Costantino Muscau
Novembre 2023
Fermiamo lo shopping europeo e mondiale dei nostri giocatori. Valorizziamo il nostro calcio. Creiamo scuole e miglioriamo gli stadi in Africa.
Sono questi i goal che veramente conteranno domenica 12 novembre, allo stadio Loftus Versfeld di Pretoria (capitale amministrativa del Sud Africa).
Obiettivi più importanti dei goal materiali che potranno segnare i giocatori delle due squadre in campo: Mamelodi Sundowns e Wydad Athletic Club Casablanca. Non sarà una partita come le altre. In palio c’è il primo ambitissimo trofeo continentale African Football League, promosso dalla FIFA (Federazione mondiale del calcio) e dal CAF (Federazione africana).
Una specie di super Coppa dei Campioni, simile a quella che in Europa è stata bocciata, che elargirà ricchissimi premi: ben 4 milioni di dollari alla prima, 3 milioni alla seconda, 1,7 alle semifinaliste, 1 milione a chi si è fermata ai quarti di finale.
L’African Football League, detta a anche SuperLega, non prende il posto della già presente e più nota CAF Champions League o della CAF Confederations Cup. È invece un’aggiunta (ma forse una concorrente), per aiutare lo sviluppo finanziario del calcio africano in termini di infrastrutture, promozione e crescita finanziaria.
E per tentare di frenare gli emigranti col pallone, o per il pallone. L’Africa da decenni è terra di conquista, anche dei due piedi. Saccheggiata di un’altra sua risorsa.
È un enorme giacimento di talenti pallonari. E anche di illusioni e di sfruttamento, come hanno denunciato in tanti. Un ex calciatore del Camerun, Jean Claude Mbvoumin, 49 anni, nel 2000 ha fondato Culture Foot Solidaire, un’associazione internazionale con sede a Parigi, ma con uffici di corrispondenza anche a Bamako, Dakar, Losanna…, che protegge e aiuta migliaia di aspiranti ragazzini comprati e venduti inseguendo il pallone.
Secondo una recente ricerca, in Europa giocano circa 500 calciatori di origine africana. Basti dire che il campionato italiano è stato chiamato serie A..FRICA. In Francia, la base multietnica della nazionale calcistica non fa più notizia. In Gran Bretagna il numero degli atleti africani si spreca. E ora le organizzazioni mondiali e continentali del pallone hanno lanciato questo minicampionato di 8 equipe per tentare di limitare l’accaparramento di campioni, o aspiranti tali, e riappropriarsi e valorizzare in casa tanta ricchezza calcistica.
Il torneo ha preso il via il 20 ottobre scorso con 8 squadre nazionali, tutte campioni nei rispettivi Paesi. A parte le due già citate, che si stanno contendendo il titolo, le altre in lizza erano Al Ahly (Egitto), Enyimba (Nigeria), Espérance (Tunisia), Mazembe (Repubblica Democratica del Congo), Petro de Luanda (Angola), Simba (Tanzania).
L’anno venturo le squadre dovrebbero essere 24, generando un giro d’affari di 100 milioni di dollari. Domenica pomeriggio, a Pretoria, si confrontano le due finaliste, accompagnate dall’inno ufficiale composto dall’artista torinese Henoel Grech, 47 anni, e cantato in swahili, francese, inglese. dalla voce solista di Spirit-T, 31 anni, cantante camerunense, al secolo Rinus Ngwang Nformi.
Mamelodi gioca in casa, avendo sede nella municipalità metropolitana di Tshwane, a 20 km da Pretoria; la seconda viene dal Marocco. Entrambe sono tra le formazioni più titolate in patria, avendo vinto coppe e campionati a iosa. E di ciò vanno fierissime. Il Mamelodi (significa Madre di melodie) ha per slogan: “il cielo è il
nostro limite” ed è stato fondato nella cittadina un tempo ghetto per
soli neri. Oggi i suoi giocatori sono noti come “i brasiliani” per il colore giallo oro della maglia e per aver spesso acquistato giocatori sudamericani. A sua volta, Wyad, che in arabo significa amore, dalla nascita è il simbolo della resistenza all’oppressore francese in Marocco.
Domenica scorsa, 5 novembre, il team marocchino ha vinto la prima delle due partite della finale. Ha sconfitto per 2-1 i sudafricani nello stadio Mohammed V di Casablanca ribollente come un vulcano del tifo di 45 mila fans.
Ora c’è la partita di ritorno (90 mila gli spettatori previsti), al termine della quale si avrà il primo detentore del nuovo trofeo, simbolo del rilancio del calcio africano da . L’iniziativa in realtà non è stata accolta da un consenso generale. Molto scettico l’allenatore del Gambia, Tom Saintfiet, 50 anni, belga. Saintfiet, ribattezzato anche l’Indiana Jones del calcio per aver allenato in alcune zone molto tormentate del pianeta (Yemen, Bangladesh, Zimbabwe.. ), ha contestato la modalità della selezione delle 8 società :”È pericoloso creare una competizione esclusiva per alcuni club scelti in base al loro standard in quel momento e non dopo le eliminatorie sul campo”.
I presidenti delle squadre dell’Africa occidentale, a loro volta, hanno espresso il timore di restare emarginati e di vedere aumentare il dislivello con i migliori team. L’interrogativo più inquietante riguarda però il destino della pioggia di dollari riversati dagli sponsor (arabi e Rwanda, fra gli altri) e gli ideatori della manifestazione, Gianni Infantino, 53 anni, presidente della Fifa, e Patrick Motsepe, 61 anni, il miliardario sudafricano presidente della Confederazione calcistica africana e padrone proprio del Mamelodi.
Che fine faranno i milioni di dollari sulla prima e successiva African Football League? Il sito ufficiale dell’African Football League proclama: “La nostra mission è elevare la qualità dello sport sia in termini di capacità sia generando sostanziali introiti da distribuire in proporzione fra i club partecipanti e tutti i gruppi coinvolti”.
Serviranno veramente a bloccare lo shopping dei calciatori africani da parte del resto del mondo? A migliorare strutture, preparare arbitri e ragazzi? O si disperderanno nei rivoli della corruzione continentale, in cui alcune delle 54 federazioni africane sono vere campionesse?
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Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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