Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
24 novembre 2023
E’ risaputo che il governo di Budapest è ostile alla politica europea sui rifugiati, e il presidente magiaro, Viktor Orban, insiste nel ribadire che è necessario “sostenere la gestione dei problemi dove si presentano, piuttosto che far arrivare i migranti in Europa”.
Detto e fatto. Il parlamento ungherese ha approvato il 6 novembre scorso (143 voti a favore, 30 contrari e 2 astenuti) l’invio di 200 militari in Ciad.
I rifugiati provenienti dal Sudan (in fiamme da un conflitto interno da oltre 7 mesi), e che si stanno cercando protezione in Ciad, fanno tremare l’Ungheria. Dunque bisogna correre ai ripari. Per questo motivo già a luglio, Orban ha spedito una delegazione, capeggiata da Tristan Azbej, segretario di Stato agli Esteri e del Commercio, a N’Djamena, dove è stato ricevuto dal presidente della giunta di transizione, Mahamat Idriss Deby Itno.
E martedì scorso, il nuovo ministro della Difesa ciadiano, Dago Yacouba, si è recato a Budapest, dove ha incontrato il suo omologo magiaro, Kristóf Szalay-Bobrovniczky, per discutere i dettagli sulla missione militare ungherese nella ex colonia francese.
Durante i colloqui, i due ministri hanno discusso in dettaglio il ruolo autonomo (non legato all’Unione Europea) dell’Ungheria nel Paese saheliano e hanno firmato un accordo di cooperazione militare tra i due governi.
L’Assemblea nazionale ungherese ha votato in favore alla missione, dopo aver preso atto anche della lettera di invito del capo di Stato ciadiano. L’interesse per il Ciad del governo di Orban è legato principalmente al problema migranti: diminuire la pressione dell’immigrazione “clandestina” sull’Europa; contemporaneamente il Paese africano vuole contribuire anche alla stabilità del Sahel e aumentare la sicurezza nella regione.
In primavera pertanto, 200 soldati ungheresi (sono stati autorizzati fino a 400 uomini nel periodo di rotazione) partiranno alla volta del Ciad. Il contingente resterà nel Paese fino al 31 dicembre 2025. Secondo i media ungheresi, le truppe saranno equipaggiate con armamenti e mezzi militari. Svolgeranno anche compiti di consulenza, supporto e tutoraggio sul campo di battaglia, protezione dei cittadini ungheresi e dei loro interessi in loco, sosteranno, inoltre, la lotta contro il terrorismo.
Secondo fonti governative ungheresi, il ministro della Difesa ha precisato: “Quanto sta accadendo nella regione del Sahel si riflette anche sui confini ungheresi, motivo per il quale abbiamo deciso di svolgere un ruolo attivo nel preservare la stabilità del Ciad, fornendo un complesso pacchetto di assistenza, compresa una missione militare. Questa azione è in linea con l’impegno di Budapest ad affrontare i problemi di sicurezza e migrazione alla fonte, concentrandoci sulla prevenzione”.
Dal canto suo, Yacouba, ha sottolineato che N’Djamena deve affrontare molte sfide e ha bisogno dell’aiuto dell’Unione Europea, dell’Ungheria e dell’Africa. A suo avviso, la nuova cooperazione tra i due Paesi è fondamentale per costruire la pace.
L’impegno dell’Ungheria nel Sahel risale alla fine del 2021. Allora Budapest si era impegnato ad inviare 80 soldati per partecipare alle operazioni della task force europea Takuba, dispiegata in Mali.
Il contingente europeo Takuba, poco dopo il suo dispiegamento ha però dovuto fare le valige per pressioni esercitate della giunta militare di transizione maliana.
Mentre il segretario di Stato di Budapest, Azbej, responsabile del programma in Ciad, ha precisato che sarà istituito inoltre un centro permanente di aiuti umanitari (comprenderà anche un centro medico nella capitale) ed economici . “Il Ciad è l’unico Paese stabile nella regione del Sahel e non deve essere lasciato solo”, ha poi aggiunto.
L’Università ungherese di scienze agrarie sta progettando di creare un’azienda agricola modello per sostenere la produzione locale di cibo. Il personale universitario sta già testando tecnologie di irrigazione e produzioni agricole resistenti alla siccità nella regione, poiché la desertificazione, la carestia e la scarsità d’acqua rappresentano le sfide più serie.
All’inizio di dicembre una delegazione ungherese, capeggiata dal ministro degli Affari Esteri, Péter Szijjártó si recherà a N’Djamena. Scopo principale della vista è inaugurazione della nuovissima ambasciata nel Paese.
La futura cooperazione militare tra l’Ungheria e il Ciad potrebbe contribuire a sfidare l’influenza della Francia, che, dopo aver lasciato il Mali, il Burkina Faso e il Niger dispone di un migliaio di uomini nella sua ex colonia, finora (ancora) l’ultima sua roccaforte nel Sahel.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotoelgyes
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 e ti richiameremo. Specifica se vuoi essere iscritto alla Mailing List di Africa Express per ricevere gratuitamente via whatsapp le news del nostro quotidiano online.
Photocredit: Governo ungherese
Pace lontana in Sudan, in Darfur i paramilitari janjaweed si dedicano al genocidio
Oltre due milioni e mezzo di rifugiati sul lago Ciad rischiano di morire di fame