Antonio Mazzeo
Novembre 2023
Condonato l’efferato omicidio del giovane ricercatore Giulio Regeni e ignorati i report sull’escalation della repressione di ogni forma di dissenso contro il regime di Abdel Fattah al-Sisi, governo e industrie belliche italiane stringono nuovi affari con l’establishment militare egiziano.
Il 22 novembre il gruppo a capitale statale Fincantieri Spa ha firmato con la Armament Authority del Ministero della Difesa della Repubblica araba d’Egitto un contratto della durata decennale per la fornitura di servizi di manutenzione e studi logistici a favore delle due fregate multi-missione Fremm “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” della Marina Militare egiziana.
Il contratto del valore di 260 milioni di euro comprende la quota che sarà destinata a Orizzonte Sistemi Navali (la joint venture partecipata da Fincantieri e dalla holding del complesso militare-industriale italiano Leonardo Spa con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%) in qualità di sub-fornitore.
“Il contratto con le forze armate egiziane conferma la strategia di Fincantieri di creare partnership strategiche di lungo termine che prevedono la fornitura pluriennale di servizi tecnologici con clienti chiave”, ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo della cantieristica, Pierroberto Folgiero, pure membro dell’advisory board dell’Università LUISS di Roma.
Le unità da guerra “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” erano state consegnate da Fincantieri alla Marina della Repubblica d’Egitto tra il dicembre 2020 e l’aprile 2021 dopo le attività di restyling nel cantiere di Muggiano-La Spezia. Con un dislocamento a pieno carico di circa 6.500 tonnellate e una lunghezza di 144 metri, le due fregate multi-missione possono raggiungere una velocità di 27 nodi con un’autonomia di crociera massima di 6.800 miglia. Le Fremm sono armate con un cannone Leonardo da 127/64 mm, un cannone Super Rapido da 76/62 mm e due cannoni da 25 mm oltre al sistema missilistico superficie-aria MBDA SAAM-ESD in grado di lanciare missili terra-aria della famiglia Aster. Per il loro acquisto Il Cairo ha versato a Fincantieri 990 milioni di euro.
“Queste due unità assicurano nuove capacità d’intervento alla Marina militare egiziana, consentendo di difendere le frontiere marittime e le linee di navigazione e di proteggere le forze di terra durante la difesa e/o le operazioni d’attacco nelle coste, difendendo altresì le fonti naturali dello stato nel Mediterraneo e nel Mar Rosso”, ha enfatizzato la Presidenza dello stato nordafricano. “Le fregate rappresentano la forza di deterrenza nazionale per mantenere la pace, assicurare la libertà di navigazione e supportare la sicurezza del Canale di Suez alla luce delle ostilità e delle sfide che affliggono la regione”.
Fincantieri spera adesso di poter vendere all’Egitto altre quattro Fremm e una ventina tra corvette e pattugliatori della classe “Falaj”. All’edizione dell’Egypt Defence Expo – EDEX, l’esposizione internazionale delle industrie di guerra tenutasi al Cairo dal 29 novembre al 2 dicembre 2021, il gruppo italiano ha fatto da main sponsor dell’evento patrocinato dal presidente della Repubblica al-Sisi e dal Comando Supremo delle forze armate egiziane. Per la prossima expo militare (prevista dal 4 al 7 dicembre 2023), come silver sponsor compare Leonardo DRS, la controllata dell’omonimo gruppo con sede negli Stati Uniti d’America, mentre tra i platinum sponsor ci sarà pure il colosso missilistico europeo MBDA, controllato per il 25% da Leonardo Spa, principale fornitore di missili per le unità di terra, di cielo e del mare del regime egiziano.
Mentre le grandi e medie aziende di morte del mondo intero si preparano alla kermesse egiziana, si moltiplicano le denunce da parte delle maggiori organizzazioni non governative sulla crescita esponenziale nel paese delle violazioni dei diritti umani. Il 23 novembre (giorno successivo alla firma del contratto tra Fincantieri e il Ministero della Difesa egiziano), Amnesty International ha rilevato come le autorità egiziane abbiano intensificato la repressione contro dissidenti e manifestanti pacifici alla vigilia delle elezioni presidenziali in programma dal 10 al 12 dicembre.
“Dal 1° ottobre, almeno 196 persone sono state arrestate per aver preso parte a manifestazioni non autorizzate e presunti atti di terrorismo (…) ed è stata impedita anche la candidatura di un esponente dell’opposizione”, aggiunge Amnesty. “La repressione sta colpendo anche le manifestazioni di solidarietà con la Palestina, inizialmente sostenute da partiti politici e altri soggetti filo-governativi. Tuttavia, le forze di sicurezza sono intervenute non appena le proteste sono uscite dalle aree autorizzate e si sono mescolate a richieste di libertà e di giustizia sociale”.
Nel mirino dell’apparato repressivo egiziano, in particolare, gli insegnanti. “Il 15 ottobre le forze di sicurezza hanno violentemente disperso una loro protesta di fronte al ministero dell’Istruzione per contestare il nuovo obbligo, per chi si candida a impieghi nel settore pubblico, di seguire sei mesi di accademia militare”, ricorda l’organizzazione non governativa. “Quattordici insegnanti sono tuttora in carcere con accuse di terrorismo, diffusione di notizie false e uso improprio dei social media”.
Antonio Mazzeo
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A proposito di Egitto noi stiamo a guardare dal ballatoio, che si trova abbastanza in alto.