Cornelia I. Toelgyes
22 ottobre 2023
Mohamed Bazoum, presidente del Niger spodestato con un colpo di Stato alla fine dello scorso luglio, è a tutt’oggi ostaggio della giunta militare, perché non ha mai rassegnato le sue dimissioni.
Giovedì scorso i golpisti avevano comunicato che Bazoum avrebbe cercato di evadere dagli arresti domiciliari insieme ai familiari e alcune altre persone. Sempre secondo la giunta al potere, il gruppo avrebbe voluto raggiungere la periferia di Niamey, per fuggire in elicottero nella vicina Nigeria. “Il loro piano è fallito – ha poi precisato la giunta, e ha aggiunto – . I principali responsabili e alcuni dei loro complici” sono stati arrestati.
Gli avvocati di Bazoum hanno negato fermamente un tentativo di fuga del loro assistito e dei suoi familiari. E il presidente francese, Emmanuel Macron ha chiesto proprio venerdì l’immediata liberazione dell’ex presidente, di suo figlio e della moglie.
ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) ha infine rinunciato a un intervento militare nella ex colonia francese. L’operazione era stata presa in considerazione subito il putsch, per ristabilire l’ordine costituzionale e reintegrare Bazoum, democraticamente eletto nel 2021.
Intanto il Niger ha ordinato ai militari francesi di preparare i bagagli e di lasciare il Paese entro il 31 dicembre 2023. Qualche giorno fa, Eric Ozanne, comandante delle forze d’oltralpe nel Sahel, ha dichiarato a Niamey che tale data sarà rigorosamente rispettata.
Cacciati dal Niger, i soldati francesi si stanno temporaneamente ritirando in Ciad. Impossibile transitare via il Benin, visto che la frontiera con il Niger è stata chiusa per le sanzioni imposte da ECOWAS dopo il putsch.
Le autorità di Parigi sono molta riservate non rilasciano informazioni sulla loro ritirata, visto che anche a N’Ddjamena i sentimenti anti-francesi sono manifesti. Niamey è ben più loquace: “Due grandi convogli di mezzi militari stazionati nel nord del Paese sono già partiti per il Ciad”, ha fatto sapere il 10 ottobre Mamane Sani Kiaou, capo di Stato maggiore dell’esercito. Che poi ha aggiunto: “Molti altri ne seguiranno, carichi di container. Dei 1.400 militari francesi presenti, 282 hanno già lasciato il Niger”.
Insomma una bella impresa, non semplice dal punto di vista logistico. Materiale e uomini dovranno percorrere circa 3.000 chilometri, dato che molto probabilmente il materiale bellico dovrà partire via mare dal Camerun.
Secondo quanto ha riferito Kiaou, il tragitto è stato perfettamente pianificato dalle autorità nigerine: “Abbiamo lavorato insieme ai francesi, anche se non siamo sempre stati d’accordo su tutti punti”. Dopo il braccio di ferro, durato parecchi mesi, sembra che la situazione si sia sbloccata, almeno in parte.
Dopo aver dichiarato l’ambasciatore francese come persona non grata, una decina di giorni fa Niamey ha messo alla porta anche la canadese Louise Aubin, coordinatrice delle Nazioni Unite nel Paese. In una lettera inviata al segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, la giunta militare ha denunciato “manovre subdole, sabotaggi” e quant’altro, volti a danneggiare il Niger, dietro istigazione della Francia.
I putschisti non hanno digerito di non aver potuto partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a metà settembre, alle riunioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e al congresso straordinario dell’Unione postale universale.
Il Palazzo di Vetro non ha ovviamente gradito il gesto di Niamey. Il portavoce di Guterres ha comunque assicurato che l’Organizzazione continuerà ad assistere i 4,3 milioni di nigerini che necessitano di aiuti umanitari.
In seguito al golpe sono stati tagliati quasi 1,2 miliardi di dollari di finanziamenti internazionali. Stati Uniti, diversi Paesi europei e la Banca mondiale hanno sospeso gran parte dei fondi destinati allo sviluppo del Paese, finanziamenti che rappresentano il 6 per cento del PIL del Niger.
La situazione è davvero poco rosea, specie per i bambini, che pagano sempre il prezzo più alto. Secondo la Banca mondiale, quasi 2milioni di piccoli non potranno essere iscritti a scuola quest’anno, tra loro anche 800mia bambine.
Bisogna poi tener conto che oltre alla sospensione degli aiuti internazionali, anche ECOWAS ha imposto sanzioni importanti dopo il golpe, come la chiusura delle frontiere, blocco degli scambi commerciali e dei beni del governo sul mercato finanziario regionale.
Niamey è sempre più isolata sulla scena internazionale. E’ dunque ovvio che cerchi nuovi alleati, come lo hanno fatto i suoi vicini putschisti di Mali, Burkina Faso e Guinea. Intanto all’inizio del mese l’ambasciatore russo accreditato in Niger, ma residente a Bamako, Igor Gromyko, è stato ricevuto dal presidente della giunta militare, Abdourahamane Tchiani e dal ministro della Difesa. Dal colloquio non sono trapelati dettagli finora. Il diplomatico russo ha semplicemente dichiarato di aver discusso con i suoi interlocutori di interessi comuni tra i due Paesi.
Cornelia I. Toelgyes
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