Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
1° novembre 2023
I jihadisti hanno voluto dare un addio in grande stile ai caschi blu della missione Pace delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA), posizionando due ordigni artigianali lungo il percorso dell’ultimo convoglio partito dalla base Kidal ieri mattina. Per fortuna non ci sono stati feriti, solamente danni materiali.
Con ben due settimane di anticipo sulla tabella di marcia prevista, MINUSMA ha messo un punto finale alla sua presenza nel nord-est della ex colonia francese. Ieri mattina gli ultimi caschi blu hanno lasciato con aerei e un lungo convoglio via terra la base di Kidal, alla volta di Gao, nel centro del Paese.
Da agosto a oggi MINUSMA ha abbandonato già otto delle sue tredici basi in Mali. Secondo un comunicato della missione di pace, le partenze dai loro campi sono state assai complesse e rese difficili dalla situazione di estrema insicurezza nelle varie zone. Per non parlare delle autorizzazioni di volo per il trasporto del personale da Kidal verso Gao, arrivate con molto ritardo da parte delle autorità competenti di Bamako.
Una richiesta del ritiro immediato della missione ONU è stata presentata al Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro dal ministro degli Esteri maliano, Abdoulaye Diop, lo scorso 16 giugno e ha sorpreso un pochino tutti. Sul tavolo dei lavori erano già pronte varie opzioni per la riorganizzazione di MINUSMA; Bamako ha scelto invece diversamente: ha voluto che i caschi blu facessero i bagagli per lasciare il Paese entro la fine di quest’anno.
Va poi sottolineato che non è semplice organizzare una partenza veloce di MINUSMA, presente nel Paese dal 2013 con 11.676 militari, 1.588 personale di polizia, 1.792 civili (859 nazionali – 754 internazionali, compresi 179 volontari delle Nazioni Unite), per un totale di 15.056 uomini. Non bisogna dimenticare che durante i quasi 10 anni di permanenza nella ex colonia francese hanno perso la vita oltre 200 caschi blu.
La chiusura del campo di Kidal da un lato è in linea con il desiderio della giunta maliana di vedere MINUSMA lasciare il Paese entro la fine dell’anno, dall’altro però Bamako non ha gradito la partenza accelerata dei caschi blu da questa base, prevista inizialmente per metà novembre. Proprio per la recrudescenza delle violenze nella regione, la missione di pace dell’ONU ha fatto i bagagli in fretta e furia, senza attendere l’arrivo delle forze di Bamako e i suoi alleati, i mercenari russi del gruppo Wagner.
I ribelli della coalizione – Cadre Stratégique Permanent pour la Paix, la Sécurité et le Développement (CSP-PSD), di maggioranza tuareg, firmatari del trattato di pace nel 2015 – sono nuovamente sul piede di guerra contro il regime di Bamako e controllano Kidal. E non hanno fatto mistero della loro intenzione di impedire alle truppe regolari e ai loro alleati, il gruppo paramilitare russo Wagner, di trasferirsi nella ex base della missione ONU. Sono sempre stati contrari alla partenza dei caschi blu e alla consegna dei campi di MINUSMA alle autorità maliane.
Quando tre settimane fa l’esercito maliano ha preso il controllo della città di Anéfis, a un centinaio di chilometri da Kidal, si poteva pensare che i militari e i mercenari russi intendessero avanzare non appena MINUSMA se ne fosse andata, per insediarsi nella base di Kidal. Ma così non è stato.
Prima della firma del tratto di pace nel 2015, ribelli tuareg avevano creato problemi al governo di Bamako. Ora, per evitare una nuova insurrezione, l’esercito ha inviato già all’inizio di ottobre un contingente di rinforzo nella zona. I soldati sono però ancora posizionati ad Anéfis, a circa 110 chilometri a sud di Kidal, mentre altre truppe sono già a Tessalit, a circa 200 chilometri da Kidal.
I ribelli dicono di essere pronti a difendersi. In attesa di ulteriori sviluppi, la regione di Kidal si sta svuotando. Molti civili si sono già rifugiati nella vicina Algeria per il timore di cruenti scontri.
Solo poco più di un mese fa il capo della giunta militare di transizione, Assimi Goïta, a margine di una parata militare, aveva assicurato che lo Stato riprenderà il totale controllo di tutti i territori, senza però precisare entro quanto tempo.
Aggiornamento 2 novembre 2023
Mentre i ribelli hanno preso il controllo della base di Kidal, un altro mezzo del convoglio della missione ONU ha urtato un’altra mina tra Kidal e Gao. E’ il terzo attacco dei jihadisti nel giro di 24 ore. Questa volta però sono stati feriti 8 caschi blu, come riferisce MINUSMA sul suo account X (ex Twitter).
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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