Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
9 giugno 2023
Sono stati finalmente evacuati i trecento neonati e ragazzini del Maygoma House, il più grande orfanotrofio di Khartoum, sopravvissuti alla strage. Oltre cinquanta di loro sono morti letteralmente di fame nelle settimane precedenti, perché il personale non è più riuscito a recarsi sul posto di lavoro a causa dei continui combattimenti e bombardamenti che stanno insanguinando le strade della capitale sudanese dal 15 aprile scorso.
Ma Hadhreen, un gruppo di volontari che aiuta l’orfanotrofio, ha fatto sapere mercoledì che dall’inizio del conflitto sono deceduti ben 71 piccoli a Maygoma House.
Le autorità non hanno emesso un bilancio ufficiale delle vittime, ma prima che cominciasse il conflitto, l’orfanotrofio ospitava circa 400 bambini.
Le due fazioni, le truppe paramilitari Rapid Support Forces capeggiate dall’ex vicepresidente del Paese, Mohamed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto come Hemetti, da una parte e le forze armate sudanesi comandate da Abdel Fattah al-Burhan, capo del Consiglio sovrano e di fatto capo di Stato dell’ex condominio anglo-egiziano dall’altra, continuano i combattimenti, che stanno mettendo in ginocchio il Paese.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), che ha effettuato l’evacuazione nella tarda serata di mercoledì, ha dichiarato che i bambini di età compresa tra 1 e 15 anni sono stati portati in un luogo più sicuro, a Wad Madani, a circa 200 chilometri a sud-est di Khartoum.
Alyona Synenko, del CICR di Nairobi, ha precisato che non è stato possibile trasferire i piccoli prima, in quanto il loro evacuazione necessitava garanzie di sicurezza da entrambe le parti in conflitto
“Finalmente uno spiraglio di luce in mezzo a tanto dolore – ha sottolineato soddisfatto Mandeep O’Brien, rappresentante in Sudan dell’agenzia ONU per l’infanzia UNICEF – Ma – ha aggiunto – milioni di bambini rimangono a rischio in tutto il Sudan”.
Qualche settimana fa è stato evacuato un altro orfanatrofio a Khartoum, SOS Villaggi dei Bambini, perché occupato dalle milizie ribelli (RSF), come scrive la ONG nel suo blog. Novanta bambini, 30 adolescenti, 15 assistenti e tutto il resto del personale sono stati portati a Madani e in un’altra struttura nello stato meridionale del Nilo Bianco.
Finora il conflitto ha causato la morte di oltre 1.800 persone e, secondo le stime di OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), oltre 1,4 milioni sono sfollati e altri 476.000 rifugiati nei Paesi confinanti. Inoltre 25 milioni, oltre la metà della popolazione, necessitano di aiuti umanitari. Proprio a causa dell’insicurezza, finora solamente 2,2 milioni sono riusciti a ricevere viveri da parte delle organizzazioni internazionali, in quanto le molte tregue, accettate ogni volta da entrambe le fazione, non sono mai state rispettate.
A tutt’oggi, interi quartieri di Khartoum non hanno acqua corrente, l’elettricità è disponibile solo per poche ore alla settimana e tre quarti degli ospedali nelle zone di combattimento non funzionano.
Anche nel Darfur violenze e aggressioni non si arrestano. Il vice governatore del Darfur occidentale, El Bukhari Abdallah, ha comunicato che sono morti oltre 850 residenti, mentre i feriti sono oltre 2.000. La città di Geneina e la regione sono completamente isolate dal resto del mondo.
Il governatore del Darfur, Minni Minawi, ha dichiarato ufficialmente Geneina come “città disastrata”. Ha poi aggiunto che “La situazione umanitaria è disperata ed è il risultato di miliziani che hanno deliberatamente preso di mira risorse, saccheggiato i mercati e prosciugato il sistema idrico”.
Ancora una volta sono i più piccoli e vulnerabili a pagare il prezzo più elevato di questa inutile guerra. Secondo quanto riporta il ministro della Sanità del Darfur Orientale, Shafee Barar, 6 neonati sono morti dall’inizio della settimana nell’ospedale di El Daein per mancanza di medicinali e attrezzature mediche a causa degli scontri tra RSF e l’esercito.
Mercoledì scorso, Stati Uniti e Arabia Saudita hanno presentato una nuova proposta alle due fazioni in guerra per un altro cessate il fuoco di 24 ore sotto “rigorosa sorveglianza”.
Anche se i colloqui ufficiali tra i contendenti sono stati interrotti, le due delegazioni starebbero proseguendo dialoghi indiretti a Gedda, in Arabia Saudita, a riguardo della distribuzione degli aiuti umanitari e su altri passi che entrambe le parti dovranno compiere prima di ricominciare a incontrarsi.
Intanto ieri, il presidente sudanese, al-Burhan, ha dichiarato Volker Perther, capo di UNITAMS (missione integrata di assistenza alla transizione delle Nazioni Unite in Sudan), una missione politica speciale, per fornire sostegno al Sudan, come persona non grata. Il leader del Paese aveva chiesto la sua sostituzione già alcuni giorni fa, ma ora ha ufficializzato la propria posizione nei confronti dell’alto funzionario dell’ONU.
Cornelia I. Toelgyes
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Cinquanta piccoli di un orfanotrofio morti di fame a Khartoum: nessuno li ha nutriti