Con questo articolo Federica Iezzi,
giornalista ma anche cardiochirurgo pediatrico
impegnata in missioni umanitarie
con Organizzazioni Non Governative in Africa,
comincia la sua collaborazione con Africa Express.
Federica Iezzi
17 agosto 2023
E’ la regione del Lower Shabelle, tra i distretti di Qoryooley e Marka, l’ultima area colpita da un attacco ad un autobus di linea, rivendicato dai militanti di al-Shebab in Somalia. Si contano una decina i morti e altrettanti feriti.
Gli Shebab, dunque, rimangono ancora una crescente minaccia alla stabilità nel Corno d’Africa.
Il mandato del presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud è stato in larga misura incentrato sulla lotta al terrorismo. Solo negli ultimi mesi, l’esercito nazionale e le milizie dei clan locali hanno riconquistato aree del Paese in mano al gruppo al-Shabab, soprattutto nella regione di Hiiraan, nello stato federale di Hirshabelle.
Le operazioni sono state sostenute da raid aerei statunitensi (AFRICOM) e dalle 18mila truppe dell’ATMIS (African Union Transition Mission in Somalia), forza dell’Unione Africana il cui mandato è terminato lo scorso giugno.
La violenza legata agli Shebab è cresciuta in modo significativo proprio a giugno, in particolare nelle regioni di Lower Shabelle e Banadir, con oltre una dozzina di attacchi contro le forze di sicurezza e la popolazione civile.
Gli attacchi hanno avuto luogo in un momento cruciale, poiché Somalia e Kenya hanno concluso un accordo per riaprire i valichi di frontiera di Mandera, Lamu e Garissa, chiusi dal 2011, e la missione ATMIS ha iniziato a ritirare le sue truppe dalla Somalia.
Dall’inizio della prima fase dell’offensiva contro gli Shabab nello stato di Hirshabelle, risalente ad un anno fa, la regione di Hiiraan è stata l’epicentro dell’operazione. Durante la prima fase, le forze di sicurezza somale hanno ottenuto il controllo di diverse roccaforti strategiche del gruppo ribelle, con il supporto delle milizie dei clan della regione.
Con il lancio della seconda fase dell’offensiva, estesa anche allo stato di Galmudug, il governo ha cercato di ridurre la dipendenza dalle milizie dei clan locali, di fatto rendendo tali aree obiettivi potenzialmente vulnerabili per gli attacchi dei terroristi.
Nonostante i successi iniziali durante le operazioni militari contro l’insurrezione del gruppo legato ad al-Qaeda, le differenze politiche interne e la continua fragilità di Mogadiscio e delle regioni circostanti, hanno costituito gravi battute d’arresto.
I continui attacchi degli Shebab vanificano la capacità del governo centrale somalo sia di fornire sicurezza, sia di alleviare l’orribile situazione umanitaria nel Paese. L’influenza dei militanti inoltre mina gli sforzi degli Stati Uniti per impedire l’uso della Somalia come rifugio per i terroristi internazionali.
Dal 2007, gli stessi Stati Uniti hanno fornito più di mezzo miliardo di dollari per addestrare ed equipaggiare le forze somale e cinque volte tanto in assistenza alla sicurezza per le forze dell’Unione Africana che combattono nell’ex colonia italiana.
Sebbene l’offensiva del governo somalo abbia indebolito la presa degli Shebab sul territorio, non ha fermato gli attacchi terroristici. Dal 2022 si è osservato un aumento di più del 40 per cento della violenza del gruppo contro civili e forze militari straniere, nonché numerose incursioni nelle regioni di confine con Kenya e Etiopia.
In fuga dalle forze governative, i miliziani avrebbero anche iniziato a spostarsi verso nord, dove l’instabilità politica di Puntland e Somaliland potrebbe offrire una concreta opportunità di espansione.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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