Cornelia I. Toelgyes
30 dicembre 2023
“Rien ne va plus” tra Algeri e Bamako. Entrambi i governi hanno richiamato i propri ambasciatori per consultazioni poco prima di Natale. La tensione diplomatica è alle stelle. La giunta militare di transizione, guidata da Assimi Goïta non ha digerito il fatto che Algeri abbia ricevuto esponenti dei ribelli tuareg, firmatari del trattato “Per la pace e la riconciliazione nel Mali” nel 2015. Il governo algerino è stata una figura chiave nella mediazione del trattato, ormai andato in fumo, dopo che entrambe le parti in causa si sono accusate a vicenda di non averlo rispettato.
L’ambasciatore algerino è stato convocato dal ministro degli Esteri maliano, Abdoulaye Diop, dieci giorni fa. L’Algeria è stata accusata di ingerenza negli affari interni del Paese. Mentre il diplomatico di Bamako, accreditato a Algeri, è stato convocato a sua volta dal capo della diplomazia algerina. In un comunicato diffuso subito dopo l’incontro, il ministero degli Esteri ha sottolineato l impegno intransigente del suo Paese per l’integrità territoriale, la sovranità e l’unità nazionale del Mali. Ha poi giustificato i fatto di aver invitato i ribelli per il ruolo svolto durante i negoziati di pace nel 2015.
Da mesi i rapporti diplomatici tra Algeria e Mali sono tesi. Bamako non ha assolutamente gradito che esponenti del CSP (Quadro Strategico Permanente) si fossero recati nel Paese nordafricano dopo la ripresa del conflitto nel nord. Qualche giorno prima, Algeri aveva invitato anche il Mouvement pour le salut de l’Azawad (MSA), anch’esso un gruppo firmatario del trattato del 2015, ma alleato delle autorità maliane di transizione. Il fatto però non è bastato a rassicurare Bamako sulle buone intenzioni di Algeri.
A metà novembre le forze armate maliane, supportate dai mercenari del gruppo Wagner, hanno ripreso la città di Kidal, roccaforte dei ribelli touareg.
Anche l’imam Mahmoud Dicko, nota figura politico-religiosa del Mali, è partito alla volta del Paese nordafricano, dove è stato ricevuto dal presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune, in persona. E questo fatto è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Dicko, ex presidente dell’altro consiglio islamico maliano, ha molti seguaci anche nel nord del Paese. E, in un comunicato, le autorità di Bamako, senza citarlo esplicitamente, lo hanno definito come “personaggio noto per la sua ostilità al governo”.
Mentre volano stracci tra Algeria e Mali, il Marocco si sta avvicinando sempre di più a Bamako, Ougadougou, N’Dajema e Niamey. Una settimana fa i ministri degli Esteri dei quattro Paesi del Sahel sono stati ricevuti dal loro omologo marocchino a Marrakech per discutere di alleanze economiche e geopolitiche.
I ministri (Mali, Burkina Faso, Ciad e Niger) hanno molto apprezzato il gesto del regno, disponibile ad “Aprire ai Paesi del Sahel, dando accesso all’Oceano Atlantico, alle infrastrutture del Marocco, facilitando così il commercio internazionale”. Certo, le proposte dovranno ancora essere analizzate in dettaglio e, non per ultimo, bisognerà investire in diversi progetti, come infrastrutture stradali e aeroportuali per poter concretizzare la cooperazione.
Se da un lato il Mali, sotto il dittatore Moussa Traoré, 1969-1991, ha riconosciuto la Repubblica Democratica Araba Saharawi del Fonte Polisario il presidente Keita aveva sempre espresso dubbi nel voler cambiare il corso delle cose e attribuire la sovranità al Marocco, per paura di “ferire” l’Algeria, un partner importante nella lotta contro il terrorismo nel Sahel. Eppure, molti maliani accoglierebbero favorevolmente una apertura verso il Regno e Ahmedou Ould Abdallah, ex ministro degli Esteri mauritano, non esclude che Bamako possa riconoscere in futuro la sovranità di Rabat sul Sahara Occidentale.
Va ricordato che i rapporti diplomatici tra Marocco e Algeria sono interrotti dall’agosto 2021, mentre le frontiere terrestri tra i due Paesi sono chiuse dal 1994 proprio a causa della questione del Sahara Occidentale, Repubblica supportata da Algeri.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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