Massimo A. Alberizzi
31 luglio 2023
Fiato sospeso in Niger e tutti gli occhi puntati sull’aeroporto di Niamey, la capitale, in attesa di vedere se sbarcano truppe dell’ECOWAS, la comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, in appoggio al presidente defenestrato, Mohammed Bazoum, da riportare al potere o se arrivano i mercenari russi della Wagner a sostenere i golpisti del generale Abdourahmane (detto Omar) Tchiani. Potrebbero esserci sorprese durante la notte.
Il vertice d’emergenza dei Paesi dell’ECOWAS si è concluso ieri con una pesante risoluzione che impone sanzioni severe. La cancellazione di finanziamenti e aiuti, la sospensione di tutte le transazioni commerciali e finanziarie tra gli Stati membri dell’ECOWAS e il Niger, il congelamento dei beni nelle banche centrali regionali. Ma soprattutto prevede un ultimatum (liberate e reintegrate entro una settimana Bazoum e restaurate l’ordine costituzionale) e l’imposizione di una no-fly zone su tutto il Paese.
Il presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto nel 2021, rimane agli arresti domiciliari e non si è ancora dimesso. Le dimissioni, comunque prevede la risoluzione ECOWAS, non saranno accettate.
“Nel caso in cui le richieste dell’autorità non vengano soddisfatte entro una settimana, l’ECOWAS prenderà tutte le misure necessarie per ripristinare l’ordine costituzionale nella Repubblica del Niger. Tali misure possono includere l’uso della forza”, si legge nella dichiarazione.
Nel Paese comunque regna una calma ricca di tensione dopo l’assalto di domenica all’ambasciata francese. In quelle stesse ore i golpisti hanno arrestato quattro funzionari governativi, tra cui Mahamane Sani Mahamadou, ministro del Petrolio e figlio dell’ex presidente Mahamadou Issoufou; Kassoum Moctar, ministro dell’Istruzione; Ousseini Hadizatou Yacouba, ministro delle Miniere. In manette è finito anche Foumakoye Gado, presidente del partito al potere, il Nigerien Party for Democracy and Socialism (PNDS-Tarayya), hanno enunciato alcuni militanti dell’organizzazione aggiungendo che “gli arresti confermano la natura ‘repressiva e dittatoriale’ dei leader del colpo di Stato” e invitando i cittadini a unirsi per proteggere la democrazia.
La sera stessa, il portavoce della giunta, il colonnello maggiore Amadou Abdramane, ha dichiarato alla televisione di Stato che tutte le auto a disposizione dei funzionari governativi devono essere restituite entro oggi a mezzogiorno e ha vietato l’uso dei social media per diffondere messaggi contro la sicurezza dello Stato.
Inoltre, ha attaccato la Francia sostenendo che sta organizzando scioperi e manifestazioni per chiedere di liberare Bazoum.
I manifestanti nigerini che hanno assalito l’ambasciata francese domenica sono apertamente irritati con l’ex potenza coloniale accusata di essere la causa dell’estrema povertà in cui giace il Paese. La Russia è vista da alcuni come una possibile alternativa. Non è chiaro se Mosca è stata convolta nella dimostrazione anche se durante la protesta sono state innalzate bandiere russe, e cartelli che recitavano “Abbasso la Francia” e sostenevano il presidente Vladimir Putin.
Il presidente ciadiano Mahamat Idriss Deby (il Ciad non fa parte dell’ECOWAS) è arrivato in Niger per cercare di mediare tra i leader golpisti e il governo deposto.
Dopo aver pubblicato quelle che sembrano essere le prime immagini di Bazoum dopo la presa di potere, mostrandolo sorridente e apparentemente illeso, Deby ha dichiarato che sta cercando di “trovare una soluzione pacifica”, senza scendere in ulteriori dettagli.
Secondo alcune fonti raccolte a Niamey dagli stringer di Africa ExPress la banca centrale regionale ha già cancellato la prevista emissione di 30 miliardi di CFA (51 milioni di dollari) di obbligazioni del Niger, prevista per oggi.
Massimo A. Alberizzi
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