Nobiltà e miserie dell’atletica keniota

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Dal Nostro Inviato Sportivo
Costantino Muscau
Nairobi, 6 giugno 2023

Con la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, nel 2016, illuminò (letteralmente) il suo sperduto e sconosciuto villaggio, al buio da sempre.
Faith Chepngetich Kypiegon, Firenze 2 giugno 2023

Con il record del mondo sui 1500 metri stabilito il 2 giugno a Firenze, ha assicurato una casa in muratura e un automobile alla sua famiglia, appiedata da sempre e da sempre alloggiata in una baracca di lamiera.

Potenza dell’Atletica.
Faith Chepngetich Kypiegon, 29 anni, mammina volante nera, è veramente prodigiosa. Due volte campionessa del mondo, due volte campionessa olimpica, dal 2 giugno scorso è anche primatista mondiale su quella distanza con il tempo di 3’49”11.
La prima donna a scendere sotto la soglia dei 3 minuti e 50” sul chilometrò e mezzo. Secondo molti esperti – scrive Nicole Jeffery sul sito World Athletics – è la più grande atleta della storia nella media distanza. E intende andare avanti dando l’assalto al record ottenuto a Firenze, nel meeting di Monaco a luglio e poi cercando di vincere il terzo titolo mondiale in agosto a Budapest. Senza trascurare la terza olimpiade, quella di Parigi nel 2024.
È anche una delle 5 figure mondiali ad aver dominato in tutte le categorie della sua specialità.
E’ tutto? No, perché Faith ha stupito anche per un altro motivo. Nel 2018 la sua carriera sembrò interrompersi e declinare per aver deciso di avere una figlia, Elyn, nata a giugno. Dopo 18 mesi riprese ad allenarsi e a vincere.
Il 2 giugno, al termine della gara record mondiale di Firenze, ha dichiarato: “Dedico questa conquista a tutte le mamme del mondo, in particolare a quelle che fanno sport. La mia esperienza dimostra che tutto è possibile, La maternità rende più forti”.
Potenza di Faith. Nel 2016 dopo la conquista dell’oro olimpico brasiliano, era riuscita a far arrivare l’elettricità allo sconosciuto villaggio Ndabibit (a 200 km a nord di Nairobi), senza luce dal 1980, anno in cui era sorto.
I genitori, Samuel Coech Kypiegon, e Jane Chepkosgei, avevano lanciato un appello al capo dello Stao, allora Uhuru Kenyatta:”Presidente fa’ in modo che possiamo vedere in tv le imprese di nostra figlia, collega il nostro villaggio alla rete elettrica”.
Incredible per il Kenya: in soli 9 giorni avvenne il miracolo. Venne attivata e collegata una linea di distribuzione, che liberò il villaggio dall’oscurità.
Non solo: ai genitori di Faith venne regalato pure il televisore. Ora, la figlia campionessa ha promesso di costruirgli una casa normale e di regalargli pure una vettura!
Insomma basta avere Fede (Faith) e i miracoli sì compiono.
Ma lo sport in Kenya è anche vergogna. In questi giorni l’Agenzia antidoping del Kenya (ADAK) ha sospeso tre atleti: lo sprinter Samuel Imeta, stella nascente della velocità mondiale, Zena Jemutai e Jarinter Mawia.
E con loro fanno 20 i corridori “ beccati” quest’anno con sostanze illecite in corpo (una settantina negli ultimi 5 anni).
I grande problema del doping degli atleti kenyoti
Samuel Imeta, 24, anni, soldato dell’Esercito, soprannominato Kifaru, rinoceronte, è stato campione mondiale degli Under 20 sui 100 metri ed è accreditato di un tempo di inferiore ai 10 secondi. A sentire l’accusa, Samuel sarebbe risultato positivo agli steroidi, alla fine di febbraio, quando sui 100 metri segnò il memorabile tempo di 9”94.
Zenah Jemutai, 20 anni, è un altro astro all’orizzonte dei 3 mila metri femminili, ma la sua carriera ora è a rischio per il Triamcinolone Acetoide (un antinfiammatorio proibito dal 2014, che aiuta a perdere peso, ma non potenza).
Jarinter Mawia Mwasua, 26 anni, campionessa continentale degli 800 metri, invece sarebbe stata positiva alla Eritropoietina, ormone che favorisce la produzione dei globuli rossi e aumenta la resistenza allo sforzo.
Fra gli altri esponenti del mondo dell’Atletica sospesi provvisoriamente dall’Agenzia antidoping di Nairobi, ci sono – citiamo i più validi e conosciuti -” Evangeline Makena, 25 anni, (10 km), Maximilian Imali, 27, (corsa campestre) , Gladys Nthenya Musyoki, (400 m), Agnes Mumbua, 27 , (5 mila e 10 mila metri), Hannah Mwangi, 24, (400 ostacoli), John Gikonyo, 25, (400 metri), militar soldato come Samuel Imeta, Collins Koros, 33, (fondista), Bernard Cheruyot Chepkwony, 31, (1500 e mezza maratona), Amos Kiprotich, 34, (maratona), Stephen Kipchirchir KIplagat, 30, (maratona), Erik Kiptoo, 27, (400 ostacoli), John Kariuki Gikonio , 25, (400 ostacoli).
Non mancano però rappresentanti di altri sport, come David Yamo (Basket), Elphas Emong (Rugby) e Rashid Issa, ex campione keniano di body building.
Ai primi di aprile, David Howman, il presidente dell’Athletics Integrity Unit (AUI) , organismo indipendente creato per contrastare il dopaggio, aveva lanciato l’allarme: “È ormai evidente che il doping in Kenya sta diventando sempre più organizzato e numerosi casi mettono in luce il coinvolgimento di persone con competenze mediche”.
Appena due giorni fa, l’ex campionessa mondiale degli 800 metri, Janeth Jepkosgei, 39 anni, ha supplicato i giovani selezionati a rappresentare la contea Nandi a non scegliere il doping come “way of life. Questo fenomeno sta uccidendo lo spirito dell’Atletica. Utilizzate il vostro talento naturale, correte con quello che Dio vi ha donato”.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
©️RIPRODUZIONE RISERVATA

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