Luciano Bertozzi
Dicembre 2023
“La punizione collettiva dei civili palestinesi attraverso l’uso illegale della forza da parte di Israele è un crimine di guerra. La deliberata negazione di medicine, carburante, cibo e acqua ai residenti di Gaza equivale ad un genocidio”. Lo ha affermato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, il 21 novembre scorso, durante una riunione con Brasile, Russia, India, Cina, Arabia Saudita e Iran (BRICS), sulla guerra in Medio oriente, meeting capitanato dal leader di Pretoria.
Il Sudafrica ha anche chiesto alla Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere un mandato di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu entro metà dicembre. Lo ha annunciato il ministro alla Presidenza di Pretoria, Khumbudzo Ntshavheni, affermando che se la Corte non dovesse accogliere la richiesta, ciò segnalerebbe un “fallimento totale” della governance globale. “Il mondo non può semplicemente restare a guardare”, ha detto il ministro, accusando il governo israeliano di voler “ripulire la maggior parte di Gaza dai palestinesi e di occuparla”. Il governo sudafricano, nel condannare gli attacchi contro i civili di Hamas, ha anche chiesto un cessate il fuoco immediato, l’apertura di corridoi umanitari ed il rilascio degli ostaggi civili.
Il Sudafrica, insieme a Bangladesh, Bolivia, Comore e Gibuti, ha presentato recentemente, infatti, una richiesta alla CPI per indagare se a Gaza siano stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità. Pretoria è da tempo un forte sostenitore della causa palestinese e dopo la reazione israeliana al criminale attacco del 7 ottobre di Hamas ha annunciato il ritiro dei suoi diplomatici da Israele, lasciando intendere che la posizione dell’ambasciatore israeliano a Pretoria stia diventando “insostenibile”.
Mentre il Sudafrica lancia un importante segnale all’Occidente, molti Paesi europei fra questi l’Italia, non stanno attivando alcuna inziativa diplomatica e gli Stati Uniti, da un lato chiedono moderazione a Israele e dall’altro gli forniscono una gran quantità di materiale bellico.
Tel Aviv ha già utilizzato – secondo il portavoce del ministero della Difesa – oltre centomila proiettili dallo scoppio del conflitto. Una gran parte di tale quantitativo proviene dal Pentagono. Secondo il sito Israeldefense.co.il “Questi proiettili erano stati trasferiti nei depositi in Europa a favore delle forze armate ucraine e adesso sono tornati indietro in Israele per soddisfare le richieste del conflitto a Gaza”. La logistica militare ha seguito la rotta da Ramstein (Germania) a Nevatim, mediante i cargo dell’U.S. Air Force. Il flusso di armi ha coinvolto – afferma Antonio Mazzeo nel suo blog – anche la base dell’U.S. Navy di Sigonella, in Sicilia.
Il contesto è così grave, che, secondo autorevoli esponenti, si può parlare di un regime di apartheid, che Israele applicherebbe ai palestinesi. Lo ricorda Human Rights Watch (HRW): a settembre si è espresso così Tamir Pardo, ex capo del Mossad dal 2016 al 2011. Nell’agosto di quest’anno l’ex comandante settentrionale dell’esercito di Tel Aviv ha definito la situazione in Cisgiordania come “totale apartheid”.
A giugno – afferma HRW – l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, e l’ex Commissario per i diritti umani dell’ONU, Mary Robinson, concludendo un viaggio in Israele/Palestina, hanno scoperto che “la situazione soddisfa la definizione giuridica internazionale di apartheid”. Il diritto internazionale punisce tale pratica, fondata sulla discriminazione sistematica basata sulla razza e sull’etnia
CPI – ha affermato il suo Procuratore Capo Khan – nel ricevere la sopraindicata richiesta di Pretoria e di altri Paesi, sta attualmente conducendo un’indagine sulla situazione in Palestina. L’inchiesta, avviata il 3 marzo 2021, comprende condotte che potrebbero costituire crimini previsti dallo Statuto di Roma commessi dal 13 giugno 2014 a Gaza e in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est e si estende all’escalation delle ostilità e della violenza dopo gli attacchi di Hamas.
“Non possiamo accettare – continua Khan – che la natura brutale della guerra sia una sorta di fatto compiuto. E non possiamo e non dobbiamo perdere di vista il fatto che esistono leggi che regolano la condotta di queste ostilità. Non esistono assegni in bianco, nemmeno in guerra.”
La situazione a Gaza è terribile, con circa quattordicimila morti, decine di migliaia di feriti ed un territorio trasformato in un immenso cumulo di macerie. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutierres, ha invitato il Consiglio di Sicurezza a “fare pressione per evitare una catastrofe umanitaria a Gaza e a inserirsi nella richiesta di un pieno cessate il fuoco umanitario fra Israele e i miltanti palestinesi”. “Gli occhi della storia – ha ammonito – ci guardano. E’ tempo di agire. La brutalità di Hamas non giustifica la punizione collettiva”.
La risposta all’accorato appello? Il veto degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza, che ha impedito l’adozione del cessate il fuoco immediato! Tale decisione, secondo, Amnesty International, rappresenta uno “spietato disprezzo per le sofferenze dei civili di fronte a uno sconvolgente numero di vittime”
Luciano Bertozzi
luciani.bertozzi@tiscali.it
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Civili di Hamas?
Purtroppo anche il presidente Ramaphosa è vittima della propaganda, visto che è stato dimostrato e testimoniato da molte fonti che le vittime del 7 ottobre sono state causate dall'esercito israeliano.
Inoltre è risaputo che questo genocidio è stato progettato per dare il via libera al furto dei giacimenti di materie prime palestinesi e per il famoso canale Ben Gurion, oltre ad investimenti immobiliari vista mare.
La propaganda è terribile ma anche tu ne sei vittima, vedo. Molte fonti hanno dimostrato che ci sono state vittime di fuoco amico. Altre fonti che Hamas ha attaccato i civili. Negare che le vittime siano state fatte da entrambe le parti vuol dire fare il gioco della propaganda.
Scusa ma noi siamo giornalisti. "E' risaputo..." non fa parte della nostra cultura. Le accuse si devono dimostrare con prove. Queste invece son solo ipotesi che vanno dimostrate. La propaganda è la peggior nemica dell'informazione. presentare opinioni come notizie inganna i lettori. Noi non lo faremo mai.