Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Settembre 2023
In Arabia Saudita il boia lavora senza sosta. Dall’inizio di quest’anno, l’agenzia di stampa saudita Saudi Press Agency (SPA), strettamente controllata dal regime, ha pubblicato in questi giorni la notizia della centesima esecuzione capitale dall’inizio del 2023.
“In netto contrasto – ha dichiarato Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e Africa del nord di Amnesty International – con le ripetute promesse dell’Arabia Saudita di limitare l’uso della pena capitale, le autorità saudite hanno già messo a morte 100 persone quest’anno, manifestando il loro inquietante disprezzo per il diritto alla vita. La spietata spirale di sangue delle autorità suscita seri timori per la vita dei giovani uomini nel braccio della morte, minorenni quando hanno commesso i reati”.
“L’Arabia Saudita – ha affermato Morayef – è uno dei principali esecutori di sentenza di morte al mondo. Amnesty International ha documentato numerosi casi in cui sono state condannate a morte persone per motivi che vanno da pochi tweet non graditi dalle autorità, a reati legati alla droga, in seguito a processi gravemente iniqui e ben lontani dagli standard internazionali dei diritti umani”.
Le esecuzioni avvengono in pubblico, mediante decapitazione. Non è fantasia pensare alla possibilità che nel regno wahabita si superi il numero record di giustiziati del 2022 pari, secondo Amnesty, a 196, il triplo rispetto al 2021 e sette volte superiore a quello del 2020!
L’Arabia Saudita si sarebbe macchiata, secondo Human Right Watch, di altri crimini gravissimi: uccisioni di massa di migranti etiopici al confine con lo Yemen.
Le guardie di frontiera avrebbero ammazzato centinaia di migranti etiopici mentre tentavano di attraversare il confine Arabia Saudita-Yemen nel periodo marzo 2022 – giugno 2023.
L’Organizzazione ha affermato in un suo rapporto “They Fired on Us Like Rain” che gli agenti avrebbero utilizzato armi da fuoco per uccidere molti migranti. In alcuni casi, le guardie di frontiera saudite avrebbero chiesto persino in quale parte del loro corpo preferivano essere colpiti, prima di sparare a distanza ravvicinata. Avrebbero aperto anche il fuoco contro migranti che appena rilasciati dalla detenzione temporanea saudita, mentre tentavano la fuga verso lo Yemen.
Molti etiopi da anni tentano di raggiungere gli Stati del Golfo, in fuga dalla povertà estrema e dalle brutali violazioni dei diritti umani nel loro Paese. Cercano scampo attraverso la rotta orientale. Prima di raggiungere Obock, sulla costa meridionale di Gibuti, da dove partono molte imbarcazioni cariche di migranti alla volta dello Yemen, i giovani devono attraversare lande aride e impervie e caldissime. Non di rado nella regione del lago Assal, abitata degli Afar, vengono rinvenuti resti umani. E’ un deserto di sale, infuocato. Una depressione a 155 metri sotto il livello del mare: il punto più basso di tutta l’Africa. I migranti muoiono di stenti, fame e sete. Altri annegano durante la traversata del Mar Rosso.
Secondo il New York Times, Washington sarebbe stato al corrente di tali crimini, ma per non dover prendere provvedimenti verso un alleato di fondamentale importanza, non li avrebbe resi pubblici.
Nel regno è anche vietata la libertà di religione. Il gesto del super campione Ronaldo che in una partita in Arabia Saudita si è fatto il segno della croce dopo aver segnato un gol è stato tollerato, in quanto è stato ingaggiato come testimonial mondiale dell’impegno saudita di “normalizzazione” davanti al mondo, avanguardia di tanti atleti attratti da ingaggi stellari. Ma il semplice gesto del segno della croce avrebbe comportato per i comuni mortali persecuzioni e sofferenze.
La petromonarchia spende miliardi di dollari per comprare fette importanti dello sport mondiale: nel golf professionistico, nel mondo del calcio vengono acquistati alcuni fra i migliori giocatori. Organizza grandi eventi di intrattenimento, per rifarsi un’immagine e anche per distogliere l’attenzione dagli orrendi crimini che commette quotidianamente. Del resto, secondo un rapporto dell’Onu del 19 settembre 2019 fu Mohammad Bin Salman, principe ereditario e primo ministro, il mandante dell’uccisione del giornalista Khashoggi, letteralmente fatto a pezzi e arrostito sulla griglia del barbecue del consolato del regno a Istambul.
In un tale contesto ci si aspetterebbe che Ryad venisse sottoposta ad un isolamento internazionale. Il regno wahabita resta protagonista della politica e dell’economia mondiale, forte degli enormi introiti petroliferi. Non a caso ha partecipato all’incontro del G-20 in India, con pari dignità degli altri potenti della terra.
Il Paese arabo è anche coinvolto nella guerra dello Yemen, dove, secondo l’ONU, si consuma da anni una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. Attualmente il conflitto è in una fase di stasi. E proprio per la tregua in corso, il nostro governo ha rimosso una moratoria momentanea sulla fornitura di bombe aeree all’Arabia Saudita. Ciò è coerente con la linea del nostro esecutivo di favorire, in tutti i modi, l’industria militare italiana.
Per ultimo va sottolineato che la monarchia è, in base ai dati SIPRI, il secondo acquirente mondiale di armi, con circa il dieci per cento del totale, in gran parte “made in USA” e ciò garantisce prosperità a tanti lavoratori nordamericani. Andrebbe posto, pertanto, il problema, della riconversione dalla produzione militare in quella civile, per esempio per contrastare il cambiamento climatico.
Mentre venivano divulgati gli orrendi crimini, per incrementare le relazioni economiche fra Roma e Riyad, il nostro governo ha organizzato il primo Forum Italia-Arabia Saudita, con la partecipazione di 1.200 aziende, il fior fiore del “made in Italy”, fra cui Leonardo, leader del settore della difesa. L’evento si è aperto con un Memorandum of Understanding sugli investimenti, firmato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il ministro degli Investimenti del Regno dell’Arabia Saudita, Khalid Al-Falih.
Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it
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Molto interessante, purtroppo gli interessi monetarie superano l importanza della vita umana.
Piu passano gli anni e peggio sara la situazione.