Cornelia I. Toelgyes
18 gennaio 2024
Azali Assoumani, 65 anni, ha vinto – come era ampiamente prevedibile – le presidenziali che si sono svolte domenica 14 gennaio alle Comore. Il capo dello Stato è salito al potere con un golpe nel 1999 ed è poi tornato al potere nel 2016. Ora, secondo quanto riportato martedì scorso dalla Commissione elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Assoumani ha superato il nuovo test elettorale per un terzo mandato consecutivo, riportando il 62,97 per cento dei consensi al primo turno, e ciò gli consentirebbe di governare sullo Stato insulare, Unione delle Comore, per altri 5 anni.
Secondo il quotidiano locale Al-Watwan, sono 338.940 i comoriani iscritti nelle liste elettorali, ma solamente il 16,30 per cento ha votato. I risultati provvisori annunciati da CENI, dovranno ancora essere convalidati dalla Corte Suprema, il più alto tribunale del Paese, che comprende le isole di Grande-Comore, Anjouan e Mohéli.
Già domenica sera, appena chiusi i seggi, l’opposizione ha denunciato brogli. Ma gli osservatori internazionali (Organizzazione Internazionale della Francofonia, la East African Standby Force e l’Unione Africana) lunedì mattina, durante una conferenza stampa congiunta, hanno dichiarato che le presidenziale si sono svolte in modo trasparente e libero.
Gran parte dei comoriani non ha accettato di buon grado il risultato elettorale e durante la giornata di ieri manifestanti hanno eretto barricate nella capitale Moroni, dove si sono verificati anche scontri con le forze dell’ordine. I dimostranti hanno incendiato pneumatici, hanno dato fuoco a alcuni edifici. Pietre e vecchi elettrodomestici sono stati disseminati lungo le strade e molti esercizi commerciali hanno abbassato le serrande. Insomma ieri sera tutta Moroni sembrava una città sconvolta da una guerriglia urbana.
Nel pomeriggio di mercoledì, in un quartiere nella periferia della città Moroni, alcuni gruppi di giovani hanno lanciato pietre contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con gas lacrimogeni, come in altre borgate della capitale. Il centro della città è stato isolato dalle forze dell’ordine e di sicurezza, che hanno bloccato la strada che conduce al principale aeroporto dell’arcipelago. Anche internet è stata parzialmente interrotta.
Nella serata di ieri il governo ha decretato un coprifuoco, annunciato alla TV di Stato da Youssoufa Mohamed Ali, un portavoce del ministero della Difesa. La misura, entrata in vigore immediatamente, prevede il blackout a Moroni tra le 19:00 e le 06:00, mentre nel resto del Paese la restrizione è stata imposta dalle 22:00 alle 06:00. Ma non tutti hanno osservato il decreto. Questa mattina diversi giovani erano ancora in strada nella parte nord della capitale.
Houmed Msaidie, portavoce del governo, ha poi fatto sapere che diverse persone sono state arrestate, senza però fornire ulteriori dettagli.
La stabilità politica delle Comore è fragile. Dal giorno dell’indipendenza ad oggi ci sono stati una ventina di tentati colpi di Stato. Il più famoso quello del 1975, poche settimane dopo l’indipendenza. I golpisti, che rovesciarono il presidente Ahmed Abdallah, erano assistiti dai mercenari guidati dal colonnello francese Bob Denard. Dal 1997 al 2001 le isole Mohéli e Anjouan si erano separate dalla Grande Comore, dove si trova anche la capitale Moroni. Solo grazie all’intervento della comunità internazionale e alla promessa di una nuova costituzione che garantisse larga autonomia, le tre isole si sono ricongiunte in una confederazione.
Gli abitanti vivono in un paradiso terreste ma sono tra i più poveri del mondo. L’economia si basa sull’esportazione di chiodi di garofano, vaniglia e qualche altra spezia profumata. Nell’arcipelago si sopravvive grazie alle rimesse di parenti e amici che lavorano in Francia o in Mozambico. E sono molti i comoriani che cercano di raggiungere Mayotte, in cerca di una vita migliore, rischiando la propria vita. Morti non solo nel Mediterraneo, ma anche qui, nel Canale di Mozambico. Morti dimenticate da tutti.
Lo Stato insulare dell’Africa Orientale posto all’estremità settentrionale del Canale del Mozambico, a differenza di Mayotte, ha votato per l’indipendenza, che ha ottenuto dalla Francia nel 1975. E’ composto da tre isole, Grandi Comore, Mohéli e Anjouan. La quarta isola, Mayotte, ha sempre rifiutato di far parte dell’Unione delle Comore ed è rimasta fedele alla Francia, come territorio d’oltremare. Ma le autorità di Moroni chiedono che Mayotte ritorni a far parte dell’Unione. Anche le Nazioni Unite hanno ritenuto nullo il referendum del 1976 e in più risoluzioni non vincolanti, hanno chiesto l’unificazione come le altre dell’arcipelago.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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