CENTRAFRICA

Stravolta la Costituzione con un referendum farsa: il Centrafrica si trasforma in una dittatura filorussa

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
10 agosto 2023

Nella Repubblica Centrafricana il referendum costituzionale, proposto alla popolazione lo scorso 30 luglio, è stato approvato con il 95,27 per cento delle preferenze. C’era da aspettarselo, anche se i maggiori gruppi dell’opposizione non hanno partecipato allo scrutinio e hanno condannato con forza la revisione della Costituzione.

Ora non ci sono più restrizioni per il presidente, in carica già al suo secondo mandato, Faustin-Archange Touadera, di ricandidarsi nuovamente alle prossime elezioni del 2025 e a quelle a seguire.

Faustine-Archange Touadéra, presidente della Repubblica Centrafricana

Secondo quanto ha precisato Barthélémy Morouba, presidente dell’ANE (organismo centrafricano indipendente responsabile della preparazione, dell’organizzazione e della supervisione delle elezioni e del referendum costituzionale, ndr), lunedì scorso, la partecipazione al voto è stata del 61,10 per cento, su 1.858.236 cittadini iscritti alle liste elettorali. Entro 15 giorni la Corte Suprema dovrà annunciare i risultati definitivi.

Assenti gli osservatori indipendenti

Ovviamente, in assenza di osservatori indipendenti riconosciuti, i dati annunciati da ANE sono difficilmente verificabili. Sta di fatto che secondo quanto riportato, l’affluenza è stata scarsa, soprattutto nella capitale. In un quartiere di Bangui, il 30 luglio, un reporter della Reuters ha visto solo poche decine di persone in coda.

Il Blocco repubblicano per la difesa della Costituzione definisce le elezioni una “farsa” e non riconosce in alcun modo il risultato provvisorio. Il precario Stato di Diritto è stato travolto e il voto trasforma di fatto la Repubblica Centrafricana in una dittatura satellite della Russia, intenta a sfruttarne le risorse minerarie. Un’altra vittoria di Mosca in Africa, anche se c’è il rischio che il Paese ripiombi nel caos della violenza e dei massacri.

Lo scorso settembre, la Corte costituzionale aveva bocciato il referendum sul nascere, sentenziando come illegale e incostituzionale il decreto presidenziale per l’istituzione di un comitato a redigere una nuova Carta.

Fatto non gradito da Touadéra e dai russi. Il capo di Stato ha silurato Danièle Darlan, presidente della Corte suprema di Bangui, mandandola in pensione anticipatamente.

Pressioni diplomatiche

La signora Darlan, in qualità di presidente della Corte suprema, nel 2020 aveva avvallato il risultato elettorale per un secondo mandato a Touadéra.

Poi, secondo quanto la giudice ha dichiarato a Human Right Watch, nella primavera 2022 ha ricevuto la visita di diplomatici russi che volevano cambiare la Costituzione del Paese per consentire all’attuale presidente di rimanere in carica.

“Il voto del 30 luglio ha assunto la forma di un plebiscito a favore del presidente Touadéra”, ha spiegato Charles Bouessel, ricercatore dell’International Crisis Group. Eppure quasi nessuno aveva letto la nuova legge fondamentale, fatta su misura per rispondere alle esigenze del regime.

Oltre a porre fine ai limiti del mandato presidenziale, che sono stati estesi da cinque a sette anni, il nuovo testo apporta tre importanti modifiche. In primo luogo, la Corte costituzionale, che si era opposta al progetto referendario, viene trasformata in un Consiglio, la cui maggioranza dei membri è nominata dal governo.

Contratti minerari senza controlli

In secondo luogo, l’Assemblea nazionale perde il diritto di controllo sui contratti minerari. E, come ha sottolineato Charles Bouessel: “Va ricordato che l’ex presidente del Parlamento, Karim Meckassoua, è stato destituito per aver voluto esaminare più da vicino gli accordi firmati con i russi”.

Infine, la creazione della carica di vicepresidente, il secondo in comando dello Stato, che sostituisce il presidente in caso di vuoto di potere, completa l’indebolimento delle altre istituzioni in questo regime presidenziale.

L’opposizione ha subito inoltre un duro colpo. Alcuni dei suoi esponenti di spicco sono stati esclusi dalla possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2025 per una nuova disposizione costituzionale che vieta ai cittadini con doppia cittadinanza di candidarsi alla poltrona più ambita del Paese.

E, per la prima volta i paramilitari del Gruppo Wagner sono stati apertamente coinvolti in un processo elettorale in Africa. I mercenari russi hanno fornito supporto logistico e sono stati attivi nell’ambito della sicurezza.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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