Speciale per Africa ExPress
Alessandra Fava
31 ottobre 2023
Il falso video in cui si vede una prigioniera israeliana che insulta il premier israeliano è probabilmente un fake. Ma, falso o no, esprime in sentimento di molti israeliani: che il governo Netanyau non è più credibile, che l’esercito non li ha difesi perché era impegnato a difendere i coloni intenti a portare avanti la loro guerra nella West Bank da anni ai danni dei palestinesi, che questa guerra a Gaza non la vuole nessuno, che le famiglie dei rapiti vogliono riabbracciare i loro cari e non covano desideri di vendetta.
Questa guerra sta scuotendo le fondamenta di Israele, non tanto dal punto di vista politico, quanto da quello ideologico. E’ un fiume carsico che scava da anni, sono le opinioni che qualche migliaio di pacifisti porta avanti da decenni e ora stanno diventando opinione pubblica e questo nuovo sentire sta erodendo i credo dell’occupazione sionista, la guerra permanente contro nemici perenni che alla lunga diventa creare sempre un nuovo nemico.
In passato certo c’era la giustificazione degli attacchi dei paesi limitrofi, oggi la giustificazione dei crimini orrendi portati avanti da Hamas nei paesi vicino alla Striscia, ma la normalizzazione delle relazioni con Egitto ed Emirati ha eroso questo spirito di guerra permanente. Sta inserendo una nuova visione anche di Medio Oriente.
Molti israeliani oggi vogliono vivere in pace, vogliono la fine dell’occupazione di territori destinati ai palestinesi dal diritto internazionale. Prima erano una minoranza, oggi stanno diventando la maggioranza. Per questo in un articolo pubblicato dal francese da Africa ExPress leggete che alcuni israeliani temono la guerra civile. Prima o poi ci sarà una resa dei conti tra chi vuole la fine della guerra guerreggiata contro tutti e soprattutto contro i palestinesi e i coloni che portano avanti una versione estremista del sionismo con la conquista di territori sempre più allargati. Ricordo le proteste davanti alla Knesset quando Sharon voleva disoccupare Gaza: i coloni parlavano e parlano di un’Israele fino al Tigri e l’Eufrate.
Leggendo le parole dei familiari dei rapiti, dei parenti di soldati, dei rapiti liberati di fatto si legge in filigrana un desiderio di pace. Le generazioni sono cambiate. Viaggiano. Vedono che cosa vuol dire vita quotidiana con una progettazione e senza conflitti.
Lo shock della violenza dell’attacco di Hamas ritorna da settimane nei giornali, ma mentre da parte del governo si traduce in vendetta anche perché se cade il governo Netanyau andrà a processo (almeno quattro inchieste sono in corso per corruzione e reati vari), molta parte vuole la fine dei conflitti.
Ecco alcuni numeri; quando si parla di Palestina e Israele bisogna partire dai numeri:
Popolazione Gaza: 2,3 milioni di persone
Popolazione Israele 9 milioni di persone di cui un terzo arabi/palestinesi con passaporto israeliano
Israele e Territori Occupati/Cisgiordania e Gaza sono grandi in tutto quanto la Lombardia
Hamas annovera all’interno di Gaza fra gli 8 mila soldati (stima di molti studiosi) fino a 36 mila (fonte Reuters)
Coloni che occupano illegalmente Territori occupati/Cisgiordania: 700 mila in 300 colonie. Da maggio ad oggi hanno costretto alla fuga centinaia di famiglie palestinesi.
E’ importante tenere presente che di fatto la Palestina non ha confini specifici, a meno che di non rifarsi a quelli dell’accordo di Oslo che divise la Cisgiordania in zone A, B, C, violate da successive occupazioni illegali delle colonie.
Anche Israele non riconosce confini certi, anche nelle scuole le mappe variano e i confini non sono segnati.
A Gaza hanno paura di Hamas da quando si è insediata con le legittime elezioni. Difficilmente ne parlano volentieri. Eppure, come successo con Hezbollah in Libano, Hamas è riuscita a colmare un vuoto assistenziale. Di fatto fornisce aiuti, medicine, educazione a chi ne ha bisogno. Per cui per necessità o per adeguamento molti di Gaza alla fine si sono messi sotto il suo ombrello.
Hamas però ha proliferato grazie alla compiacenza di Israele: a Gaza non entra uno spillo senza che lo sappiano egiziani ed israealiani. Quindi i miliardi arrivati cash dal Quatar piuttosto che dall’Iran non sono volati dall’alto ma passati per terra attraverso frontiere, tunnel.
Hamas si è costruita negli anni un dedalo di tunnel sottoterra, ce lo raccontano anche i prigionieri liberati. “C’è umido” ha detto una pacifista rilasciata. Prima aiutava i gazawi a raggiungere gli ospedali israeliani fuori di Gaza. La chiamano Metro Gaza.
Detto questo l’attenzione mediatica è concentrata sulla Striscia, ma per capire questa guerra bisogna guardare alla Cisgiordania dove da anni la popolazione palestinese alla quale secondo gli accordi di Oslo avrebbe dovuto andare la West Bank, detta Cisgiordania e Gaza (dopo l’evacuazione delle colonie di parte di Sharon), viene depredata e allontanata da fonti, vigneti, oliveti, villaggi, paesi.
Dalla primavera scorsa le azioni, dei veri e propri pogrom, dei coloni armati fino ai denti, sono cresciute di dismisura. Ce lo dice Ocha https://www.unocha.org/ , un organismo delle Nazioni Unite che studia la situazione della Cisgiordania, misurando check point e violazioni dei diritti. La scorsa settimana i giornali israeliani, Haaretz in prima fila, denunciavano le persecuzioni verbali, telefoniche e la violenza fisica e le distruzioni operate da alcuni coloni ai danni di palestinesi che alla fine hanno abbandonato i loro villaggi.
