EDITORIALE
*Marcello Ricoveri
Windhoek, 30 Agosto 2023
Un tempo, ormai trascorso da parecchi anni, avrei redatto un telegramma su quest’argomento. Oggi no: reagisco con le mie conoscenze ed esperienze di Africa ed un pizzico di leggerezza e di distacco in più, ad una sollecitazione dell’amico di lunga data Massimo Alberizzi.
Il vertice – che peraltro ha suscitato poco interesse sui media europei, salvo forse da parte della BBC – avrebbe anche avuto poca importanza in assoluto, come accadde per i vertici passati, se non ci fossero stati tre fatti rilevanti su scala geopolitica mondiale: il conflitto Russo-Ucraino, l’allunaggio al Polo Sud della sonda indiana, la scelta di allargare il gruppo a sei dei ventitré paesi che hanno fatto formale richiesta di adesione.
Mi spiego meglio: il conflitto in Ucraina ha creato, a detta della maggior parte degli osservatori, occidentali e non, una riedizione moderna della guerra fredda che si credeva superata dopo la sparizione dell’Unione Sovietica. Se dei due blocchi uno è certamente rappresentato dall’Occidente e dai suoi alleati, l’altro non poteva che essere impersonato dai BRICS, non foss’altro perché di esso fa parte integrante la Russia.
Il successo tecnologico realizzato dalla performance della sonda indiana ha poi posto sotto gli occhi di tutto il mondo un fatto innegabile: questi Paesi – un tempo definiti “emergenti” con un leggero connotato peggiorativo connesso a questo vocabolo – fanno sul serio, sia sul piano tecnologico che su quelli economico-commerciale ed in ultima analisi politico.
Infine l’allargamento, pianificato a partire dal 1° gennaio del prossimo anno, mette in evidenza il fatto che un gruppo che rappresenta il 36 per cento del PIL mondiale – e, aggiungo io, controlla molteplici materie prime di interesse strategico per molte produzioni del futuro – rappresenta anche il 47 per cento della popolazione mondiale.
Oltretutto, data la percentuale di giovani nei Paesi che ne fanno parte, in breve ne rappresenterà la maggioranza assoluta. L’organizzazione non potrà non avere una sempre maggiore rilevanza politica e determinare un equilibrio sostanziale fra quelli che ho definito come blocchi.
Sul tavolo dei negoziatori di questo che definirei Nuovo BRICS restano la questione della nuova moneta multipolare che nelle loro intenzioni dovrebbe sostituire sia il dollaro che l’euro, sia l’analisi di ulteriori richieste di altri Paesi (ne sono rimasti diciassette) che hanno fatto richiesta di aderire.
Entrambe difficili da risolvere: la prima perché se non tutti ma certo i più importanti sosterranno la loro moneta, la Cina in primis; la seconda perché la scelta di altre adesioni potrebbe ulteriormente sbilanciare il già precario equilibrio esistente fra i due blocchi con conseguenze geopolitiche che potrebbero far preoccupare ancor di più gli Stati Uniti, potenza egemonica mondiale non propensa oggi a rinunciare a questa sua posizione.
Se poi vogliamo dare uno sguardo al continente africano, la lenta ma progressiva avanzata economica cinese procede relativamente indisturbata perché il timido attivismo russo è per ora ostacolato sia dallo sforzo bellico in Ucraina che dalla decapitazione della Wagner.
L’Occidente, per parte sua, sul piano economico fa sempre di meno e su quello politico perde sempre più terreno agli occhi di molte leadership africane che continuano a strumentalizzare il passato coloniale.
Inoltre i nuovi membri, Egitto ed Etiopia, si aggiungono al Sud Africa e creano un terzetto poderoso sia sul piano economico che su quello politico. Sarebbe interessante sapere se Nigeria e Kenia, i cui Pil si collocano ai primi posti assieme a quei tre, facessero parte di quei diciassette che hanno fatto domanda o se invece le loro relazioni con il blocco occidentale impediscano per ora tale sviluppo.
Insomma, per ora queste appaiono le prossime evoluzioni del gruppo BRICS. A mio avviso non ci saranno negoziati facili durante il prossimo anno, sia per le numerose questioni tecniche da risolvere relative ai rapporti commerciali fra vecchi e nuovi membri, sia alle altrettanto numerose questioni politiche legate all’evoluzione delle crisi mondiali esistenti sul tappeto.
L’evoluzione dei rapporti fra i due blocchi che si sono creati prenderà molto tempo e nonostante la ritrosia della Cina ad assumere la leadership politica del gruppo, soprattutto per evitare l’impressione di diventare agli occhi di molti Paesi africani come la nuova potenza “neocoloniale”, la superpotenza asiatica rimane l’ago della bilancia, anche in considerazione delle dinamiche geopolitiche mondiali a medio e lungo termine.
Del resto la civiltà plurimillenaria cinese lavora sui lunghi periodi…..E’ seduta sulle rive dello Yang Tze Kiang e aspetta. Il tempo gioca a suo favore e forse molti Paesi che sfuggono alla narrazione politica occidentale, se ne potrebbero accorgere.
Marcello Ricoveri
twitter #africexp
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA
*Marcello Ricoveri ha rappresentato l’Italia come ambasciatore in Uganda (accreditato anche in Ruanda, anche durante il genocidio, e Burundi), Etiopia, Nigeria (con competenze sul Benin) e prima ancora come primo consigliere della nostra legazione a Pretoria con competenze anche sulla Namibia. Vive a Windhoek. A Roma, per 7 anni circa, si è occupato di Cooperazione allo sviluppo, di Unione Africana, di ECOWAS e di G8 per l’Africa. Grazie alla sua esperienza conosce molto bene l’intero continente e continua ad essere un attento e un acuto osservatore delle dinamiche socio-politiche del sud del mondo.
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