Alessandra Fava
20 novembre 2023
Alla Corte Penale Internazionale con sede all’Aia, stanno arrivando diversi ricorsi per le morti di civili a Gaza: il reato individuato è quello di genocidio. Ad oggi, secondo Hamas, le vittime sono 11.245 e l’intelligence Usa ha giudicato le cifre fornite credibili.
Un ricorso arriva da tre organizzazioni non governative palestinesi: il Centro palestinese per i diritti dell’uomo (PCHR), Al Haq e il Centro per diritti umani Al Mezan che negli anni scorsi avevano già presentato denunce alla Corte sugli attacchi subiti a Gaza dai civili. Le tre ong ora sono rappresentate dall’avvocato parigino Emanuel Daoud.
Doud, del foro di Parigi e abilitato ai ricorsi alla CPI (dove difende anche gli ucraini dalle violenze dei russi) nel ricorso su Gaza, depositato l’8 novembre scorso, scrive che l’assedio uccide le persone, che vengono lanciate bombe chimiche su Gaza e non solo, che i bombardamenti sono stati continui, che la popolazione civile è sotto assedio – senza acqua, cibo e elettricità – e viene spostata da una zona a un’altra.
Ma soprattutto sostiene che le dichiarazioni dei vertici militari e politici israeliani sono prive di qualsiasi umanità e le violenze si stanno svolgendo nella “perfetta consapevolezza dell’apparato politico, amministrativo e militare che ignora le pressioni internazionali”.
L’avvocato Daoud mette nero su bianco che ci sono elementi per sospettare un genocidio, l’istigazione al genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Nell’appello la Corte è invitata a considerare anche “il contesto di occupazione prolungata dei territori palestinesi da parte di Israele, vedi la Cisgiordania, compresa Gerusalemme est e la Striscia di Gaza, e la prosecuzione di un regime discriminatorio di apartheid che mantiene la dominazione dello stato di Israele sul popolo palestinese da oltre 75 anni”.
La notizia sui media italiani è pressoché introvabile. Le Monde ci informa che il rappresentante di PCHR, l’avvocato palestinese gazawi (proveniente dalla Striscia di Gaza, ndr), Raji Sourani, ha avuto la sua casa bombardata e poi ha subito altri bombardamenti israeliani nei quartieri della Striscia dove via via ha trovato rifugio. https://www.lemonde.fr/international/article/2023/11/14/guerre-israel-hamas-la-cpi-sous-pression-pour-delivrer-des-mandats-d-arret-pour-crimes-de-guerre-et-crimes-de-genocide_6200002_3210.html
Anche la sede di PCHR (Palestinian Centre for Human Rights ndr) e quella di Al Mezan sono sparite sotto le bombe. PHCR si trovava a Gaza City e infatti le notizie sul sito https://pchrgaza.org/en/ sono ferme all’11 ottobre. La terza ONG, Al Haq, invece si trova a Ramallah https://www.alhaq.org/about-alhaq/7136.html e continua le sue pubblicazioni.
Le tre Ong palestinesi nel ricorso chiedono un mandato di arresto immediato per i sospettati di crimini contro l’umanità: il presidente di Israele, Isaac Herzog, il primo ministro, Benyamin Netanyahu, il ministro della difesa Yoav Gallant, per i tre ministri senza portafoglio, membri del gabinetto di guerra Benny Gantz, Gadi Eisenkot e Rom Dermer e infine, per il coordinatore delle operazioni nei Territori, il generale Ghassan Alian.
Il procuratore della Corte dell’Aja, Karim Khan, messo sotto pressione dalla violenza della guerra è andato sul posto. Sul posto per modo di dire: dall’Egitto è riuscito ad arrivare al varco di Rafah, nel sud della Striscia il 29 ottobre scorso, senza poter entrare nella Striscia. Al confine ha visto centinaia di camion di aiuti fermi alla frontiera tra Egitto e Gaza. Era la fine di ottobre.
Dal Cairo Khan diceva che “non ci dovrebbero essere impedimenti per gli aiuti umanitari diretti a bambini, donne, uomini e civili. Sono innocenti, hanno dei diritti in base alle regole umanitarie internazionali. Sono diritti che fanno parte della Convenzione di Ginevra. La loro violazione può comportare responsabilità penali in quanto questi diritti sono violati in base allo Statuto di Roma”.
Khan ha assicurato che la Corte indagherà sia sulle violenze perpetrate dall’attacco del 7 ottobre nei kibbutz portate da Hamas e le sue brigate, sia a Gaza ad opera dell’esercito israeliano, che sulle violenze dei coloni nella West Bank (il discorso integrale è qui: https://www.icc-cpi.int/news/statement-icc-prosecutor-karim-khan-kc-cairo-situation-state-palestine-and-israel)
Un altro ricorso è stato appena presentato alla Corte dell’Aja da 300 avvocati rappresentati da Gilles Devers del foro di Lione e dagli avvocati Khaled Al Shouli della Giordania, e Abdelmadjid Mrari del Marocco. Non è la prima volta che Devers si occupa di Palestina, in passato ha difeso anche l’Autorità palestinese e presentato un ricorso per l’attacco a Gaza del 2008-2009 e poi un secondo per l’attacco del 2014.
Questa volta Devers e i suoi 300 colleghi raccolgono la richiesta di duecento ONG e sindacati europei, tra cui le Donne in nero, e di diverse realtà in giro per il mondo (Canada, Brasile, Australia). Nel ricorso i legali sottolineato come l’azione di Israele a Gaza non rientri nel principio di legittima difesa in quanto Hamas non rappresenta uno Stato ed elencano elementi dell’assedio, del genocidio nelle parole di diversi politici e religiosi israeliani riportando le frasi testuali sui media.
Sul “Crimine di genocidio” sottolineano come lo Statuto di Roma all’articolo 6 lo definisca “intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, religioso uccidendo membri del gruppo, mettendo a rischio l’integrità fisica e mentale di membri del gruppo o sottomettendo il gruppo a condizioni di esistenza che portano alla sua distruzione fisica totale o parziale”.
“I dirigenti israeliani, in ogni tempo, non hanno mai preso in considerazione il diritto all’auto-determinazione del popolo palestinese sulla sua terra – si legge nel testo – La ragione d’essere dello Stato, che si caratterizza come Stato ebraico, è l’eliminazione del popolo palestinese che deve essere estirpato dalle sue terre, perché tutto appartiene a Israele, secondi i suoi dirigenti”. (testo integrale https://ismfrance.org/wp-content/uploads/2023/11/231108-CPI-plainte-Genocide.pdf)
“Quella di Gaza non è semplicemente un’operazione militare – ha detto l’avvocato Devers in una conferenza stampa all’Aia, con accanto colleghi e attivisti – sembra sempre di più un genocidio. Il genocidio non è una teoria o una filosofia, si tratta di quello che dice la giurisprudenza internazionale”.
Gli avvocati francesi sostengono che la presentazione del ricorso alla Corte “è un atto politico”, perché sanno che mentre l’Autorità palestinese ha aderito alla Corte, Israele non la riconosce. Inoltre Israele ha firmato il trattato di Roma senza ratificarlo. Gli avvocati stanno procedendo alla raccolta delle testimonianze dei palestinesi sopravvissuti a Gaza. Per ora hanno le testimonianze di cinque familiari che attestano la distruzione di un immobile nel campo profughi di Nuseirat nel centro della Striscia il 3 novembre che ha causato 29 morti. Prima delle bombe, l’esercito israeliano non avrebbe lanciato nessun avviso.
Alessandra Fava
alessandrafava2023@proton.me
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