Costantino Muscau
11 Settembre 2023
“Chi non muore si rivede quando gli serve qualche cosa”, è un vecchio detto. Ed essi, in effetti, sono vivi e vegeti e sono ricomparsi perché avevano bisogno della carta che cambierà la loro vita.
I 10 giovanissimi giocatori burundesi della nazionale Under 19 di pallamano dileguatisi a Fiume, in Croazia, il 9 agosto durante i campionati mondiali giovanili, sono riemersi. In Belgio. E hanno chiesto asilo politico. La notizia risale a qualche giorno fa, ma ora c’è la conferma ufficiale anche del sito “SchengenVisaInfonews”.
Secondo la ministra belga per l’Asilo e la Migrazione, Nicole de Moor, 39 anni, alcuni dei dieci diciasettenni (sono tutti classe 2006) hanno presentato richiesta di asilo in Belgio, che – ricorda il sito di Schengen– è l’ex Paese colonizzatore del Burundi e ospita una vasta comunità di burundesi.
Il ministro non ha precisato il numero degli “applicanti”, ma la stampa belga ha rivelato che si tratta della larga parte del team sportivo datosi alla “latitanza” per cercare libertà e migliori speranze di vita. Appare però lunga e tortuosa la strada verso la libertà, per citare un film dedicato a Nelson Mandela.
Nicole de Moor ha confermato che i richiedenti asilo sono i benvenuti anche se gli atleti ricadono sotto la responsabilità della Croazia in quanto i giovani hanno beneficiato del cosiddetto “short-stay visa” per il torneo che però consente loro di chiedere il visto anche in un altro Paese Schengen. Il ministro ha aggiunto: “Siamo in contatto con le autorità croate per organizzare il loro rientro, che è possibile soltanto se hanno l’età legale. Questo transito dei richiedenti asilo in diversi Paesi europei è proprio ciò che è sbagliato nella “policy” di chi chiede asilo”.
Insomma, per i giovani ora c’è il pericolo di finire avviluppati nella soffocante rete di leggi e rapporti nazionale e internazionali. “In Belgio, infatti, l’accoglienza di chi cerca protezione internazionale – lo scrive il sito di Schengen – “è così piena che le singole richieste vengono rigettate a favore delle famiglie con bambini. Per questo i Paesi europei sono invitati a una migliore distribuzione dei richiedenti asilo”.
La decisione del governo belga, presa recentemente, di favorire famiglie e minori, a discapito dei single, è stata criticata dalle organizzazione umanitarie. Il Belgio, nello specifico, proprio il mese prima della fuga dei diciasettenni burundesi (il 10 luglio), ha reso nota la lista aggiornata delle nazioni non europee considerate sicure. Essa comprende Albania, Macedonia del Nord, Bosnia Herzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo, India e Georgia. Del Burundi non si fa cenno.
Un Paese viene considerato sicuro se in esso non c’è il rischio di persecuzioni o di seri danni fisici alle persone. A questo proposito – è scritto in una dichiarazione del governo belga – “vengono prese in esame la situazione legale, l’applicazione delle leggi e le condizioni politiche generali”.
I cittadini dei suddetti 9 Stati dovranno presentare “prove chiare e forti” che la loro patria non garantisce sicurezza. Del Burundi non si fa cenno. È noto, però, che dalle parti di Gitega e Bujumbura il rispetto delle garanzie personali e collettive, dei diritti umani, delle leggi (l’omosessualità è punita, i giornalisti incarcerati) non sono proprio una pratica quotidiana e diffusa…
La fuga di sportivi dal piccolo Paese dell’Africa orientale sta diventando… epidemica. Il 18 agosto scorso doveva partire il Burundi Football Championship 2023-2024. Ebbene, l’avvio è stato “funestato” da una sorpresa sgradita ai tifosi e al governo: 20 tra (i migliori) giocatori e dirigenti hanno fatto i bagagli e si sono “trasferiti” in Rwanda. Esattamente 9 giorni dopo l’inizio della latitanza degli atleti che si trovavano in Croazia.
Tra pallamano e palla al piede, evidentemente, qualcosa non va in quel di Burundi.
Intanto i 10 fuggiaschi europei dovranno imboccare il sentiero tormentato delle procedure: prima rivolgersi all’Ufficio della Commissione Generale per i Rifugiati, poi, in caso di diniego, fare appello al Council for Alien Law Litigation.
Nel 2022 i richiedenti asilo in Belgio sono stati oltre 100.000, dei quali 63 mila provenienti dall’Ucraina. Gli altri principali Paesi di provenienza di chi cercano asilo sono Afghanistan, Syria, Palestine, Eritrea e appunto Burundi. Fra essi i giovani “pallamanisti” la cui scelta in patria è stata, ovviamente, stigmatizzata dalle autorità. Ora la loro sorte è nelle mani del Belgio.
Eh sì, è lunga e tortuosa la strada verso la libertà.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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