Federica Iezzi
24 ottobre 2023
Medici Senza Frontiere ha sospeso tutte le attività chirurgiche nel Bashair Teaching Hospital a Khartoum, in Sudan. La decisione è stata estremamente difficile e fa seguito al blocco completo nel trasporto e nella consegna di materiale sanitario, indispensabile per consentire la continuità delle attività chirurgiche.
Il cargo con le forniture chirurgiche è fermo da almeno un mese nella città di Wad Madani, sede di deposito dell’organizzazione. E le autorità militari sudanesi non ne permettono il movimento.
Da metà maggio, il pronto soccorso dell’ospedale ha trattato quasi 5.000 pazienti e l’equipe chirurgica ha eseguito più di 3.000 interventi. Il Bashair Teaching Hospital è una delle poche strutture sanitarie funzionanti a Khartoum: offre cure chirurgiche gratuite d’urgenza alla popolazione civile.
MSF sostiene anche il dipartimento chirurgico del Turkish Hospital a Khartoum, anch’esso interessato dal blocco. Si prevede un esaurimento delle scorte entro due settimane.
Entrambi gli ospedali sono situati nella zona sud della capitale sudanese, area sotto il controllo delle Forze di Supporto Rapido (RSF). Chiamato “The Black Belt”, il distretto sud di Hai Mayo, a Khartoum, rappresenta una zona di sobborghi e campi profughi che storicamente ospita sfollati del Darfur e rifugiati di Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo.[https://storymaps.arcgis.com/stories/e63a4a94c90a45109f11c05ed5b4b5b6]
Al momento MSF, una delle poche realtà rimaste operative in Sudan, continua a supportare cure materno-infantili, attività di emergenze e attività ambulatoriali presso il Bashair Teaching Hospital. L’organizzazione è pronta a riprendere le attività chirurgiche una volta ripristinate le linee di rifornimento.
Restrizioni agli spostamenti del personale sanitario, rifiuto di visti e permessi di viaggio, ritardi o interruzioni nel trasporto di forniture mediche e divieto nel trasporto di forniture chirurgiche sono solo alcuni esempi di quello che le autorità militari sudanesi impongono dall’inizio di settembre, per gli ospedali nel sud di Khartoum.
Già una settimana fa la ONG ha chiesto alle autorità sudanesi di accantonare ogni ostacolo amministrativo e burocratico, per permettere una valida risposta umanitaria e per evitare un impatto devastante sulle vite di migliaia di civili che necessitano di assistenza sanitaria d’urgenza.
La situazione a Khartoum rimane tesa. Di fatto, il disegno è quello di un assedio, poiché continuano pesanti combattimenti, con la quasi totalità della città controllata dalle Rapid Support Forces (RSF) e il governo blocca l’arrivo della maggior parte degli aiuti.
Nonostante i numerosi appelli, quello delle restrizioni nei movimenti a persone e materiale è un problema che l’organizzazione internazionale è stata costretta ad affrontare sin dalle prime settimane di attività, dall’inizio del conflitto armato in Sudan.
Medici Senza Frontiere è presente in Sudan dal 1979 e attualmente opera in 10 stati.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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