Africa ExPress
12 settembre 2023
Le immagini che circolano in rete sembrano uscite da un film dell’horror. Non fosse per la presenza di macchine e edifici moderni, ricordano il diluvio universale al tempo di Noé. L’est della Libia è sommersa dalle acque, in particolare la città di Derna, dove sono crollate due dighe dopo il passaggio della tempesta Daniel.
Il Centro Nazionale di Meteorologia libico ha riportato che un totale di 414,1 millimetri di precipitazioni sono state registrate a Beida (altra città della Cirenaica), dove sono morti almeno 50 residenti. Tra le altre città colpite dalla tempesta, ci sono Susa, Marj e Shahatt; centinaia di famiglie sono state sfollate e si sono rifugiate in scuole e altri edifici governativi a Bengasi e in altre città della Libia orientale.
La tempesta mediterranea Daniel ha causato devastanti alluvioni in molte città della Libia orientale. Ma tutti gli occhi sono puntati a Derna, dove forti piogge e inondazioni, causate dal cedimento delle dighe, che hanno liberato oltre 33 milioni di metri cubi d’acqua, hanno sommerso e spazzato via interi quartieri.
Parecchi isolati residenziali sono stati cancellati lungo il Wadi Derna, fiume che scende dalle montagne e attraversa il centro della città. Diversi edifici di appartamenti a più piani, un tempo ben distanti dal corso d’acqua, sono parzialmente crollati nel fango.
Secondo le stime delle autorità sarebbero morte oltre 3.000 persone. Il portavoce della Mezza Luna Rossa libica, Taqfiq Shukri, ha fatto sapere poco fa, che finora sono stati recuperati 2.084 corpi, mentre Tamer Ramdan, capo delegazione in Libia Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, sostiene che oltre diecimila persone risultano ancora disperse. Ha poi aggiunto di essere davvero preoccupato, in quanto ritiene che la gestione del disastro sia “al di là delle capacità del governo, della società nazionale e della popolazione” e ritiene assolutamente necessario l’intervento e l’assistenza di attori internazionali.
“Circa un quarto della città di Derna è stato spazzato via dalle inondazioni. Finora sono stati recuperati più di 1.000 corpi” ha dichiarato poche ore fa alla Reuters un ministro dell’amministrazione che controlla la zona orientale. Il capo del dicastero dell’Aviazione civile di Bengasi, Hichem Chkiouat, è riuscito a visitare Derna questa mattina e ha dichiarato alla Reuters: “I corpi giacciono ovunque: in mare, nelle valli, sotto gli edifici, la situazione è catastrofica. E non esagero affermando che un quarto della città è sparita, non esiste più”.
Le autorità hanno poi mosso forti critiche perché le condizioni meteorologiche non sarebbero state studiate bene, come i livelli dell’acqua del mare, delle precipitazioni e le velocità del vento. Per questo motivo non è stato possibile effettuare evacuazioni di famiglie residenti nella traiettoria della tempesta.
Il Paese è diviso tra governi rivali a est e a ovest, ognuno dei quali è sostenuto da una serie di milizie. Dalla rivolta del 2011 la Libia è priva di un autorevole e forte governo centrale e l’illegalità che ne è derivata ha comportato una diminuzione degli investimenti nelle strade e nei servizi pubblici del Paese e una regolamentazione dell’edilizia privata. E, gran parte di Derna è stata costruita durante l’occupazione italiana nella prima metà del XX secolo.
I convogli di soccorso si stanno spostando da ovest a est nella Libia divisa e il governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale ma senza potere reale, ha dichiarato la regione orientale zona disastrata e sta procedendo all’invio di aiuti.
Il primo ministro libico, Abdul Hamid al-Dbeibah, a capo del governo di Unità Nazionale (GNU), che unito non è, ha annunciato questa mattina di aver già mandato un aereo a Bengasi con 14 tonnellate di forniture e personale medico, malgrado ci siano ancora grosse difficoltà ad entrare nella città di Derna, la più colpita.
Anche la comunità internazionale si sta muovendo, offrendo aiuti alle zone colpite dalle alluvioni. Persino il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha fatto sapere che il suo Paese è pronto a inviare aiuti umanitari.
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