Africa ExPress
28 agosto 2023
Il primo ministro libico, Abdulhamid al-Dbeibah, a capo del governo di Unità Nazionale (GNU) di Tripoli, ha licenziato poche ore fa il ministro degli Affari Esteri, Najla el-Mangoush, sperando in tal modo di contenere le polemiche e la rabbia che hanno suscitato l’incontro, avvenuto a Roma la scorsa settimana, con il suo omologo israeliano Eli Cohen.
La signora el-Mangoush ha sostenuto che il meeting con Cohen è stato casuale e non pianificato. Il capo della diplomazia israeliana ha ringraziato il nostro vicepremier e capo della Farnesina, Antonio Tajani, per aver ospitato l’incontro. Il ministro degli Esteri di Tripoli ha sottolineato che durante la riunione ha ribadito più volte il sostegno del suo Paese ai palestinesi. Ma un alto funzionario israeliano ha riferito a Reuters che il meeting tra i due sarebbe durato più di due ore e approvato dai più alti livelli libici.
In un comunicato Cohen ha specificato di aver parlato con la sua controparte libica del grande potenziale che le relazioni tra i due Paesi possono offrire e dell’importanza della preservazione del patrimonio ebraico in Libia.
Yair Lapid, deputato dell’opposizione israeliana, non ha apprezzato l’incontro tra i due ministri e, senza giri di parole, ha detto che non ci si può fidare di questo governo per gestire questioni diplomatiche delicate.
Il meeting doveva restare segreto. Gli Stati Uniti sono furiosi per le rivelazioni fatte da Cohen.
Insomma, la disputa sollevata dall’incontro tra i due ministri degli Esteri, ha scatenato rabbia e malcontento in Libia, alimentando così la crisi politica interna del Paese in un momento già molto critico, visto che il futuro del governo ad interim di al-Dbeibah era già in discussione da tempo. Il capo del Consiglio presidenziale libico, Mohammed Menfi, ha chiesto spiegazioni al premier di Tripoli.
La el-Mangoush, come ha riferito il New York Times, sarebbe in fuga verso la Turchia perché teme per la sua incolumità, dopo le gravi polemiche a livello politico e le proteste in diverse città libiche. Un collaboratore del ministro, Salmin Asaad, ha chiarito via whatsapp: “La gente è arrabbiata, stanno appiccando incendi in segno di protesta. Ha lasciato il Paese per problemi di sicurezza”.
Va ricordato che l’Italia ha un piccolo contingente nel Paese, MIASIT (Missione bilaterale di Supporto e Assistenza in Libia). Il Comando della Missione è schierato a Tripoli, mentre la Task Force, che comprende anche un ospedale da campo, si trova a Misurata.
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