28 settembre 2023
In uno comunicato di poche righe, il portavoce delle giunta militare del Burkina Faso, ha annunciato nella tarda serata di ieri, di aver sventato un golpe il 26 settembre scorso. Non appena divulgata la notizia, 27 settembre, è stato rinforzato di almeno un chilometro il cordone di sicurezza attorno al palazzo presidenziale.
Il comunicato stampa è stato emesso solo poche ore dopo la pubblicazione di un messaggio di Traoré: “Assicuro la mia determinazione nel portare a termine la transizione, nonostante le avversità e le varie manovre volte a ostacolare la nostra inesorabile marcia verso la rivendicazione della sovranità. Grazie a tutto il popolo del Burkina Faso che vigila costantemente sui propri concittadini”.
Dopo un appello delle autorità, martedì 26 settembre, migliaia di persone sono scese nelle strade e nelle piazze della capitale Ougadougou a sostegno del presidente ad interim, Ibrahim Traoré, salito al potere con un colpo di Stato il 30 settembre dello scorso anno. Allora aveva defenestrato un suo compagno d’armi, Paul-Henri Sandaogo Damiba, che, a sua volta, aveva rimosso il presidente, Roch Marc Christian Kabore nel gennaio dello stesso anno.
Questa mattina la procura militare ha comunicato che quattro ufficiali, implicati nel presunto putsch, sono stati arrestati, mentre le forze dell’ordine sono alla ricerca di altri due che avrebbero partecipato al tentato golpe.
Già lo scorso dicembre la procura aveva annunciato un tentativo di destabilizzazione dell’attuale regime. La situazione a Ouagadougou è tranquilla. Sta di fatto che in tutta questa situazione ci sono molte ambiguità, come ha sottolineato anche Serge Daniel, apprezzato giornalista e profondo conoscitore delle questioni nel Sahel.
Lunedì scorso le autorità del Paese hanno sospeso la diffusione del quotidiano Jeune Afrique, sia l’edizione su cartaceo che quella online. Il giornale aveva pubblicato ben due articoli nei quali annunciava disordini in diversi campi militari del Paese la sera del 20 settembre, nonché tensioni e malcontento tra le truppe. Ovviamente osservazioni non gradite al regime.
Inoltre, secondo alcune fonti, diverse frange dell’esercito non avrebbero apprezzato l’invio di truppe in Niger in caso di aggressione da parte dell’ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale). L’organizzazione regionale aveva minacciato più volte il dispiegamento di militari a Niamey dopo il colpo di Stato dello scorso luglio, per ristabilire l’ordine costituzionale e riportare al potere Mohamed Bazoum, eletto democraticamente nel 2021 e a tutt’oggi ancora ostaggio dei golpisti nigerini.
E’ davvero difficile capire cosa sia successo davvero a Ouagadougou in questi giorni, per ora si conosce solamente la versione rilasciata dalle autorità di transizione.
Traoré, poco meno di un anno fa aveva dichiarato di aver preso in mano la situazione per ristabilire la sicurezza nelle zone fuggite al controllo del governo centrale. Ma anche sotto il suo governo la situazione non è migliorata. Gli attacchi dei jihadisti continuano e proprio qualche settimana fa a Koumbri, nella provincia di Yatenga, nel nord del Paese, sono stati brutalmente ammazzati diciassette soldati e trentasei VDP (Volontari per la Difesa della Patria, ausiliari civili dell’esercito). Le truppe erano state inviate in quell’area per permettere alla popolazione, che era fuggita dagli attacchi dei terroristi, di ritornare nei propri villaggi.
Intanto dall’inizio di agosto la Francia ha sospeso tutti gli aiuti al Burkina Faso, dopo la dichiarazione delle autorità di Ouagadougou di voler appoggiare i golpisti del Niger. Le ONG francesi sono ancora autorizzate a operare nel Paese, ma senza il supporto economico di Parigi (oltre 200 milioni di euro), la realizzazione di un centinaio di progetti in favore della popolazione locale sono fortemente minacciati.
Oltre un milione di bambini non possono frequentare la scuola a causa degli incessanti attacchi dei terroristi, oltre 6 mila istituti sono chiusi. John Agbor, direttore nazionale di UNICEF in Burkina Faso, ha sottolineato che un numero così elevato di bimbi e giovani che non possono ricevere un’istruzione mette a rischio il futuro della prossima generazione bourkinabé. Agbor ha poi aggiunto: “I piccoli e adolescenti rischiano di essere costretti a lavorare o di essere reclutati come bambini soldato da parte di gruppi armati, per non parlare di altri abusi, come lo sfruttamento e la violenza sessuale e i matrimoni precoci forzati”.
La situazione umanitaria è a dir poco devastante. Secondo l’ultimo rapporto (giugno 2023) del Norvegian Refugee Council, dall’inizio della crisi, oltre 2 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case e quasi un quarto della popolazione ha bisogno di aiuti per sopravvivere.
Africa ExPress
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