Colpo di mano dei giocatori di pallamano: Burundi e Ruanda uniti nella fuga

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Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
Zagabria, 18 agosto 2023

“I nostri giovani del Burundi sono sportivi talentuosi, compiono delle imprese che fanno onore al Paese in molti settori. Non fermatevi, però allo sport, dovete impegnarvi anche in altri campi per il vostro sviluppo”. 

Così parlò il Numero Uno del Burundi, Sua Eccellenza Presidente Evariste Ndayishimiye, 55 anni, ex militare, dal 2020 a capo di uno Stato tra i più poveri del mondo (meno di 800 dollari il Pil) e teatro dal 1993 al 2005 di una terrificante guerra civile.

Nazionaale di pallamano under 19 del Burundi

 Era il 16 novembre 2022 e la squadra giovanile di Pallamano, guidata dal responsabile delle Federazione giovanile di Handball, Dauphin Nikobamye offriva al Numero Uno (maiuscole obbligatorie in Burundi quando si parla di Lui) un trofeo appena conquistato all’estero. 

Questi giovani talentuosi, o almeno una parte di essi, ingrati, nei giorni scorsi con un colpo di mano, non si sono dimostrati degni di tanto elogio da parte del Numero Uno. Anzi sono diventati “un flagello che bisogna frenare”. 

Evariste Ndayishimiye, presidente del Burundi

Eh sì, perché 10 diciasettenni burundesi impegnati nei Mondiali di Pallamano Under 19, che si svolgevano in Croazia, sono scomparsi. Spariti, volatilizzati. Quasi tutta la squadra (10 su 13!) dissoltasi nel nulla. Verso le 15.30 del 9 agosto invece di fare ritorno al Centro studentesco di Rijeka (Fiume), dove alloggiavano, hanno preso un’altra strada.

Quella si presume – della libertà, per un futuro diverso da quello della miseria e della repressione che li attende in casa. Muti i telefonini dei ragazzi, panico e costernazione nella delegazione venuta da Gitega (la capitale politica che dal 2018 è subentrata a Bujumbura, centro economico) e nei loro genitori. Il responsabile, Dauphin Nikobamye, era sotto choc: “Dovevamo incontrare la nazionale del Bahrain e poi quella della Nuova Zelanda; invece, i giocatori si sono allontanati senza autorizzazione. Come faremo a tornare in patria senza di loro?”

Ovviamente la partita non si è giocata, la squadra (data per sconfitta 10-0 a tavolino sia con Bahrain sia con Nuova Zelanda) è stata ritirata, la Polizia della contea Primorje-Gorski Kotar ha avviato subito le ricerche dei fuggiaschi. Fino a dopo Ferragosto, però, nessuna traccia della “decina desaparecida”.

Non solo: pochi giorni dopo, quella pattuglia di “latitanti” ha avuto un imitatore: si è dileguato anche un atleta del Ruanda, Fred Nshimyumuremuyi, 19 anni, ala destra dell’équipe nazionale e del club di pallamano della polizia ruandese. La notizia è stata data mercoledì, una volta che la squadra è sbarcata a Kigali. Fred alloggiava con i compagni in un hotel di Zagabria, dove non ha più messo piede.   

Un mistero, un giallo sempre più fitto, dunque? Fino a certo punto. L’ipotesi più probabile è che i players avessero programmato, magari aiutati da qualche adulto, l’evasione, via Europa dai due Paesi un tempo gemelli, il Burundi e Rwanda. 

Due Stati poi uniti dal medesimo bagno di sangue genocida. La Croazia è un’ottima porta per “immergersi” in Europa: dal 1° gennaio 2023 fa parte dell’area Schengen e ai giocatori africani era stato concesso il visto che consente loro di girare nel nostro continente. Inoltrandosi per la cosiddetta rotta Balcanica, probabilmente gli atleti sono finiti in Germania, o in Francia, o altri Stati del nord. Una fuga ben architettata. Per non destare sospetti i giovani hanno sfidato gli Stati Uniti (e hanno perso per 33-27) poi alla vigilia degli altri 2 incontri se la sono data a gambe.

Nella classifica finale il Burundi è stato collocato all’ultimo posto, il 32° posto, il Rwanda al 27°. (Il torneo, conclusosi il 13 agosto, è stato vinto dalla Spagna). Facile immaginare la reazione delle autorità di Gitega. 

La scomparsa danneggia l’immagine del Burundi e la reputazione dei giocatori burundesi. Questo offuscare l’immagine del Burundi è indubbiamente aggravato dalle incredibili ragioni che queste pecore smarrite danno per giustificare il loro comportamento. Il nostro orgoglio è stato eroso da questo comportamento indegno di alcuni giocatori”, si legge in un comunicato attribuito da alcune fonti di stampa a Remy Barampama, definito ministro dello Sport del governo presieduto dal generale Evariste Ndayishimiye. (Secondo il sito ufficiale statale, però, il titolare del dicastero “East African Community Affairs, Youth, Sports and Cultura, risulta essere l’ambasciatore Ezekiel Nibigira). 

Ai giovani africani, però, interessava sfuggire alla durissima realtà sociale ed economica dei loro Paesi.

Proprio il 9 agosto il sito di giovani bloggers Yaga Burundi, una rara voce libera ha pubblicato la lettera di un cittadino che ha preso una decisione “molto difficile, ma necessaria: lasciare l’amatissimo Paese. Non è una fuga, ma la ricerca di una speranza per l’avvenire dei miei figli. Qui manca la soddisfazione dei bisogni primari, lavoro, istruzione, salute. Sono nato e cresciuto con il crepitio dei fucili, ho visto troppi orrori. E ho giurato a me stesso che i miei figli non vivranno ciò che io ho vissuto. I miei ragazzi meritano un avvenire migliore. Si dice che l’erba del vicino sia sempre migliore. Sicuramente è migliore di questa che mangiamo nel nostro caro Paese”.

Dove l’87 per cento dei circa 13 milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà, dove lo stipendio mensile è di 15 dollari, dove la mortalità infantile è alta, dove la corruzione dilaga, dove la libertà di espressione è conculcata, e dove – secondo World Happiness Report – c’è il più alto tasso di infelicità. 

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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