Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
Nairobi, 15 gennaio 2024
“Ciao mamma, sono contenta di essere arrivata uno”. La celebre frase di un ignoto ciclista italiano d’altri tempi ben può adattarsi anche a Jebet Agnes Ngetich, una giovane atleta kenyana.
Jebet, 23 anni da compiere il prossimo 23 gennaio, non solo è arrivata “uno”, ma tagliando il traguardo è stata anche la prima donna al mondo ad aver sfondato il muro dei 29 minuti nella gara dei 10 chilometri. E a segnare il primo record mondiale del 2024.
È successo domenica 14 gennaio, a Valencia, in Spagna, dove la Ngetich ha coperto la distanza in 28 minuti e 46 secondi, migliorando di 28 secondi il tempo della mezzofondista e maratoneta ventiquattrenne etiope di Yalemzerf Yeuhalaw. World Athletics ha sottolineato che il tempo di 10 chilometri di Ngetich è anche più veloce del record mondiale femminile per la distanza in pista, con il record mondiale di 10.000 metri di Letesenbet Gidey a 29:01.03. “Cose dell’altro mondo” , ha commentato il sito World Athletics.
Già a settembre scorso, Jebet aveva corso la distanza in 29:24 minuti al Brasov Running Festival in Romania, segnando un tempo record mondiale. Purtroppo allora il primato non venne ratificato perché la distanza era risultata inferiore di 25 metri!
Comunque, sia domenica scorsa, sia a settembre, la prima telefonata Jebet Agnes la fece alla mamma, al villaggio natio di Kimwogo, nella contea di Elgeyo Marakwet, a quasi 300 chilometri a nord di Nairobi. Non solo perché la mamma è sempre la mamma, ma perché è la persona che più di ogni altra era ed è in grado di capirla. Mamma Veronica Cheruto, infatti, è stata un’atleta di successo sui 10 mila metri negli anni ‘90. “Devo tutto a lei, è un pilastro della mia carriera – sono le parole di Jebet Agnes – dopo i miei record è la prima persona che sento. È stato il mio stimolo continuo”. Uno stimolo morale e fisico, come l’allenatore Ruth Bundotich, che si è definito come una seconda madre nello sport di Jebet.
“L’ho scoperta quando frequentava la settima classe, aveva 12 anni – ha raccontato Ruth al quotidiano The Star – durante i giochi giovanili era in testa sui 5 mila metri, cadde e andai a sollevarla. Da allora venne a vivere da me e per me è diventata una seconda figlia”. La giovane atleta ha cominciato ad allenarsi a Iten, a 2400 metri di altitudine, divenuto una culla di campioni dell’atletica keniota e mondiale. I risultati sono arrivati e non solo grazie alle scarpette speciali con tacco e intersuola di carbonio (costo commerciale circa) 200 euro per lei approntate dalla Adidas.
E’ stata medaglia di bronzo ai Mondiali di corsa campestre, è titolare del record sui 5 mila metri in Africa, è stata sesta nei 10 mila ai campionati mondiali di Budapest 23 (in agosto) e ora è la regina. La sua intenzione è quella di confermarsi tale in marzo ai mondiali di cross a Belgrado e alle Olimpiadi di Parigi.
E ribadire, con un altro detto di un ciclista dei tempi che furono, “chi vuole arrivar secondo si attacchi alla mia ruota”!
La sensazionale performance di Valencia ha scatenato gli entusiasmo in patria, anche perché il tempo registrato dalla giovane kenyana supera quello di due miti storici della Atletica nei 10 mila metri: Emil Zatopek e Paavo Nurmi.
Vale per tutti il giubilo espresso dal ministro degli sport, Ababu Namwamba, 48 anni: “Sono uscito dalla chiesa in questa benedetta domenica di sole alla bella notizia di Agnes Ngetich che ha battuto il record mondiale nella gara su strada di 10 km a Valencia in Spagna. Ho parlato con Agnes al telefono per congratularmi con lei per questa superba impresa. Tutto il Kenya è orgoglioso di te, Agie. Hongera (congratulazioni)”.
Ma in Kenya, si sa, non tutto è oro quel che luccica.
L’Athletics Integrity Unit (AIU) la settimana scorsa ha bandito la maratoneta Sarah Chepchirchir, 39 anni, dalle gare per quattro anni. Dai test condotti dopo la sua vittoria alla maratona di Tokyo nel 2017, Sarah è risultata positiva al testosterone, sostanza proibita.
È la seconda volta che l’atleta incappa nei controlli dell’antidoping. La prima risale al novembre 2019, quando erano state trovate anomalie nel suo passaporto biologico. La squalifica è stata resa nota una settimana dopo che il presidente del World Athletics, Sebastian Coe, ha visitato il Paese (5 gennaio).
Mentre era in Kenya, Coe ha parlato della minaccia incombente di doping nel Paese: sono oltre 70 gli atleti sospesi nel 2023 per essere risultati positivi alle droghe vietate.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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