico nei tunnel di Hamas a Gaza. I media arabi ne avevano parlato già a dicembre, ma la notizia era stata giudicata di parte. Ora invece la fonte è israeliana: i cadaveri di due ostaggi rivelerebbero tracce dell’utilizzo di gas nervino. Il 14 dicembre infatti sono stati ritrovati nei tunnel di Jabalya i corpi di Ron Sherman, di Nick Beizer ed Elia Toledano.
In un primo tempo è stato detto che gli ostaggi erano stati uccisi da Hamas
Ma i genitori di Ron Sherman non hanno smesso di indagare e hanno chiesto spiegazioni:
traduzione: Titolo: Hanno cercato di sacrificare mio figlio? La madre del rapito assassinato intensifica le accuse contro l’IDF.
Testo dell’articolo: Maayan Sherman, madre del soldato rapito Ron Sherman, che è stato assassinato in prigionia, ha accusato le forze dell’IDF (Israel Defence Forces, ndr) di aver ucciso suo figlio. “Ci è stato detto che c’era una ragionevole possibilità che avesse inalato gas tossici dai bombardamenti dell’IDF”, ha scritto la madre su Facebook. Ha aggiunto che il maggior generale Ghassan Alian le ha detto personalmente che l’IDF “conosceva la posizione di Ron in qualsiasi momento”. Maayan Sherman, madre del soldato rapito Ron Sherman, ucciso in prigionia, ha risposto oggi alla dichiarazione del portavoce dell’IDF. “Ci è stato detto che c’è una ragionevole possibilità che abbia inalato gas tossici derivanti dai bombardamenti dell’IDF”, ha detto la madre. Maayan Sherman ha risposto sul suo account Facebook all’annuncio del portavoce dell’IDF mercoledì, definendolo “un’altra bugia nella maschera delle bugie”. Ha poi proseguito descrivendo i fatti che le sono stati presentati, aggiungendo che “il maggior generale Ghassan Alian mi ha detto personalmente durante il giuramento che lui e il maggior generale Nitzan Alon conoscevano la posizione di Ron e Nik in qualsiasi momento”.
Altri giornali come il Jerusalem Post hanno riportato in maniera esaustiva le parole della madre su Facebook, in cui Maayan Sherman attacca l’esercito accusandolo di aver utilizzato i gas come ad Auschwitz.
“Ron non è stato ucciso da Hamas. Pensate piuttosto a Auschwitz e alle docce, ma senza Nazisti e senza Hamas. Non c’è stato un colpo fatale ma un omicidio premeditato con gas letali”. Poi la madre continua: “Ron è stato rapito a causa della criminale negligenza di tutti i superiori dell’esercito e di questo maledetto governo che ha dato l’ordine di eliminarlo per regolare i conti con qualche terrorista di Jabalya”.
La madre aggiunge che il corpo aveva le unghie consumate nel tentativo di scavare e “uscire dalla tomba avvelenata in cui l’IDF ha deciso di seppellirlo. Non c’è futuro per questo Paese, se questo è quello che ti hanno fatto dopo averti abbandonato quel sabato” 7 ottobre. L’esercito non ha voluto commentare ulteriormente, hanno solo riferito che hanno prelevato campioni di tessuto e che faranno degli esami tossicologici sul corpo di Ron e di un altro ostaggio ritrovato nei tunnel il 14 dicembre. Ma dalle notizie pervenute si sa che nel giorni successivi al 14 dicembre sono stati trovati altri due cadaveri nella stessa area. Di questi non risulta la causa della morte.
Intanto la guerra e i bombardamenti a Gaza continuano. Siamo al 108 giorno di guerra e non si sa quando finirà. Nelle settimane scorse il governo israeliano ha annunciato che “durerà almeno fino alla fine di gennaio”. Ma contrariamente alle sventolate pressioni degli Stati Uniti per il cessate il fuoco, il governo Netanyhau sembra pensarla in tutt’altro modo: la scorsa settimana il ministro della Difesa Yoav Gallant ha aggiunto che è necessario eliminare almeno un numero doppio o meglio, ancora di più, dei membri di Hamas.
Secondo i report i combattenti uccisi a Gaza sarebbero ora 9 mila. Ne vogliono far fuori 18 mila o oltre. In realtà non è chiaro quanti erano all’inizio della guerra gli uomini di Hamas: perché, secondo i calcoli di Israele, la cifra oscillava tra 25 mila e 40 mila. Miliziani dotati di 15 mila missili.
Per capire quanto il governo israeliano ha lasciato fare, basta immaginare che un paio di anni dopo le elezioni vinte da Hamas si parlava di 3 mila uomini dell’esercito di Hamas e sembrava già una cifra monstre.
Tra civili e combattenti si calcolano 23 mila morti. Continuano i bombardamenti su ospedali e i monconi di edifici vengono distrutti coi buldozer, a indicare che la volontà è far tabula rasa di Gaza, esattamente come dichiarato da alcuni membri del governo a inizio della guerra.
