29 novembre 2023
Il governo del Malawi ha annunciato di voler inviare centinaia giovani in Israele per lavorare nelle aziende agricole, ormai sguarnite di mano d’opera dall’inizio della guerra con Hamas.
I primi 221 malawiani sono già partiti sabato scorso alla volta di Tel Aviv, ha fatto sapere il ministro del Lavoro di Lilongue, la capitale del Paese, e ha aggiunto che ben presto molti altri ne seguiranno.
Migliaia di lavoratori agricoli hanno lasciato il loro impiego in Israele dal 7 ottobre scorso, data dell’inizio del conflitto con Hamas. Molti sono tornati nei loro Paesi di origine, mentre altri, anche stranieri – alcuni africani – sono stati presi in ostaggio. Mentre a tutti palestinesi è stato revocato il permesso di lavoro.
Anche due tanzaniani risultano essere stati rapiti da Hamas. Uno di loro è morto durante la prigionia. Lo ha fatto sapere il governo di Dodoma il 17 novembre scorso. Il 22enne si chiamava Clemence Felix Mtenga, ed era in Israele da settembre. Mentre resta tutt’ora sconosciuta l’identità di un sudafricano, scomparso pure lui il 7 ottobre scorso.
L’agricoltura è uno dei settori chiave dell’economia di Israele. E il primo segretario del ministero del Lavoro del Malawi, Wezi Kayira, ha specificato che Israele è uno dei Paesi destinatari di un programma governativo volto a trovare lavoro per i suoi giovani all’estero. Una opportunità importante, in quanto consente a Lilongue di ricevere la tanto ambita e necessaria valuta estera.
Kayira ha poi sottolineato l’impegno del suo governo a garantire la sicurezza dei giovani malawiani inviati in Israele: lavoreranno in luoghi certificati come “sicuri”. Ha poi accertato che i lavoratori saranno coperti anche da una assicurazione sanitaria durante la loro permanenza in Israele, la polizza include anche le spese di un eventuale rimpatrio. “Una parte dello stipendio sarà devoluto in loco, mentre la somma restante sarà versata sul conto personale del lavoratore qui in Malawi, per incrementare la valuta estera”, ha specificato Kayira al quotidiano del Malawi, Nyasa Times.
Tuttavia i partiti all’opposizione e le organizzazioni per i diritti umani del Malawi hanno espresso forti critiche nei confronti del presidente Lazarus Chakwera e della sua amministrazione per aver mandato già 221 giovani malawiani a svolgere lavori agricoli in Israele. Inoltre non è stato visto di buon grado anche la segretezza con il quale è stato elaborato e messo in atto il piano del governo, per non parlare dei potenziali rischi che corrono i lavoratori in questo particolare momento di conflitto tra Israele e l’organizzazione palestinese.
“Inviare persone in un Paese in guerra come Israele, quando alcuni governo stanno addirittura rimpatriando i propri cittadini, è qualcosa di inaudito”, ha dichiarato alla BBC il leader dell’opposizione malawiana Kondwani Nankhumwa, che ha poi aggiunto: “Non capisco perché il governo abbia tenuto segreto l’accordo e abbia informato il parlamento solamente il 22 novembre”.
Il governo ha difeso l’accordo con le unghie e i denti, affermando che invierà malawiani in Israele e in altri Paesi per “rispettare l’impegno della creazione di posti di lavoro e l’emancipazione dei giovani”.
Il piano del governo, attuato sabato, arriva sulla scia del recente contributo di Israele di 60 milioni di dollari per sostenere la ripresa economica del Malawi. Il Paese è nel bel mezzo di una profonda crisi economica. Il carburante scarseggia, i prezzi dei generi alimentari sono alle stelle, per non parlare della carenza di valuta estera. Due settimane fa la banca centrale ha annunciato la svalutazione della moneta locale rispetto al dollaro statunitense di poco meno del 30 per cento.
Africa ExPress
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