Africa ExPress
19 novembre 2023
Da sempre le dittature della storia hanno avuto i loro sostenitori. Il nostro tempo non fa eccezione.
Dalla Corea del nord fino al Myanmar, passando per una serie di Stati e staterelli, i poteri assoluti raccolgono proseliti.
Così capita spesso di leggere articoli o interviste anche sui social network che esaltano governi dittatoriali, come quello di Isayas Afeworky in Eritrea.
In realtà il tiranno Isaias ha trasformato il proprio Paese in una prigione a cielo aperto, dalla quale sono fuggiti, negli ultimi anni, migliaia e migliaia di eritrei. Molti hanno lasciato il Paese con mezzi di fortuna, attraversato i deserti e il mar Mediterraneo, pagando un prezzo altissimo in vite umane.
La svolta dittatoriale di Isaias risale ormai ad oltre 20 anni fa, quando venne cancellato definitivamente il nascente progetto costituzionale. Allora Afeworky imprigionò gran parte dei suoi collaboratori, ex compagni nella guerra di liberazione dall’Etiopia, perché stavano portando avanti istanze democratiche. Finiva così il grande sogno di una Eritrea libera, indipendente e democratica.
Da allora Isaias ha portato il Paese ad un costante declino socio-economico e ha messo a tacere qualsiasi forma di opposizione interna. Gli eritrei sono diventati così un popolo in costante fuga dalla dittatura, dal servizio militare/civile obbligatorio infinito. Sono scappati giovani, donne, uomini, vecchi, bambini. Tra questi anche atleti eritrei di tutte le discipline sportive, spesso approfittando delle trasferte.
Ed è di pochi giorni fa la notizia che l’Eritrea non parteciperà alla selezione per i campionati mondiali di calcio. E’ semplicemente la conseguenza del timore del dittatore che i giovani calciatori non facciano rientro in patria.
Il Paese sempre più isolato, dovrà ora anche accontentarsi nello sport di veder giocare le altre nazioni, fare il tifo per squadre straniere e sognare una “fuga per la Vittoria”.
Proprio recentemente, in occasione una tavola rotonda sull’Eritrea, ospitata dall’eurodeputata verde Katrin Langensiepen, moderata da Mirjam van Reisen di EEPA (European External Programme with Africa), il relatore speciale per i Diritti umani delle Nazioni Unite per l’Eritrea, Mohamed Abdelsalam Babiker, ha inviato le sue severe osservazioni sul Paese. All’evento hanno partecipato diversi ospiti, mentre la redazione di Africa-ExPress ha potuto assistere all’evento in diretta online.
La situazione per quanto concerne i Diritti umani è solo peggiorata da quando il relatore speciale è stato nominato nel 2020, anno in cui è iniziato anche il sanguinario conflitto nel Tigray (Etiopia), al quale hanno partecipato anche truppe di Asmara.
Durante tale periodo il regime di Isaias Aferwerki ha intensificato la campagna di arruolamento forzato di giovani uomini e donne, anziani riservisti, per costringerli ad andare a combattere nel Tigray. Chi non si è presentato alla chiamata, è stato punito severamente, compresi i familiari dei disertori. La dittatura non ha esitato a ricorrere a torture, detenzioni arbitrarie in condizioni disumane, esecuzioni extragiudiziali.
Babiker ha poi precisato che sono stati arruolati anche minori, fenomeno non nuovo, ma che si è intensificato dal 2020 in poi. Molti rifugiati eritrei nel Tigray sono stati rapiti o costretti a tornare in patria, per poi essere rispediti in Etiopia, ma stavolta per combattere.
Il Paese non conosce elezioni generali e Afworki continua a governare senza alcuno Stato di diritto, senza nessuna separazione dei poteri e limitazione alla sua autorità. L’Eritrea rimane uno Stato a partito unico, in cui nessun gruppo o movimento politico è autorizzato a organizzarsi e i media indipendenti e la società civile non possono operare. Come documentato già in altri rapporti dell’osservatore speciale, giornalisti, oppositori politici, artisti, persone di fede, disertori e richiedenti asilo rimpatriati, continuano a subire gravi violazioni dei diritti umani, tra questi sparizioni forzate, torture e detenzioni arbitrarie prolungate in condizioni disumane o degradanti.
In questo contesto, e con il grande flusso di rifugiati e richiedenti asilo eritrei dell’ultimo decennio, la diaspora è diventata sempre più attiva, scontrandosi non di rado con le pressioni dei servizi diplomatici e consolari eritrei e strutture legate al partito di governo.
Negli ultimi mesi si sta inoltre verificando una crescente polarizzazione tra gli eritrei della diaspora, con scontri tra esuli e rifugiati scappati dall’oppressione in diverse città europee, nordamericane e persino a Tel Aviv (prima dell’inizio della guerra tra Israele e Palestina).
“I tentacoli del regime sono ovunque”, ha spiegato Babiker, che ha raccolto centinaia di testimonianze, facendo riferimento alla coercizione a cui sono sottoposti gli eritrei all’estero e alle pressioni per sostenere il governo di Asmara in svariati modi. A partire da quelli sociali, con la partecipazione a eventi, festival e seminari, a quelli economici, attraverso il pagamento della tassa del 2 per cento e richieste di altri contributi. C’è chi ha ricevuto anche inviti espliciti per aderire a organizzazioni pro regime. In perfetto stile fascista, chi si rifiuta è considerato un oppositore del governo e subisce intimidazioni di vario genere.
La situazione è più complessa per i rifugiati politicamente attivi nei movimenti di opposizione della diaspora; sono regolarmente soggetti a minacce, molestie e diffamazioni sia online che offline.
E infine il relatore speciale fa un appello all’Unione Europea, chiedendo di mettere in atto corridoi umanitari efficaci e sicuri per chi fugge dal Paese.
Invita inoltre gli Stati membri dell’UE a esercitare la massima pressione sull’Eritrea affinché attui le raccomandazioni formulate dai relatori speciali e dalla Commissione d’inchiesta sulla situazione dei diritti umani nel Paese.
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L’Eritrea ci riprova ancora: le sue truppe entrano in Etiopia per combattere nel Tigray
Massimo Alberizzi grande giornalista, coerente con i suoi ideali non ha mai tradito noi Eritrei. Lunga vita a te Massimo
Non è vero bugiardo noi eritrei siamo fieri di avere un governo così, ma sappiamo che in questo mondo corrotto un presidente come Isaias Afewerki non inchina a nessuno non è voluto bene. Lasciateci in pace. Decidiamo noi quello che serve.
Non credo che i miei amici in carcere da oltre 20 anni amino un presidente sanguinario e bugiardo che ha imparato molto bene le tecniche del fascismo. Mentre la popolazione non può uscire dal suo Paese i figli del dittatore studiano all’estero. Bell’esempio di democrazia. Anche durante il fascismo in Italia c’erano degli estimatori del regime. I collaborazionisti di solito sono ben pagati