GUINEA BISSAU

Si vota in Guinea Bissau sull’orlo del baratro: 20 i partiti in lizza, moltissimi candidati per 102 seggi

Dalla Nostra Corrispondente
Paola Rolletta
Bissau, 2 giugno 2023

Domenica prossima, gli elettori della Guinea Bissau sono chiamati a scegliere 102 nuovi rappresentanti del Parlamento, sciolto a maggio dello scorso anno.

Bissau: Palazzo dell’Assemblea nazionale

Oggi nel Paese di Amilcar Cabral, il principale artefice dell’indipendenza della Guinea-Bissau e delle isole di Capo Verde, ma anche uno dei più importanti ideologi e politici dell’intero processo di decolonizzazione africana dei primi decenni della seconda metà del secolo scorso, si è chiusa la campagna elettorale. In lizza 20 partiti e due coalizioni.

Se per molti l’alto numero di partiti in lizza è segnale di forte frammentazione politica che aumenta l’instabilità e pregiudica il processo di strutturazione dello Stato di Diritto, per altri rappresenta uno passo necessario all’implementazione della democrazia in Guinea Bissau. Gli analisti, però, sottolineano come la realtà sia ben altra e che solo quattro o cinque dei partiti in lizza hanno possibilità di contendersi la vittoria elettorale.

Per i bissau-guineensi, ma anche per gli osservatori, queste settima tornata elettorale a livello legislativo è particolarmente importante dopo che, dallo scorso anno, il Paese è ricaduto in una situazione di instabilità, minando i timidi sforzi della lotta contro la povertà estrema, in cui versa la maggior parte della popolazione.

Secondo il rapporto della Commissione Economica per l’Africa delle Nazioni Unite (ECA), la Guinea-Bissau è tra i dieci Paesi più poveri del continente africano, con quasi il 70 per cento dei suoi poco più di 2 milioni di abitanti sotto la soglia di povertà.

Dopo una profonda crisi interna, il partito fondato da Amilcar Cabral, il Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC), ha deciso di non concorrere da solo, ma si è alleato ad altre forze politiche di istanza democratica creando la coalizione Piattaforma dell’Alleanza Inclusiva “PAI – Terra Ranka”. Una scelta   importante, che inaugura una nuova stagione in Africa di apertura ascolto e sinergia nel quadro troppo spesso monolitico dei partiti politici che hanno contribuito alle indipendenze dei Paesi africani, soprattutto lusofoni. 

La Commissione Nazionale Elettorale (CNE) ha accreditato 180 osservatori internazionali per il controllo delle operazioni di voto. Vigileranno su un territorio di 36 mila chilometri quadrati.

La Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO),  guidata da Jorge Carlos Fonseca, ex Presidente della Repubblica di Capo Verde, avrà il maggior numero di osservatori, con 101 partecipanti, seguita dall’Unione Africana, capitanata dall’ex capo di Stato del Mozambico, Joaquim Chissano, con 28, dalla Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese (CPLP) con 27, dalla Francofonia e dalla Missione di Osservazione Elettorale della CPLP (ROJAE) con sette ciascuno. Parteciperanno anche Russia, con cinque osservatori, e dagli USA con uno.

Anche il Venezuela ha inviato una missione indipendente. La preoccupazione di tutti verte nella non affatto scontata accettazione dell’esito delle votazioni da parte dei molteplici soggetti coinvolti nel processo elettorale. Occorre sia garantita la pacifica formazione di un governo, che sulla base di un legittimo mandato, possa rimettere in moto il processo democratico e di sviluppo della Guinea-Bissau per i prossimi quattro anni.

Preoccupazione non da poco, visto che la campagna elettorale è stata segnata da un intervento a gamba tesa dell’attuale capo di Stato, Umaro Sissoco Embalo, che, non meno di due settimane fa, ha affermato che non nominerà primo ministro il leader del PAIGC, Domingos Simão Pereira (DSP), se la coalizione PAI-Terra Ranka dovesse vincere l’elezioni. 

