Cornelia I. Toelgyes
2 dicembre 2023
Per la prima volta il governo del Togo ha fatto il bilancio degli attacchi perpetrati nel Paese dai terroristi del Sahel nel 2023.
Un fatto davvero insolito: lunedì scorso, Yawa Kouigan, ministro delle Comunicazioni e portavoce del governo di Lomé, ha elencato filo per segno durante un suo intervento all’emittente TVT (l’ente televisivo pubblico del Togo) tutti gli attacchi perpetrati dai terroristi in Togo: “Nel 2023 sono morte 31 persone, altre 29 sono state ferite, 3 sono state date per disperse. Il nostro Paese ha subito un’imboscata, 11 scontri con i terroristi, 9 esplosioni causati da ordigni artigianali, mentre altri 20 esplosivi sono stati neutralizzati”.
Prima di allora le notizie sulle aggressioni dei gruppi armati trapelavano con il contagocce. Ma le elezioni si stanno avvicinando: legislative e regionali sono previste per la fine del primo trimestre del 2024. Lo ha annunciato pochi giorni fa il Consiglio dei ministri di Lomé. E a questo proposito la signora Kouigan ha sottolineato durante il suo intervento in TV che la sicurezza sarà al centro dell’organizzazione della prossima tornata elettorale.
Il presidente, Faure Gnassingbé, sulla poltrona più ambita del Paese dal 2005 (è al suo quarto mandato), è succeduto al padre, Eyadéma Gnassingbé, che ha governato il Paese con pugno di ferro per ben 38 anni.
Nel recente passato – aprile 2023 – il capo di Stato è intervenuto una sola volta sui problemi legati al terrosissimo. In tale occasione aveva ammesso che dal primo attacco nella prefettura di Kpendjal, nella regione delle Savane del novembre 2021 a tutt’oggi sono morte 140 persone, tra questi 100 civili.
Viste le ricorrenti incursioni e minacce dei gruppi armati, provenienti dal vicino Burkina Faso, nell’aprile scorso l’Assemblea nazionale ha prorogato lo stato d’emergenza nella regione delle Savane per un altro anno.
L’estremo nord del Togo, confinante con il Burkina Faso, dal 2021 è spesso teatro di incursioni jihadiste, ma come per il Benin, la stampa locale è avara nel riportare tali notizie.
L’opposizione togolese e la società civile hanno spesso criticato il silenzio delle autorità. Ed anche ora, nonostante le cifre rilasciate dal governo, gli avversari politici continuano a denunciare la poca chiarezza sulla situazione della sicurezza e gli ostacoli alla libera circolazione nel nord del Togo e chiedono maggiori dettagli sulle circostanze di questi incidenti. “Vorremmo saperne di più – ha chiesto Éric Dupuy, portavoce del partito ANC dell’oppositore Jean-Pierre Fabre -. Ci hanno annunciaTo 30 morti. Fino ad oggi, né i partiti politici, né l’Assemblea nazionale, né i giornalisti sono mai stati informati sulle circostanze di questi omicidi”.
Ora la amministrazione di Lomé, in vista delle elezioni, ha promesso di voler garantire a tutti – candidati, elettori e cittadini – la sicurezza necessaria su tutto il territorio nazionale, ha specificato la portavoce del governo.
Il deterioramento della situazione della sicurezza nel Sahel minaccia di coinvolgere l’intera regione dell’Africa occidentale.
Secondo alcuni ricercatori, i gruppi jihadisti stanno creando basi in Burkina Faso e Mali per diffondersi in Benin, Costa d’Avorio e, in misura minore, in Togo, Ghana, Senegal e Guinea. Basta ricordare che nella primavera scorsa anche il Benin è stato teatro d nuovi attacchi dei jihadisti, che da tempo tentano di espandere il loro raggio d’azione verso il Golfo di Guinea.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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