Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
13 dicembre 2023
All’inizio di quest’anno la due volte campionessa olimpica dei 10 mila metri, Derartu Tulu, 51 anni, guidò una delegazione di atleti del Tigrai alla capitale Mekele.
Dopo due anni di guerra ferocissima combattuta nel nord dell’Etiopia, quello di Tulu (oro a Barcellona nel 1992 e a Sidney nel 2000,) era il primo passo verso una tormentata riconciliazione. Con lei, prima atleta africana nera a vincere un oro olimpico, viaggiavano altri sportivi che finalmente potevano riabbracciare i propri cari dalla cessazione delle ostilità.
Ma la guerra è spietata, non fa sconti a nessuno. Neppure a chi si illude che possa essere una fuga dalla miseria, un passaporto per la libertà, e uno strumento di pace. A quasi 12 mesi esatti dall’arrivo di quella delegazione all aeroporto di Mekele, c’è chi ha fatto bene a ricordare il prezzo umano del conflitto pagato dal mondo sportivo del Tigray ( o Tigre’). E’ stato Kidane Teklehaimanot, presidente della Federazione Atletica del Tigray.
Intervistato pochi giorni fa dalla BBC, Teklehaimanot ha stilato un bilancio a dir poco agghiacciante per un popolo di una regione di circa 7 milioni di abitanti ma di fior di campionesse e campioni come Gotytom Gebreslase, Letesenbet Gidey, Gudaf Tsegay.
“La guerra è costata la vita a 76 atleti che rappresentavano il futuro sportivo di questa nazione – ha detto il presidente – mi è appena stato consegnato l’elenco completo di queste vittime. Esso comprende anche i nomi di due dirigenti e di due allenatori. Buona parte di questi atleti era costituita da civili, uccisa dai soldati, qualcuno di loro invece ha perso la vita tra le fila della resistenza dove erano entrati per opporsi alla guerra di annientamento del nostro popolo. Tutti comunque erano impegnati in competizioni di alto livello ed erano più che promettenti”.
Il Tigray anche in tempi recentissimi ha mostrato quale sia il suo potenziale atletico. Ai campionati di Eugene, negli States, l!anno scorso,
Gebreslase vinse la maratona, Gidey i 10,000m e Tsegay i 5,000.
Se l’ Etiopia si classificò seconda dietro i padroni di casa con 4 ori, 4 argenti e 2 bronzi, (ne scrivemmo anche qui) fu grazie alle performance di questi sportivi.
Il durissimo scontro militare non ha provocato solamente oltre 600 mila vittime e qualche milione di sfollati, ma anche distruzione delle strutture sportive – ha sottolineato Teklehaimanot – Basta citare per tutti il centro di atletica della città di Maichew. Ha subito danni per 30 milioni di birr,(l’equivalente di quasi mezzo milione di euro)”.
La ripresa post conflitto è appena iniziata a un anno dall’accordo di pace siglato nel novembre 2022 dal governo etiopico e il Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF), con la mediazione dell’Unione Africana.
Lo sport etiopico cerca di dare il suo contributo, anche perché nonostante il patto di novembre, l’armonia sognata è oscurata da denunce di abusi sui diritti umani.
I mezzi “atletici” non mancano di sicuro per un futuro di concordia.
Un ultimo esempio si è avuto il 4 dicembre scorso alla maratona di Valencia, in Spagna: Sisay Lemma, 32 anni, ha segnato lo strepitoso tempo di 2’01’48” nella maratona, il quarto più veloce nella storia della corsa. Spettacolare, poi, il successo sui 42,195 km delle donne dell’Etiopia: prima, seconda e terza!
Nell’ordine: Worknesh Degefa,33 anni, si è imposta in 2h15:51 davanti alle connazionali Almaz Ayana, 32, (2h16:22) e la ventottenne Hiwot Gebrekidan (2h17:59).
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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