Le radici di tale dichiarazione affondano nelle ultime elezioni presidenziali di fine 2019, quando al primo turno, Domingos Simões Pereira, candidato presidenziale del PAIGC, risultava primo con il  40,1 per cento dei consensi proprio contro Umaro Sissoco Embalò,  allora candidato del Movimento per l’Alternanza Democratica (MADEM) secondo classificato con appena  27,6 che però al  ballottaggio riuscì a ribaltare il risultato vincendo con il 53,5. 

Le accuse di brogli denunciate dal PAIGC nel 2019 non sono state accolte né dalla Commissione Nazionale Elettorale, che non ha accettato di procedere al  riconteggio delle schede, né da parte degli osservatori della CEDEAO, né delle Nazioni Unite, e neanche da parte dell’Unione Europea.

“Abbiamo avuto problemi con il materiale di propaganda elettorale che è rimasto bloccato alla frontiera – commenta a Africa-Express, Domingos Simões Pereira.  – Ci hanno impedito di usare i nostri simboli, la nostra bandiera. Lo abbiamo fatto presente alle Nazioni Unite, agli osservatori internazionali, all’inizio della campagna elettorale. Abbiamo fiducia che saranno imparziali e vigileranno durante le votazioni e soprattutto durante lo spoglio”.

“Lo so che è controverso, ma già ho sentito dire che gli organi della Comunità Internazionale riescono a esistere perché sono inefficaci, perché se fossero efficaci già non esisterebbero – continua l’attuale leader del PAIGC -. La Comunità Internazionale dovrebbe essere partner per lo sviluppo della Guinea Bissau a tutti i livelli, anche per quanto alla sua stabilità politica. La precondizione è che siano rispettate le nostre leggi, anzitutto la nostra Costituzione. Ma quando uno Stato aggredisce le libertà fondamentali dei propri cittadini, non dovrebbero essergli riconosciute  le condizioni per essere interlocutore della Comunità Internazionale”.

Durante la campagna, il limitato spazio pubblico è stato dominato da discorsi chiari sulla necessità di una riforma costituzionale per chiarire i limiti del Presidente della Repubblica e del Capo del Governo. “La nostra Costituzione è chiara. Il Governo deve rispondere delle sue azioni al Parlamento, e in caso di dubbio, si ricorre alla Corte Suprema. Il Presidente della Repubblica dovrebbe facilitare il funzionamento e non uscire dai limiti imposti dalla nostra Carta – commenta ancora Domingos Simões Pereira -. Non credo che sia una questione di  costituzioni buone o cattive, il problema principale sono gli uomini. Se le elezioni si svolgeranno in modo trasparente, vinceremo tutti noi. Vincerà la democrazia”.

La popolazione però sembra sia rassegnata e abbia poca fiducia nel cambiamento. Soprattutto sente che la voce della gente non è ascoltata e si sente condannata ad essere una “emergenza silenziosa”, in un continuo altalenare, che non dà tregua alla povertà, la madre di tutte le guerre, anche quelle definite etniche.

Il regista Flora Gomes

Flora Gomes, grande regista guineense descriveva così questo sentimento: “Mi sento come se stessi su un’altalena a dondolare nel continente africano. Certe volte, percorrendo tutta la vastità da una punta all’altra, agitato dagli eventi, la mia prospettiva sull’Africa diventa cinica e scettica e ho solo voglia di scappare. Ma dove? Altre volte, quando il movimento calmo e regolare mi fa vedere lo sguardo innocente di un bambino, la sua immaginazione, udire le sue risate miste a quelle delle donne più vecchie, e vedere il sudore degli uomini mischiato alla polvere di imperi antichi, preferisco allora rimanere in questa altalena. E capisco perché i ragazzini amano tanto le vertigini”. 

Secondo il regista, la Comunità Internazionale dovrebbe cooperare con la Guinea-Bissau per recuperare il controllo delle frontiere – con più di 80 isole, dove lo Stato non è mai arrivato – e aiutare i cittadini al controllo sull’operato di chi li governa. Perché anche la Guinea-Bissau deve essere considerata decisiva per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, soprattutto l’obiettivo 16 che affronta il tema del rafforzamento istituzionale (normativo, giurisdizionale e tecnico) per la promozione a livello globale dello Stato di Diritto, i Diritti Umani e la Giustizia.

Paola Rolletta
rpaola@gmail.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Credito Foto: Moira Forjaz

Redazione Africa ExPress

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