Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
22 settembre 2023
Dopo due settimane si iniziano a fare i conti del post terremoto in Marocco, mentre le ferite rimangono ancora aperte e la campagna mediatica inizia a spegnersi: “E’ cascato tutto giù come in briciole. Non è rimasto più niente”, ripetono gli abitanti dell’Alto Atlante.
Il Ministero della Salute del Marocco cerca di far fronte alle migliaia di persone che bussano alle porte degli ospedali. Più di 300 tonnellate di medicinali e dispositivi medici sono stati consegnati nell’area di Al-Haouz e sono state rafforzate le scorte presso tutte le strutture sanitarie presenti nelle aree colpite.
Un arsenale logistico e umano si è mobilitato sia nelle zone vicine all’epicentro e di difficile accesso, sia nelle località contigue, in particolare nelle regioni di Tahanaoute, Taroudant e Marrakech.
Il sistema sanitario nel Paese era già messo a dura prova prima della pressione aggiuntiva del terremoto. Le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parlano di circa sette medici ogni 10.000 abitanti.
Intanto, in meno di 48 ore, le Forces Armées Royales marocchine hanno allestito a Asni, a sud di Marrakech, un ospedale militare da campo, per il trattamento di almeno 1.400 pazienti con gravi traumi. Dislocato in un enorme parcheggio, con accampamenti di vittime attorno, l’ospedale dispone di sale operatorie, posti di terapia intensiva, servizi sanitari essenziali (radiologia, farmacia, banca del sangue) e servizi di psicologia. Ad ogni tenda dell’ospedale corrisponde una specialità medica.
Secondo gli ultimi aggiornamenti del Ministero della Salute marocchino, si contano almeno 18.000 feriti. Dunque, negli ospedali si continua a lavorare ininterrottamente a ritmi serrati. La presenza di volontari è diventata indispensabile. Questi includono non solo medici, ma anche studenti di medicina, infermieri, tecnici di laboratorio e di radiologia.
In tutto il Marocco, oltre alle auto cariche di materiale di primo soccorso che si dirigono verso le aree rurali, fuori da ogni ospedale e da ogni clinica mobile ci sono file di persone che aspettano anche ore per poter donare il sangue.
Molti ospedali, sull’esempio del Centre Hospitalier Universitaire Mohammed VI di Marrakech, hanno curato i traumi minori negli atri esterni, temendo nuovi danni da scosse di assestamento.
I servizi di emergenza-urgenza come i reparti sono quasi saturi. Elicotteri e ambulanze restano ancora impegnati nel trasporto delle vittime dalle più impervie zone di montagna, nelle province di Al-Haouz, Ouarzazate, Azilal, Chichaoua e Taroudant, agli ospedali attrezzati delle principali città.
Accanto alla crisi, oggi diventa fondamentale garantire la continuità degli aiuti e delle prestazioni. La carenza di servizi di base porta inevitabilmente verso epidemie e malattie legate alla mancanza di igiene e acqua potabile. E’ altrettanto importante ristabilire la continuità dell’assistenza, in particolare per la popolazione che convive con malattie croniche, quindi cure per i diabetici, dialisi, monitoraggio delle gravidanze, con l’obiettivo di minimizzare i rischi e prevenire future complicanze.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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