NIGERIA

In Nigeria cambia il presidente, non i problemi: terrorismo e caro vita sempre al primo posto

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
27 settembre 2023

I sindacati nigeriani sono sul piede di guerra contro Bola Tinubu, presidente della ex colonia britannica, eletto lo scorso febbraio. National Labour Congress (NLC) e Trade Union Congress (TUC), due delle più grandi associazioni di lavoratori, hanno indetto uno sciopero a tempo indeterminato a partire dal prossimo 3 ottobre per protestare contro il caro vita.

Persino lo storico traffico caotico e gli infiniti ingorghi di Lagos, capitale economica del Paese, stanno scomparendo. La circolazione è ridotta, perché i prezzi sono lievitati a dismisura dopo la rimozione dei sussidi sul prezzo del carburante e il controllo sulla valuta estera, riforme apportate dal governo di Abuja.

Nigeria: aumento del costo dei generi alimentari

Tinubu ha dichiarato che le riforme sono necessarie per attrarre nuovi investimenti e rilanciare le finanze dello Stato. Ma la popolazione non ci sta. Moltissime famiglie fanno fatica a portare in tavola anche un solo pasto al giorno, per non parlare delle rette scolastiche per mandare i figli a scuola.

Recentemente le autorità di Abuja hanno chiuso diversi campi per sfollati nel Borno State (nord-est del Paese), dove vivevano da anni decine di migliaia di persone dopo essere scappate dalla furia dei terroristi di Boko Haram e ISWAP (acronimo per Islamic State West Africa Province).

Molte famiglie si trovano attualmente in cosiddetti campi di reinsediamento. Gran parte dei sussidi sono stati tagliati. Fanno fatica a sopravvivere. Trovare un lavoro è un’impresa ardua, se non impossibile. E proprio per la mancanza di risorse, gli sfollati che sono stati trasferiti nell’accampamento di Shuwari a Jere (Borno State) sono costretti a mangiare Biri Gamda, (un particolare mangime per animali), per non morire di fame. Biri Gamda (parola che deriva dalla lingua Kanuri) viene solitamente utilizzato per far ingrassare gli animali domestici. In pratica si tratta di una farina solida, il tuwo, a base di riso, mais o miglio, poi essiccata al sole finché non si formano bocconcini duri.

Nigeria, Borno state, Shuwari camp

Ma i problemi del presidente nigeriano non finiscono qui. Bola Tinubu, durante la campagna elettorale aveva promesso di risolvere quanto prima lo stato di insicurezza che da anni affligge molte zone della ex colonia britannica. Anche Muhammadu Buhari, dello stesso partito di Tinubu, All Progressives Congress (APC), appena salito al potere nel 2015, aveva dichiarato che in 6 mesi avrebbe sconfitto i terroristi Boko Haram.

Da anni lo Zamfara state, nel nord-ovest della Nigeria, è l’hot spot dei sequestri di persone a scopo di lucro. Dopo il pagamento di lauti riscatti, generalmente gli ostaggi vengono liberati. Venerdì corso un gruppo di uomini armati ha rapito una ventina di studenti e diversi impiegati dell’università federale di Gusau nel distretto di Bungudu (Zamfara state).

Nigeria, Università Federale, Gusau

Lunedì, 14 giovani e altre due persone sono stati liberati dalle forze di sicurezza; nessuna notizia invece di tutti gli altri ancora in ostaggio dei loro aguzzini. Comprensibile la disperazione di genitori e familiari: “E’ un incubo – si è sfogato il padre di una strudentessa -. I malviventi hanno forzato le porte degli alloggi, hanno spinto fuori i giovani e li hanno portati nella vicina foresta”, ha poi aggiunto.

I sequestri di massa nelle scuole/università continuano anche con questo governo. Si ritiene che le “bande di criminali” siano formate per lo più da fulani, tra loro molti pastori, ma anche mercenari provenienti da Ciad e Niger. La loro attività è concentrata sui sequestri di persona in diversi Stati della Federazione, Sokoto, Kebbi, Katsina, Kaduna e altri. Colpiscono non solo scuole, studenti e insegnati. Anche politici, commercianti, religiosi (imam, pastori, predicatori, sacerdoti), cittadini di tutti ceti della società.

Secondo il Centre for Democracy and Development (l’organizzazione non profit con sede a Abuja, che mira a promuovere i valori della democrazia, della pace e dei diritti umani in Africa, in particolare nella parte occidentale del continente, ndr), dal 2011 al 2022, 12mila persone sono state brutalmente ammazzate da queste bande, mentre, a causa degli incessanti sequestri, centinaia di migliaia sono fuggite dalle proprie case.

Le autorità, come sempre, promettono di prendere provvedimenti, di controllare scuole e università. Ma gran parte delle forze armate sono impegnate da anni a dare la caccia ai terroristi di Boko Haram (legati a al quaeda) e ISWAP (Islamic State’s West Africa Province) nel nord-est del Paese, dove entrambi i gruppi sono sempre molto attivi e non danno tregua alla popolazione.

Solo pochi giorni fa sono stati brutalmente ammazzati dieci agricoltori a Gozwa, nel Borno state, nel nord-est della Nigeria, da miliziani probabilmente appartenenti a ISWAP. La stagione del raccolto si avvicina e, come è già successo in passato, i terroristi vogliono costringere i contadini a lasciare le fattorie per potersi appropriare dei loro beni e di quanto prodotto nei campi.

La popolazione di Gozwa è disperata, negli ultimi anni gli attacchi sono più che raddoppiati nella zona. Humangle, un quotidiano online con base in Nigeria, ha riportato che i residenti stanno protestando pacificamente contro le continue aggressioni dei terroristi, con la speranza di attirare l’attenzione delle autorità. Su alcuni cartelloni si legge: “Gozwa è insanguinata, basta con questi massacri continui”. La loro campagna contro le atrocità perpetrate da miliziani di Boko Haram e ISWAP è stata condivisa sui maggiori social network con diversi hashtag: #gwozaisbleeding, #gwozadailymassacre e #weneedpeace.

Non c’è pace nel più popoloso Stato dell’Africa. Altri attacchi dei sanguinari Boko Haram sono stati segnalati in questi giorni in altre aree del Borno State. A tutt’oggi gli sfollati sono oltre 3,5 milioni. Tra loro 270.000 hanno chiesto protezione in Paesi limitrofi. Finora il neo-presidente non ha ancora chiarito come intende affrontare la questione della diffusa insicurezza.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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