Fino a violenze contro i palestinesi stile Abu Ghraib e purtroppo non si tratta di fake.
Insomma per capire Gaza bisogna guardare anche alla West Bank.
Sempre Ocha nel suo report del 31 ottobre dà due flash della Cisgiordania che riportiamo direttamente in inglese co la traduzione in italiano più sotto :
– In the West Bank, Israeli forces killed six Palestinians and an Israeli settler killed another Palestinian between the afternoon of 29 October and 21:00 on 30 October. This brings the total number of Palestinian fatalities by Israeli forces or settlers since 7 October to 121, including 33 children, alongside one Israeli soldier killed by Palestinians.
– Nearly 1,000 Palestinians have been forcibly displaced from their homes in the West Bank since 7 October. This includes at least 98 Palestinian households, comprising over 800 people, driven out from 15 herding/Bedouin communities in Area C, amid intensified settler violence and access restrictions. Another 121 Palestinians were displaced following the demolition of their homes by the Israeli authorities on grounds of lack of Israeli-issued building permits or as a punitive measure.
Traduzione:
– In Cisgiordania, le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi e un colono israeliano ha ucciso un altro palestinese tra il pomeriggio del 29 ottobre e le 21:00 del 30 ottobre. Questo porta il numero totale di morti palestinesi uccisi dalle forze israeliane o dai coloni dal 7 ottobre a 121, tra cui 33 bambini, oltre a un soldato israeliano ucciso da palestinesi.
– Quasi 1.000 palestinesi sono stati sfollati con la forza dalle loro case in Cisgiordania dal 7 ottobre. Tra questi, almeno 98 famiglie palestinesi, per un totale di oltre 800 persone, sono state cacciate da 15 comunità di pastori/beduini nell’Area C, tra l’intensificarsi della violenza dei coloni e le restrizioni di accesso. Altri 121 palestinesi sono stati sfollati in seguito alla demolizione delle loro case da parte delle autorità israeliane per mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele o come misura punitiva.
I coloni – settlers in inglese – meritano una voce intera del report Ocha che riportiamo in inglese e poco dopo in italiani:
“Settler-related Violence”
The most severe incidents of settler violence during the past 24 hours were reported in southern Hebron. In one, Israeli settlers, reportedly from Havat Ma’on, broke into a home in Tuba, physically assaulted its residents, stole their mobile phones, and killed six sheep. Reportedly, the settlers threatened the family to leave the community, or they would be killed.
In another incident, a group of masked and armed settlers physically assaulted Palestinian farmers harvesting their olives near Qawawis (Hebron). The settlers threatened to kill the harvesters if they didn’t leave. Israeli forces who arrived injured three Palestinians farmers and detained them for several hours.
The already high level of Israeli settler violence recorded during the first nine months of 2023 has sharply increased since the escalation of hostilities. Since 7 October, OCHA has recorded 171 settler attacks against Palestinians, resulting in Palestinian casualties (26 incidents), damage to Palestinian property (115 incidents), or both casualties and damage to property (30 incidents). This reflects a daily average of seven incidents, compared with three since the beginning of the year.
Out of the 171 settler attacks, more than one-third involved threats with firearms, including shooting. Almost half of all incidents involved Israeli forces accompanying or actively supporting Israeli settlers while carrying out the attacks. Many of the latter incidents were followed by confrontations between Israeli forces and Palestinians, where three Palestinians were killed, and dozens injured. Affected properties included 24 residential structures, 42 agricultural/animal-related structures, 74 vehicles and more than 670 trees and saplings”.
Traduzione:
“Violenza dei coloni”
Gli episodi più gravi di violenza da parte dei coloni nelle ultime 24 ore sono stati riportati nel sud di Hebron. In uno di questi, i coloni israeliani, secondo quanto riferito da Havat Ma’on, hanno fatto irruzione in una casa a Tuba, hanno aggredito fisicamente i residenti, rubato i loro telefoni cellulari e ucciso sei pecore. Secondo quanto riferito, i coloni hanno minacciato la famiglia di lasciare la comunità, altrimenti sarebbero stati uccisi.
In un altro incidente, un gruppo di coloni mascherati e armati ha aggredito fisicamente i contadini palestinesi che raccoglievano le olive vicino a Qawawis (Hebron). I coloni hanno minacciato di uccidere i raccoglitori se non se ne fossero andati. Le forze israeliane arrivate hanno ferito tre agricoltori palestinesi e li hanno trattenuti per diverse ore.
Il già alto livello di violenza dei coloni israeliani registrato nei primi nove mesi del 2023 è nettamente aumentato dopo l’escalation delle ostilità. Dal 7 ottobre, l’OCHA ha registrato 171 attacchi di coloni contro palestinesi, che hanno causato vittime palestinesi (26 incidenti), danni alle proprietà palestinesi (115 incidenti), o sia vittime che danni alle proprietà (30 incidenti). Questo dato riflette una media giornaliera di sette incidenti, rispetto ai tre dell’inizio dell’anno.
Dei 171 attacchi dei coloni, più di un terzo ha riguardato minacce con armi da fuoco, compresi gli spari. Quasi la metà degli incidenti ha visto le forze israeliane accompagnare o sostenere attivamente i coloni israeliani durante gli attacchi. Molti di questi ultimi incidenti sono stati seguiti da scontri tra forze israeliane e palestinesi, in cui tre palestinesi sono stati uccisi e decine feriti. Le proprietà colpite comprendono 24 strutture residenziali, 42 strutture agricole/animali, 74 veicoli e più di 670 alberi e alberelli”.
Alessandra Fava
alessandrafava2023@proton.me
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