ISRAELE

Sollevati dubbi sulla accuse israeliane ad Hamas di stupri etnici. Blumenthal: “Prove fabbricate”

Speciale per Africa ExPress
Alessandra Fava
3 gennaio 2024

Gli stupri da parte di Hamas e delle altre brigate nell’attacco del 7 ottobre 2023 hanno tenuto banco sui media israeliani con particolari agghiaccianti. A distanza di due mesi non c’è alcuna vittima che abbia sporto denuncia o testimoniato pubblicamente la violenza subita e a ottobre non furono mai fatte autopsie. In alcuni casi i parenti non hanno neanche ricevuto il certificato di morte. Le fonti militari dicono che la maggior parte delle vittime è stata uccisa e alcune donne sgozzate.

Media indipendenti come Greyzone di Max Blumenthal pensano invece che sia stata costruita ad arte una narrazione volta a criminalizzare Hamas e farla apparire all’opinione pubblica mondiale uguale all’Isis. Per questo alcune associazioni, come la superortodossa Zaka, avrebbero inventato di sana pianta alcune storie come quella della famiglia del kibbutz di Bee’ri riunita, durante l’attacco di Hamas, per la prima colazione . Le fonti militari hanno detto che i figli sono stati uccisi e la madre violentata e le è stato amputato anche il seno, mentre secondo la ricostruzione di Blumenthal non ci fu alcuna vittima di quell’età nel kibbutz.

Uno dei recenti bombardamenti a Gaza

Forse anche per questo le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali femminili non hanno finora commentato gli episodi che sarebbero avvenuti a ridosso degli attacchi ai Kibutz sopratutto su donne partecipanti al rave party ai confini di Gaza, che era in corso già da tre giorni. Su 1,200 morti negli attacchi del 7 ottobre, infatti 360 persone provenivano dal rave e sono state uccise dai guerriglieri di Hamas ma in minima parte anche da fuoco amico, grazie alla reazione sconclusionata dell’esercito israeliano intervenuto in maniera confusa. Reazioni su cui molti israeliani invocano un’inchiesta.

Gli stupri per i media israeliani sono diventati un tormentone in questi mesi, amplificato con moltissimi articoli con paginoni. Ecco qualche titolo “Ho detto a mia madre: temo di essere violentata”, anche se leggendo poi l’intero pezzo si scopre che la persona intervistata non subì violenze. Oppure: un’altra donna “Mi hanno mezzo denudata, adesso mi violentano”, e poi nell’articolo risulta che è stata tirata per il pigiama fuori da casa da uomini armati e ha temuto violenze che poi non sono successe.

Gaza è stata distrutta dai continui bombardamenti

A novembre e dicembre il tormentone è diventato uno stillicidio tale che Haaretz a un certo punto ha pubblicato un commento sostenendo che continuare a parlare degli stupri non faceva che acuire il dolore delle sopravvissute. Sopravvissute come testimoni, non come vittime, almeno da quel che risulta finora.

Il New York Times ha appena pubblicato sull’argomento un’inchiesta durata due mesi che ha individuato sette luoghi in cui sono avvenute delle violenze, tre episodi riguardano i partecipanti al Rave e gli altri due i kibutz di Kfar Aza e quello di Bee’ri. Il giornalista Jeffrey Gettleman, premio Pulitzer, ha visionato video, foto e analizzato i dati dei cellulari su GPS e intervistato dei testimoni oculari.

A parte alcuni partecipanti al rave, le altre fonti sono video e montaggi dell’esercito e della polizia israeliani o di una ong ebraica legata agli Haredim, gli ebrei ultraortodossi, che ha recuperato i corpi delle vittime per dare loro degna sepoltura.

Dopo questa inchiesta che ha avuto risonanza mondiale, Hamas ha dichiarato che non sono state fatte violenze dai suoi militanti. In effetti il 7 ottobre sono intervenute anche altre brigate e molti civili sono usciti da Gaza approfittando delle breccie nel famoso muro difensivo.

Il quotidiano americano ha intervistato due testimoni chiave: una donna del rave che si trovava ferita sulla Strada 232, si è coperta di fango e finta morta. Guardando le mappe la testimone sarebbe stata a 100 metri dal Kibutz di Kfar Aza, da lì sarebbe riuscita a scattare delle foto sia delle violenze sulla strada che di quelle che venivano perpetrate nella comunità rurale. La ragazza avrebbe assistito alle violenze su cinque vittime, a un assalto di 100 uomini nel kibutz e allo stupro di altre sei donne. Poi dice di aver perso conoscenza. Un altro sopravvissuto al rave dice di aver visto violentare un’altra donna, sempre dalla Strada 232.

