Massimo A. Alberizzi
1° agosto 2023
Venti di guerra nel Sahel. Mali e Burkina Faso hanno risposto per le rime alla risoluzione del vertice dell’ECOWAS che minaccia sanzioni, anche militari, alla giunta militare che ha preso il potere in Niger.
In due interventi televisivi nelle televisioni maliana e burkinabé le rispettive giunte al potere hanno minacciato di rispondere militarmente alla prospettiva di interventi bellici per reinsediare il presidente nigerino Mohamed Bazoum, che due anni fa era stato eletto con un voto democratico considerato corretto dalla comunità internazionale.
La risposta dei due Paesi è durissima contro l’ECOWAS. “Ogni intervento militare conto il Niger significherà una dichiarazione di guerra contro il Burkina Faso e il Mali”. Definisce poi le sanzioni illegali e si riserva il diritto di intervento.
Stessa dichiarazione trasmessa dalla televisione del Burkina Faso. La situazione sta diventando quindi incandescente in una regione in cui i terroristi islamici stanno giocando un ruolo destabilizzante con conseguenze che investiranno anche l’Europa, grazie a una probabile ondata di migranti.
A sostegno del governo defenestrato in Niger, si sono schierati i governi occidentali, Francia e Stati Uniti in primis ma anche Unione Europea; i golpisti, non solo quelli del Niger ma anche quelli che sono in Mali e in Burkina Faso, hanno il sostegno della Russia e dei paramilitari del gruppo Wagner, legati al Cremlino.
Insomma, i russi tentano di muoversi da occidente a oriente nel tentativo è di espandere la loro influenza dall’oceano Atlantico al Mar Rosso. Oltre al Mali e al Burkina Faso, infatti, i mercenari sono presenti nella Repubblica Centrafricana e nel Sudan. Nel primo il 30 luglio si è tenuto un referendum farsa per consentire al presidente Faustin-Archange Touadera di ricandidarsi per un terzo mandato, esteso da cinque a sette anni e senza limite sul numero di mandati. In pratica si ricostruisce l’impero del famigerato Jean-Bedel Bokassa.
Il presidente Touadera è sostenuto militarmente dai Wagner che un paio di settimane fa, per “garantire l’odine pubblico”, hanno rafforzato il loro contingente inviando altri mercenari armati fino ai denti.
In Sudan invece si combatte una feroce guerra civile che vede il capo dell’esercito e presidente della giunta militare, Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, scontrarsi con il leader delle forze paramilitari del Rapid Support Forces (gli ex tagliagole janjaweed), Mohamed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto con il soprannome di Hametti, anche lui appoggiato dal gruppo Wagner e dai suoi miliziani.
I russi vogliono sostituirsi agli occidentali, francesi e americani soprattutto, nello sfruttamento delle risorse naturali africane e occorre riconoscere che stanno realizzando la loro politica di penetrazione profonda.
Con le dovute differenze, sembra di essere tornati al 1898, ai tempi dell'”incidente di Fashoda” quando i francesi che volevano unificare le loro colonie dall’Atlantico al Mar Rosso (erano già presenti in Senegal e a Gibuti, allora chiamata Costa Francese dei Somali), cioè da ovest a est, rischiarono uno scontro epocale con gli inglesi, che invece volevano connettere i loro possedimenti dal Cairo a Città del Capo, cioè da nord a sud.
Il tutto allora fu risolto dalla diplomazia con un accordo amichevole – ritenuto necessario anche per bloccare in Europa le mire espansionistiche tedesche – fra Francia e Inghilterra con un’Entente cordiale (cioè intesa cordiale). Stipulato a Londra l’8 aprile 1904 i due Paesi riconobbero reciprocamente le sfere d’influenza coloniale. Il trattato definì principalmente l’influenza francese sul Marocco e quella inglese sull’Egitto e segnò la fine di secoli di contrasti e conflitti tra le due potenze coloniali.
Massimo A. Alberizzi
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