Cornelia I. Toelgyes
17 agosto 2023
Mentre tutti gli occhi sono puntati sul golpe in Niger e sull’eventuale intervento militare di ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) per reinsediare il presidente Mohamed Bazoum, i jihadisti del Sahel si stanno scatenando.
In Mali, il Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani (JNIM) ha messo sotto assedio la Perla del Sahel, la città di Timbuktu (nel nord del Paese), dal 1988 patrimonio mondiale dell’UNESCO, grazie alla sua importanza culturale e storica.
In una serie di messaggi audio trasmessi dall’8 agosto 2023, il comandante del JNIM per la regione di Timbuktu, Talha Abou Hind, ha annunciato che non permetterà più il passaggio di alcun camion proveniente dall’Algeria e dalla Mauritania, ma anche dalla regione maliana di Mema, più a sud.
Il leader islamista JNIM (gruppo terrorista legato a al Qaeda), ha fatto sapere che suoi uomini si stanno mobilitando intorno alla città per “una guerra totale” contro lo Stato maliano, che ha “chiamato i Wagner (il gruppo paramilitare russo attivo in Mali dalla fine del 2021) in loro aiuto, come in precedenza aveva chiesto supporto a Barkhane (forze militari francesi) e a Takuba (forze militari europee), che nel frattempo hanno lasciato il Mali”.
Finora il capo di JNIM non sarebbe ancora passato ai fatti. Anche se diverse fonti hanno riferito che nessun camion proveniente dall’Algeria, Mauritania, tantomeno dalla città maliane Bambara Maoudé, Mopti e Goundam sono entrati a Timbuktu.
Attualmente non mancano ancora i rifornimenti e in città regna la calma. Le autorità hanno chiesto alla popolazione di stare tranquilla. Ciononostante alcune famiglie hanno abbandonato la città, per paura della minaccia jihadista, altre, per lo più arabe, perché temono la reazione dell’esercito maliano. Finora né le forze armate, né i loro alleati russi, i mercenari di Wagner, sono intervenuti.
Nei giorni scorsi i militari di Bamako e i contractor di Wagner hanno preso possesso della base di MINUSMA (missione di pace dell’ONU, costretta a lasciare i Paese) a Ber, che dista solamente una sessantina di chilometri dalla città circondata dai terroristi di JNIM.
I caschi blu, mentre stavano per lasciare la base di Ber, sono state oggetto di due attacchi rivendicati dai jihadisti di JNIM e quattro uomini di MINUSMA sono stati feriti.
Anche in quell’area la situazione è tesa e complessa. E’ controllata dal Coordinamento dei movimenti dell’Azawad (CMA), firmatario dell’accordo di pace del 2015, ma dopo l’arrivo dei militari maliani e dei loro alleati domenica scorsa, i loro leader non hanno nascosto il loro disappunto. Ritengono che si tratti di una violazione dell’accordo di pace e attribuiscono la responsabilità ai caschi blu di MINUSMA.
I funzionari dell’ONU hanno spiegato che le basi occupate dai caschi blu in Mali dovranno essere consegnate alle autorità maliane, in quanto all’epoca, nel 2013 (ben prima della firma del trattato di pace), è stato il governo di Bamako a autorizzare lo spiegamento delle truppe della missione di pace del palazzo di Vetro. MINUSMA consegnerà quindi ufficialmente i suoi campi alle autorità politiche di transizione maliane e saranno loro a decidere se concederle o meno all’esercito insieme ai contractor di Mosca.
Attualmente in Mali ci sono 1.600 mercenari russi, ma la loro presenza continua essere negata da Bamako, nonostante le conferme di numerosi funzionari russi, nonché dallo stesso capo di Wagner Evgeny Prigozhin.
Malgrado il massiccio spiegamento dei paramilitari, gli attacchi terroristi sono aumentati considerevolmente. Secondo un inchiesta del quotidiano parigino Le Monde, e in base ai dati della ONG statunitense ACLED (Armed Conflict Location and Event Data Project, organizzazione non a scopo di lucro, specializzata nella raccolta di dati, analisi e mappature dei conflitti nel mondo), nel 2022 almeno 688 civili sono stati uccisi dal gruppo dello Stato Islamico, otto volte di più rispetto alla media dei quattro anni precedenti all’arrivo di Wagner. Mentre JNIM ha ucciso almeno 590 civili nel 2022: 3,5 volte in più rispetto alla media del periodo 2018-2021.
Ma anche in Niger, tre settimane dopo il putsch, gli attacchi dei terroristi sono in netto aumento, dovuto anche al ritiro delle forze nigerine dalle aree strategiche (la zona delle tre frontiere: Niger, Mali, Burkina Faso). Gran parte dei soldati nigerini sono stati richiamati nella capitale a causa di un possibile intervento militare di ECOWAS.
Eppure per la giunta militare nigerina, Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CSNP), guidata da Abdourahamane Tchiani, ex capo della guardia presidenziale, una delle ragioni addotte dai putschisti per giustificare il loro colpo di Stato è il “continuo deterioramento della situazione della sicurezza”. Da quando hanno preso il potere, sono ben 8 gli attacchi perpetrati dai terroristi.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
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