Il problema è che nonostante bombardamenti Hamas non ha perso la sua forza di reazione: l’uccisione di militanti, tra cui anche alcuni capi, gli attacchi ai militari israeliani non diminuiscono più di tanto. Prosegue poi il lancio di missili verso Israele e continuano a morire soldati dell’esercito israeliano (522 uccisi nei primi 100 giorni e 2.536 feriti).
Degli ostaggi si sa poco, a parte che con la mediazione quatariota gli sono arrivati dei medicinali. Questa settimana è emersa quella denuncia straziante della madre di uno di loro trovato morto.
Photo URWA – Ashraf Amra
Per quel che riguarda la popolazione civile dei gazawi ogni giorno il quadro è più drammatico: Gaza è alla soglia dell’epidemia e della carestia. I bombardamenti continuano in molte zone del sud, del centro e del nord, di giorno e di notte e quegli edifici che restano in piedi vengono distrutti con i bulldozer, persino i cimiteri sono stati bombardati.
Le autorità della Striscia dicono che sono stati uccisi 23,357 palestinesi e le Nazioni Unite giudicano i numeri credibili. L’IDF, l’esercito israeliano calcola che ci siano stati 30 mila attacchi su Gaza e 750 nel nord contro Hezbollah, altro fronte bollente su cui i suprematisti, anche componenti del governo, vorrebbero scatenare rapidamente un’altro attacco, “Beirut diventerà il copia-incolla di Gaza”, ha tuonato il ministro della Difesa, Yoav Gallant.
In cento giorni a Gaza sono entrati 7.653 camion controllati dall’IDF (Israel Defence Forces, l’esercito israeliano). Già a ottobre l’ONU diceva che ne servivano 100 al giorno. Secondo i report di WPN, WHO e Unicef la carestia è in atto, le risorse alimentari e agricole interne alla Striscia sono finite da tempo e anche le aziende private non riescono a procacciare cibo. Di tre acquedotti ne funziona male solo uno, un altro ha bisogno di riparazioni per 4 settimane. Unicef riferisce che il normale quantitativo di acqua per lavarsi, cucinare e bere è di 15 litri a testa al giorno, mentre a Gaza i bambini ne hanno 1,5-2. Un quarto della popolazione è alla fame e vicino al livello carestia, specie nel Nord.
Le agenzie umanitarie avevano preparato nei giorni scorsi 29 interventi nel nord di Gaza, a nord del Wadi, ma sono riuscite a fare solo 7 missioni. Per le altre l’esercito israeliano ha posto il veto. In alcuni casi le missioni si sono interrotte durante le fasi iniziali, a causa dell’inagibilità delle strade o per i troppi controlli ai checkpoint militari.
Secondo un funzionario del Who (World Health Organization) a Gaza funzionano 15 ospedali su 36 , ormai con scarso personale, senza attrezzature né medicine.
Dal 7 ottobre sono stati uccisi 344 palestinesi nella West Bank, continuano perquisizioni e attacchi dell’esercito specie nei campi profughi dei Territori occupati. 300 mila permessi di lavoro di palestinesi della Cisgiordania sono stati revocati e il Likud e due ministri hanno anche presentato una petizione per chiedere che non siano rinnovati. Sono stati riammessi ha lavorare solo 8 mila palestinesi, dipendenti di industrie.
Intanto l’economia israeliana arranca ed la ripresa anche dopo la guerra sarà complicata. Il rapporto debito/Pil dal 58,8 per cento del 2022 è passato a 60,4, secondo un rapporto del Ministero delle finanze del 18 gennaio. Il debito da 280 milioni di dollari è passato a 310 milioni. La Banca di Israele prevede per il 2024 una crescita del 2 per cento (contro la previsione del 3 per cento prima della guerra dell’FMI), ma alcune agenzie di rating pensano che la ripresa sarà molto lenta, addirittura dello 0,5 per cento (S&P).
L’impegno militare blocca anche la gran parte delle attività economiche, a partire dai 300 mila riservisti che non tornano a casa: molti di loro hanno accumulato debiti e hanno chiuso le loro attività.
Alessandra Fava
alessandrafava2023@proton.me
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 e ti richiameremo. Specifica se vuoi essere iscritto alla Mailing List di Africa Express per ricevere gratuitamente via whatsapp le news del nostro quotidiano online.
Dalla Nostra Corrispondente di Moda Luisa Espanet Novembre 2024 In genere succede il contrario, sono…
Dal Nostro Corrispondente di Cose Militari Antonio Mazzeo 20 novembre 2024 Nuovo affare miliardario della…
Speciale per Africa ExPress Costantino Muscau 19 novembre 2024 "Un diplomatico francese sta rubando i…
Speciale Per Africa ExPress Eugenia Montse* 18 novembre 2024 Cosa sapeva degli attacchi del 7…
Speciale per Africa ExPress Cornelia I. Toelgyes 18 novembre 2024 Un tribunale di Pretoria ha…
Speciale per Africa ExPress Sandro Pintus 17 novembre 2024 Continua in Mozambico il braccio di…