Federica Iezzi
Vovchansk – Ucraina, 30 novembre 2023
All’altezza del piccolo centro di Symynivka, nell’oblast ucraino di Kharkiv, sulla T-21-04 road, Andrii ci dice di mettere in modalità aerea il telefono. “Le attività di intelligence russe controllano il traffico telefonico in quest’area”.
Continuiamo fino a Vovchansk, ultimo avamposto ucraino della regione nel profondo nord, con il giubbotto antiproiettile addosso. (Nel video le conseguenze dei bombardamenti nella città di Vovchansk, oblast di Kharkiv, Ucraina orientale. Al posto del ponte distrutto su cui transitavano veicoli, sono state sistemate delle tavole di legno per consentire il passaggio a piedi o al massimo con una bicicletta al fianco. Più in basso un palazzo distrutto a Vovchansk).
Da febbraio a settembre dello scorso anno, durante la dura occupazione russa della città, la popolazione civile si è spezzata. Una piccola parte ha varcato il confine russo, che dista solo pochi chilometri da Vovchansk, un’altra ha trovato riparo in aree ucraine protette. La parte più resiliente è rimasta in case martoriate dai bombardamenti.
È ancora in piedi l’unico ospedale all’ingresso della città, ormai completamente gestito dall’autorità militare ucraina. Evgenij, un soccorritore militare, racconta la linea del fronte. “Solo i mezzi blindati dell’esercito possono arrivare alla linea-zero per il recupero dei feriti”.
Intanto siamo a meno di due chilometri dal confine russo e si sentono le vibrazioni sul terreno dei continui attacchi. “La seconda e la terza linea aiuta nel primo soccorso e nel recupero dei feriti”, continua Evgenij. Tutti i soldati devono conoscere il protocollo MARCH (Massive hemorrage, Airway, Respiration, Circulation, Hypotermia/Head injury), le linee guida per il supporto vitale in contesti militari. “È solo così che la mortalità può diminuire. Il trattamento salvavita inizia subito, in attesa che arrivi il mezzo blindato”, ci dice.
A 5-6 chilometri dalla linea del fronte, il blindato trasferisce il ferito in un’ambulanza militare attrezzata, che inizia la sua corsa verso l’ospedale. Evgenij, come tutti i soccorritori, indossa insieme alla divisa, una GoPro, una telecamera portatile che si monta anche sull’elmetto che interfaccia in tempo reale con la base medica.
Siamo a -3°C, ma l’aria ghiacciata oggi è scaldata dal sole. Una manciata di persone percorre le strade distrutte sulle biciclette. Sembrano abbandonate, senza dolore e senza forza.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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