Sandro Pintus
8 giugno 2023
“Ogni 26 minuti un elefante viene ucciso da un bracconiere”. È la stima, messa nero su bianco, del Fondo mondiale per la natura (WWF). L’Ong ambientalista lancia un grido d’allarme sulla situazione catastrofica che sta vivendo l’elefante africano.
Secondo il WWF, ogni anno si stima che 20 mila elefanti vengano massacrati per l’avorio. Una strage che non ha mai fine soprattutto a causa del bracconaggio. Con questi numeri, tra due decenni, l’elefante africano sarà estinto.
Gli elefanti, nel grande continente africano, un secolo fa erano stimati in 12 milioni di esemplari. Oggi se ne contano 415 mila. In cento anni è stato perso il 95 per cento del più grande animale terrestre del pianeta.
In Africa ne esistono due specie: l’elefante di savana (Loxodonta africana) e l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis).
Il primo è classificato come “specie in pericolo”; situazione peggiore per l’elefante di foresta inserito tra le specie in “pericolo critico”. Significa che è considerato a elevato rischio di estinzione a breve termine.
Se la principale minaccia è il bracconaggio alimentato dal mercato nero dell’avorio, non si deve sottovalutare il conflitto uomo-elefante.
La deforestazione, portata avanti dalle comunità locali per avere terra coltivabile, causa la diminuzione dell’habitat dei pachidermi. Questi invadono le coltivazioni umane e ne mangiano i prodotti causando un antagonismo infinito per la sopravvivenza di entrambi.
Questo conflitto, in Kenya tra il 2010 e il 2017, ha portato alla morte di 200 persone. Per difendere i villaggi sotto assedio di pachidermi cosiddetti “problematici”, ogni anno sono uccisi dalle autorità tra 50 e 120 elefanti.
A maggio scorso è terminata la campagna di raccolta fondi del WWF per la realizzazione del progetto “Una foresta per gli elefanti”. Un progetto nel territorio del Tridom, area di foresta pluviale tra Gabon, Camerun e Repubblica del Congo, dove si trova il parco di Ntokou Pikounda.
Secondo il WWF è l’ultimo avamposto per la conservazione degli elefanti di foresta per “azioni di studio e monitoraggio e il rafforzamento del sistema antibracconaggio”.
Da diversi anni Survival International, ong per i diritti dei popoli indigeni, denuncia la “conservazione” del WWF.
In alcune aree dove il WWF fa conservazione tra Camerun e Congo abitanti picchiati ed espulsi con la forza dai ranger a difesa del parco progettato dal WWF.
Ai pigmei viene vietato di cacciare e raccogliere frutta nelle loro foreste ancestrali che li ospitano da millenni. In nome della “conservazione”.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
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Crediti foto:
– Elefante di foresta
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31315636
By U.S. Fish and Wildlife Service Headquarters – Forest elephant group 2 Uploaded by Dolovis, Public Domain, Link
– Elefante di savana
By Benh LIEU SONG / Benh LIEU SONG – Flickr: Elephants Family, CC BY-SA 2.0, Link
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Articolo interessante anche se il suo titolo risulta un po' sensazionalistico. Siamo afflitti da decenni da previsioni catastrofiche di ogni tipo, al limite della profezia, poi non verificatesi.
Bene preoccuparsi per gli elefanti ma la notizia peggiore che emerge da questo articolo è che i popoli indigeni vengano ancora vessati, deportati e addirittura uccisi in nome di ideologie di popoli che si pretendono superiori e che in passato hanno giustificato gli abusi in nome della razza e oggi li ripetono in nome dell'animalismo e dell'ambientalismo