Altre foto si riferiscono a un altro episodio sulla Route 232 che riguarda cinque palestinesi in abiti civili che violentano una donna nuda. Un video dell’esercito testimonia di due soldatesse violentate e uccise con spari alla vagina e una donna in uno dei Kibbutz è stata ritrovata con il corpo denudato trafitto da aghi. Fonti militari avrebbero reperito le prove di violenze sessuali su altre 24 donne.

Su nessuna delle presunte vittime a ottobre sono state eseguite autopsie: la giustificazione è che si è preferito seppellire i corpi il prima possibile come previsto dalla religione ebraica. E come si è detto non c’è alcuna denuncia da parte delle vittime sopravvissute. Inoltre alcune famiglie non hanno mai ricevuto i certificati di morte dei loro congiunti.

Israele in stallo nella guerra contro Hamas

Con tutta questa documentazione, mostrata anche alle comunità ebraiche statunitensi e ai giornalisti, i media israeliani ripetono che ci fu uno stupro seriale e quindi uno stupro etnico, cercando di pareggiare i conti con la guerra in corso a Gaza dove le vittime palestinesi hanno oltrepassato adesso il numero di 22 mila.

I dubbi restano: Blumenthal pensa che molte delle vittime del rave siano state uccise dagli elicotteri Apache dell’esercito israeliano intervenuti dopo l’attacco di Hamas. Alcune estratte dalle carcasse delle auto post mortem. Quindi video e foto potrebbero anche essere prove costruite ad arte per criminalizzare Hamas.

Intanto un imprenditore israeliano a novembre ha messo in vendita appartamenti a Gaza di futuribili condomini con tanto di mappe e cartine.

Foto pubblicate da Al Jazeera

Sui giornali israeliani l’azienda ha smentito la questione dicendo che era uno scherzo. Però la quantità di articoli e commenti pubblicati in questi mesi sulla ricostruzione di Gush Katif, l’antico insediamento israeliano a Gaza composto di 17 villaggi non riconosciuti dagli organismi internazionali e sgomberati da Sharon nel 2005 nonostante le proteste dei coloni andate avanti per settimane davanti alla Knesset, fa pensare che l’imprenditore abbia visto lontano.

Timeofisrael.com/return-to-gush-katif-determined-movement-emerges-to-resettle-israelis-in-gaza/

Il proseguire della guerra con ormai il 70 per cento delle abitazioni di Gaza distrutte rafforza il concetto.

Alla fine dell’anno il varco israeliano di Kerem Shalom a sud di Gaza, vero passaggio commerciale per la Striscia gestito di Israele e riaperto il 17 dicembre per far arrivare gli aiuti ai civili allo stremo (poi attivato veramente il 20 dicembre), è rimasto chiuso per tre giorni, tra il 27 e il 29, dopo che alcuni palestinesi erano stati uccisi da un drone. Un convoglio umanitario dell’Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) è stato colpito mentre tornava dal nord di Gaza il 29 dicembre. Non si sono state vittime ma il mezzo è distrutto.

La situazione sanitaria è al limite: 180 mila persone hanno infezioni ai polmoni e 140 mila soffrono di diarrea. E sono proseguiti gli scontri e le uccisioni in Cisgiordania con attacchi nei pressi di Betlemme, le vittime sono 307 dal 7 ottobre .

Israele sta conducendo una guerra anche nel fronte nord: ha colpito con attacchi vari guerriglieri legati all’Iran in Siria, Libano e al confine tra Siria e Iraq.

Nonostante Netanyhau stia perdendo consensi, come dimostrano i sondaggi, ha dichiarato che non si dimetterà neppure alla fine della guerra.

Alessandra Fava
alessandrafava2023@proton.me
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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Alessandra Fava

Giornalista dal 1989, per lo più freelance. Ha scritto per Diario della settimana, Manifesto, Io donna, Marie Claire. Ha lavorato all'Ansa per 16 anni seguendo anche i processi del G8 2001 genovese. Esperta di Medio Oriente.

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  • Certo che ci vuole un coraggio da leoni , per non dire da pecorelle smarrite, per scrivere un simile post di m...a (sunto: nessuno stupro, niente esecuzioni di massa), utilizzando come unica fonte un sito web che, in passato si è schierato con Cina (negazione persecuzione degli Uiguri), Siria e Russia.
    Vergognatevi e fatevi un esame di coscienza (sempre che ne abbiate una)

    • Mi disiace noi non siamo tifosi e ci firmiamo con nome e cognome, cosa che lei non fa. Oggi si scopre che l'articolo del NYTimes è stato inspirato e commissionato da Israele. Avevamo ragione a sollevare dubbi.

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