AFRICA

RSF, la libertà di stampa in Africa peggiora ancora rispetto all’anno scorso

 

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
3 agosto 2023

Fare giornalismo in Africa è diventato più difficile. Nel 2022 il 33 per cento dei Paesi africani aveva una brutta situazione con la libertà di stampa che è peggiorata nel 2023. Il World Press Freedom Index 2023 di Reporters sans Frontières (RSF) ha rilevato che l’incremento è salito al 40 per cento.

Libertà di stampa RSF mappa Libertà di stampa RSF mappa
Mappa degli espatri dei giornalisti (Courtesy RSF)

Giornalisti in fuga

I giornalisti in Africa sono in fuga per problemi di sicurezza. I maggiori flussi sono verso Europa, Stati Uniti e Canada. Queste mete sono raggiunte soprattutto dai reporter congolesi, nigeriani, eritrei e burundesi

I flussi di emigrazione dei giornalisti sono anche nei Paesi confinanti a quello di appartenenza. I reporter sudanesi si spostano in Egitto, Chad, Sud Sudan o Etiopia mentre i somali si rifugiano in Kenya.

“Uno dei più grandi carcerieri di giornalisti al mondo è l’Egitto. Attualmente ne detiene 37 dei quali 20 arbitrariamente”. Scrive RSF nel suo Press Freedom Index 2023.

Però, il Paese dei faraoni ha anche accolto almeno una quarantina di reporter sudanesi. È successo quando a metà aprile, in Sudan, sono iniziati gli scontri tra fazioni militari.

È la prima volta che l’ong che monitora la libertà di stampa e pubblica uno studio sulla migrazione dei giornalisti. Non dimentichiamo che nel World Press Freedom Index l’Egitto figura al 166° posto su 180 Paesi.

Libertà di stampa, Index 2023: L’Egitto è al 166° posto della classifica  (Courtesy RSF)

Africa laboratorio di propaganda russa

Lontana anni luce dai Paesi scandinavi, primi per la libertà di stampa, secondo RSF, l’Africa è “Il nuovo laboratorio di disinformazione e propaganda”.

L’area maggiormente colpita dalle fake news e dalla propaganda sono i Paesi dell’Africa subsahariana dove sono presenti i mercenari russi del Wagner Group.

Nelle aree dove ci sono conflitti i governi africani usano i media come strumenti di propaganda. In Mali e Burkina Faso hanno sospeso a tempo indeterminato le sedi di due media internazionali ed espulso i giornalisti stranieri.

In Centrafrica domina la narrativa russa che utilizza i media di propaganda Russia Today e Sputnik. L’obiettivo è screditare i giornalisti non allineati.

Giornalisti sempre più in pericolo

Con la guerra del Tigray, in Etiopia, sono stati arrestati una quarantina di giornalisti. Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) nel Nord Kivu, i cronisti lavorano tra l’incudine dei ribelli dell’M23 e il martello delle Forze armate congolesi.

La buona notizia è che in Mali il giornalista francese Olivier Dubois, sequestrato da un gruppo jihadista, è stato rilasciato dopo 711 giorni. La cattiva notizia è che in Camerun, Kenya, Somalia e Ruanda, da settembre 2022 a gennaio 2023, sono stati uccisi cinque giornalisti.

Tra questi il reporter camerunense Martinez Zogo e il ruandese John Williams Ntwali. Aperte le indagini per individuare i mandanti ma, come spesso succede, sono state insabbiate.

Il Burundi invece ha condannato a 10 anni di carcere Floriane Irangabiye, di Radio Igicaniro. È stata accusata di “minare l’integrità del territorio nazionale” perché, dell’agosto 2022, ha intervistato un difensore dei diritti umani e un giornalista in esilio.

I due intervistati avevano criticato la situazione dei diritti umani in del piccolo Paese della regione dei Grandi laghi.

L’Africa ha sicuramente ancora molto da lavorare sulla libertà di stampa. Ma la Namibia (22°) e il Sudafrica (25°) nella lista superano alcuni Stati UE. Italia compresa, al 41° posto.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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