Costantino Muscau
Nairobi, 23 Dicembre 2023
Come in un drammatico gioco dell’oca rischiano di tornare alla casella del via. Per ora sono stati costretti a rientrare al punto di fuga. Sei dei dieci giocatori di pallamano della squadra del Burundi, fuggiti il 9 agosto scorso da Rijeka (Fiume), mentre partecipavano alla Coppa del Mondo U-19, han dovuto riprendere la strada della Croazia.
Il Belgio, dove i giovani avevano chiesto asilo, li ha espulsi la settimana scorsa.
Altri due atleti si sono resi irreperibili e sono ricercati per essere allontanati dal territorio belga. Degli ultimi due, ufficialmente, non è stato comunicato niente.
“In base al trattato di Dublino, e quindi delle regole europee, la Croazia è responsabile delle procedure d’asilo, in quanto primo Paese di accoglienza – ha spiegato la ministra dell’Asilo e della Migrazione belga, Nicole de Moor, 39 anni, esponente Cristiano-democratica fiamminga.
Il Belgio ha subito una pressioni migratoria in misura superiore a quelle di altri Paesi. Non è accettabile che dobbiamo accogliere persone che devono essere prese in carico da altri Stati”.
Secondo il governo belga, i sei giovani, quindi, potranno chiedere asilo in Croazia, dove sono entrati, come previsto dalla Convenzione di Dublino. Inutili le proteste e la richiesta di evitare queste espulsioni da parte dei due difensori degli atleti.
Gordien Niyungeko, esponente del Fondo per la Coscienza e lo Sviluppo, (Focode) e Gustave Niyonzima, del Collettivo degli avvocati in difesa delle vittime dei crimini di diritto internazionale del Burundi (Cavib), hanno dichiarato: “La decisione presa è terribile. il Belgio sa che la Croazia è un Paese non sicuro in termini di richiedenti asilo e rifugiati. Ed è noto che i giovani potrebbero essere rimandati in Burundi dove subiranno danni ancora maggiori: le detenzioni abusive, la povertà, lo scarso rispetto dei diritti umani sono situazioni ben note”.
Dura la presa di posizione anche di quattro organizzazioni che hanno preso di mira quelli che definiscono i “centri di detenzione per stranieri (in Belgio ce ne sono 6), e che hanno preso a cuore la sorte del gruppo dei giovani burundesi. Esse sono “Voice of out”, il “CRACPE” (Collectif de résistance aux centres pour étrangers), il DBB (Diaspora Burundaise de Belgique) e ACAD (Association pour la coopération et d’Auto Développement).
“All’arrivo in Belgio, – hanno scritto in un comunicato – molti di loro sono stati sottoposti ad un esame medico perché il Dipartimento per l’Immigrazione aveva dubbi sul loro status di minore età. Questa visita medica comprendeva 3 scansioni ossee (denti, clavicola e polso) per stimare il loro anno di nascita. Molti di loro erano considerati ultra maggiorenni e di conseguenza rientravano nel Regolamento Dublino”.
Martedì 7 novembre i giocatori sono stati tutti convocati al Dipartimento Immigrazione nell’ambito della procedura Dublino. Questa – secondo le quattro organizzazioni – si è rivelata una trappola: la polizia li stava aspettando. Hanno arrestato sette giocatori e “ li hanno portati in centri di detenzione prima della loro deportazione in Croazia, dove i cattivi trattamenti dei migranti sono numerosi e regolarmente criticati”.
Questa non sarebbe la prima volta che il Dipartimento belga per l’Immigrazione predispone “deportazioni” verso la Croazia. Il 16 marzo 2023 era già stato organizzato un volo collettivo con decine di persone, tra cui 20 burundesi, di cui non si è più saputo nulla.
Fino allo scorso settembre, la Commissione indipendente belga che esamina le richieste dei richiedenti asilo (CGRS) ha preso 924 decisioni riguardanti cittadini del Burundi. A ben 758 di loro (oltre l’80%) ha garantito lo stato di rifugiato.
In totale, nel 2023, fino a novembre, le domande provenienti da fuggiaschi del governo dell’ex generale Evaristo Ndayishimiye, sono state 1160, di cui 927 accolte.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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