Cornelia I. Toelgyes
20 giugno 2023
La missione di pace di un gruppo di presidenti africani cha hanno visitato sia l’Ucraina sia la Russia, incontrando i presidenti Zelensky e Putin, è fallita. La delegazione, capeggiata dal presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, è tornata nel continente con un nulla di fatto, la loro proposta per porre fine al conflitto scoppiato in Europa non ha avuto il desiderato successo.
I leader africani, appunto Ramaphosa, i presidenti Macky Sall (Senegal), Hakainde Hichilema (Zambia), Azali Assoumani (Comore), nonché rappresentanti del Congo-Brazzaville, Uganda, Egitto (tutti Paesi rimasti neutrali per quanto concerne l’invasione russa in Ucraina), sono stati accolti con una pioggia di bombe venerdì mattina nella regione di Kiev, poco prima di incontrare il capo di Stato ucraino, Volodymyr Zelensky.
Dopo Kiev, Ramaphosa e il resto della delegazione si sono diretti sabato a San Pietroburgo, nel nord-ovest della Russia, dove hanno esposto il loro piano di pace a Vladimir Putin.
Malgrado la tiepida accoglienza da parte dei leader dei Paesi in conflitto, il presidente sudafricano, appena rientrato, ha detto ieri che la missione è stata un successo. Eppure finora i colloqui tra i leader africani con Zelensky prima e Putin dopo, non hanno mostrato risultati tangibili.
“Si tratta di un’iniziativa storica perché è la prima volta che i leader africani hanno intrapreso una missione di pace al di fuori del continente”, ha dichiarato Ramaphosa nella sua newsletter settimanale.
Pretoria aveva annunciato il mese scorso il lancio di un tentativo di pacificazione tra i due belligeranti.
Il Sudafrica, potenza economica trainante in Africa, ha rifiutato di condannare l’invasione dell’Ucraina e ha sempre affermato di voler restar neutrale e di preferire il dialogo per porre fine alla guerra.
Va ricordato che il conflitto in Ucraina ha avuto pesanti ripercussioni nei Paesi africani, specie a causa dell’aumento dei prezzi dei cereali.
La delegazione ha presentato al due leader una proposta di 10 punti. Tra questi la de-escalation del conflitto, il riconoscimento della sovranità dei Paesi, l’esportazione senza ostacoli di grano attraverso il Mar Nero e il rimpatrio dei prigionieri di guerra e dei bambini nei Paesi di origine.
Putin ha sottolineato che la proposta è molto difficile da attuare, mentre Zelensky rifiuta qualsiasi colloquio con Mosca finché le truppe russe si trovano su suolo ucraino.
Ramaphosa ha avuto anche colloqui privati con Putin a San Pietroburgo, poco prima dell’incontro ufficiale con tutta la delegazione.
Il viaggio non è proprio iniziata sotto i migliori auspici. Appena atterrato in Polonia, all’aeroporto Chopin a Varsavia, l’aereo, su cui viaggiavano quasi 120 persone, è stato bloccato dalle autorità. Parte dello staff addetto alla sicurezza del presidente sudafricano non è potuto sbarcare.
Il fatto ha provocato un incidente diplomatico tra Varsavia e Pretoria. Wally Rhoode, capo della sicurezza del presidente sudafricano, ha accusato le autorità polacche di razzismo e di mettere in pericolo la vita del suo presidente.
Varsavia ha liquidato le esternazioni di Rhoode come insensate, affermando che molti dei passeggeri non erano in possesso di un porto d’armi e dunque non hanno ottenuto il permesso di lasciare l’aereo.
Il volo charter era partito da Pretoria giovedì con a bordo oltre ai membri della delegazione anche agenti delle forze di sicurezza sudafricane e giornalisti accreditati a seguire Ramaphosa nel suo viaggio a Kiev. Solo nella serata di venerdì i giornalisti hanno ottenuto l’autorizzazione di lasciare l’aereo.
Anche il capo di Stato sudafricano è arrivato nella capitale polacca giovedì, ma a bordo dell’aereo presidenziale Inkwazi, poi ha viaggiato in treno fino a Kiev, dove è arrivato venerdì, secondo quanto ha riferito la presidenza.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
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