Sandro Pintus
17 giugno 2023
“Dipendo dalla pesca. Sono condannato a una vita di povertà perché il parco mi ha privato dell’attività che mi permetteva di vivere. Fa male rendersi conto che non posso costruire una casa e avere una vita normale. Alla mia età, sono tornato a vivere con i miei genitori perché non posso più permettermi una casa”.
È la dura testimonianza di K. residente del Parco Nazionale Ntokou-Pikounda (PNNP), ultima area della conservazione in Congo-B gestita dal Fondo mondiale per la natura (Wwf).
“Siamo stanchi di questo parco. La caccia è un problema. La pesca è un problema. Alla fine, cosa vogliono? Ucciderci? Le autorità di questo Paese vogliono che tutti noi diventiamo ladri per poterci arrestare”.
“Tutto appartiene agli animali. Non è giusto. Le guardie ecologiche hanno creato un clima di terrore e insicurezza che ci impedisce di tornare alla nostra terra. Voi ONG a volte siete complici. Dovete aiutarci a risolvere questo problema”, si sfoga K.
Purtroppo è un copione già visto nei parchi africani gestiti dal WWF e denunciati da Survival International, argomento trattato da Africa ExPress con diversi articoli. Questa volta la denuncia sulla violazione dei diritti umani nel parchi gestiti dal Wwf, arriva anche dall’ong britannica Rainforest Foundation (RFUK).
La testimonianza di K., insieme a tante altre e ai dati riguardanti il PNNP, la troviamo sul report del Centre d’Actions pour le Développement (CAD), partner locale di RFUK. Il titolo dello studio è “Parco Nazionale Ntokou-Pikounda: quando la felicità di alcuni impone la miseria ad altri”, (50 pagine), pubblicato nel marzo 2023.
Le accuse contro il Wwf sono molteplici. Dalla violazione del diritto dei popoli indigeni, alla violazione del diritto alla libertà di movimento e di residenza.
Ci sono casi di tortura, trattamenti crudeli, inumani e degradanti, sgomberi forzati di famiglie e individui, distruzione e furto di beni personali. Viene registrato almeno un bambino morto per non avere avuto cure mediche a causa del divieto di navigare il fiume Bokiba.
L’incubo per gli abitanti del parco è iniziato tra il 2019 e il 2021. I ranger hanno distrutto e bruciato centinaia di aree di pesca situate all’interno del parco. “Intere famiglie sono state portate via con la forza, spesso con la violenza”, si legge nel report. Le testimonianze hanno indicato la distruzione di almeno 50 accampamenti ma le comunità dei residenti parlano di almeno 300.
Creato per decreto nel 2013, per proteggere i gorilla di pianura, il Parco ha una superficie di circa 4.272 kmq. L’area (grande quasi quanto il Molise) è cogestita da Wwf dal 2017 e riceve finanziamenti dalla Banca Mondiale e dal Wwf Belgio. Dati ufficiali parlano di 8.000 abitanti tra i quali ci sono 500 indigeni ma il numero dovrebbe essere molto superiore.
La popolazione che abita nell’area definita “protetta” vive di caccia e di pesca e le guardie forestali impediscono loro qualsiasi attività. Come negli altri parchi a gestione dal Wwf gli abitanti non sono stati coinvolti nelle decisioni.
Secondo RFUK, intorno a Ntoukou-Pikounda, l’impronta ambientale delle popolazioni è centinaia di volte inferiore a quella di un abitante medio del Nord del mondo. In pratica pare che l’ong ambientalista voglia proteggere i gorilla ma non protegge gli esseri umani che vivono nel parco.
Allora perché accanirsi con qualche migliaio di cacciatori e pescatori la cui sussistenza da innumerevoli generazioni dipende dalla foresta e ne sono i migliori custodi? “Il Wwf si è dimostrato ricettivo a discutere la situazione – scrive RFUK – resta da vedere se l’impegno porterà a cambiamenti tangibili sul campo”.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
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Crediti foto:
– Gorilla di pianura (Gorilla gorilla gorilla), Hominidae, Western Gorilla; Zoological Garden Berlin, Germany.
Di H. Zell – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15776981
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