Zimbabwe: furti e abusi sessuali nel calcio infrangono i sogni degli atleti esclusi dai tornei internazionali
Dal Nostro Corrispondente Sportivo Costantino Muscau
Harare, Maggio 2023
Le colpe dei padrini stanno ricadendo sui figli. Succede nel calcio, succede in Zimbabwe.
Prendiamo Jordan Bhekithemba Zemura, 23 anni: è il primo calciatore dello Zimbabwe ad approdare in Serie A. Ha da poco firmato un contratto fino al 2027 con l’Udinese, che lo ha strappato alla società inglese Bournemouth, dove il giovane atleta gioca dal 2019.
Jordan è nato a Londra, ma da genitori provenienti dal Paese dell’Africa meridionale (ex Rhodesia): il padre da Murehwa (cittadina a nord di Harare), la madre di Wedza (a sud della capitale). Nonostante i suoi natali inglesi, l’atleta ha scelto senza esitazione la nazionalità dei genitori e dal 2020 è una colonna difensiva degli Warriors, come viene chiamata la nazionale dello Zimbabwe.
Una stella calcistica nascente, ma, purtroppo, con un grave handicap: la sua carriera internazionale è sul punto di essere soffocata in culla dallo scandalo che da 17 mesi sconvolge la dirigenza calcistica del suo Paese.
Cosi come rischiano di dissolversi i sogni di gloria di altri suoi celebri colleghi affermatisi all’estero. Citiamo Teenage Adebe, 27 anni, Tatenda Mkuruwa (Stati Uniti), Tenday Darikwa, 31, Brendan Galloway; 27, Marvelous Nakamba; 29, David Moyo; 28, Macauley Bonne, 27 (UK), Marshal Munetsi, 27, (Francia), Tino Kadewere, 27 e Martin Marisa, 25 (Spagna).
Questa giovane e brillante colonia straniera dell’ex Rhodesia, dal novembre 2021, ha dovuto dire addio a molti sogni di gloria: da quando cioè il presidente della Football Association Zimbabwe-ZIFA, l’organismo che governa il calcio locale, Felton Kamambo, il segretario generale, Josephe Mamutse, il vicepresidente e responsabile finanziario Philemon Machana e altri tre alti dirigenti (Farai Jere, Sugar Chagonda e Barbara Chikos) sono stati sospesi e poi arrestati in seguito a un’indagine della SRC, la commissione governativa sport e ricreazione.
Le accuse sono scese come una valanga sui boss, o padrini, del pallone: incapacità gestionale e finanziaria (2 milioni di dollari statali finiti chissà dove), abusi sessuali su tre donne arbitro.
Proprio il capo degli arbitri, Albert Zhoya, è stato cacciato per 5 anni e multato per 20 mila dollari in quanto ritenuto responsabile di queste molestie. Tutti si dichiarano innocenti e respingono con determinazione le accuse.
Però, partita l’inchiesta della SRC, è intervenuta la Fifa, responsabile mondiale del pallone. Che, regolamento alla mano, ha bandito da tutte le competizioni estere e interne le squadre e la nazionale di Harare. (Un bando simile ha colpito anche il Kenya e lo Sri Lanka, ma Nairobi è stata già recuperata e cancellata dall’elenco dei reprobi).
Immediate le conseguenze per lo Zimbabwe. Sono stati tagliati i finanziamenti per lo sviluppo dello sport nella Repubblica (addestramento giovanile e arbitrale), il calcio non ha potuto prendere parte alle competizioni continentali e internazionali: AFCOA 2023 (Coppa africana della nazioni), COSAFA CUP (torneo annuale per le nazionali dell’Africa meridionale), Chan (Campionato delle nazioni africane riservato solo a calciatori che giocano nel continente nero), Coppa dei campioni africana, qualificazioni per la Coppa U23. Quest’ultima apre le porte alle Olimpiadi del 2024, e le eliminatorie si disputano il mese prossimo in Marocco.
Quel che è peggio è che viene messa in pericolo la partecipazione alla 23a edizione dei campionati mondiali di calcio 2026, che si disputeranno tra Messico, USA e Canada.
È vero che – come ha documentato una recente inchiesta di Al Jazeera – tra i 16 milioni di zimbabwesi il calcio è seguitissimo. I tifosi dello sport più popolare – già straziati da una crisi economica profonda – hanno cercato di consolarsi aumentando la frequenza negli stadi per seguire il campionato locale. La presenza sugli spalti si è moltiplicata: da una media di 2000 presenze si è passati a 15 mila (il biglietto costa 2 dollari).
Tuttavia la mancanza di una platea mondiale è molto sentita. Soprattutto da parte degli sponsor, (per lo più multinazionali coinvolte nell economia locale, in particolare nel settore minerario) che non si accontentano del mercato interno. E da parte dei calciatori che vedono svanire, appunto, i sogni di gloria sul palcoscenico mondiale.
Inutilmente il controverso presidente dello ZIFA, Felton Kambambo e i suoi sodali, hanno tentato di convincere la Fifa a … bandire il bando. Il provvedimento di sospensione dell’espulsione potrebbe avvenire solo se la commissione SRC facesse cadere le accuse.
Ma Kirsty Leigh Coventry Seward, 39 anni, la ministra della Gioventù, Sport, Arti, Ricreazione, ex super campionessa olimpionica del nuoto, (bianca, bionda, e “ragazza d’oro nazionale”, come la definì Robert Mugabe) è stata chiara è irremovibile:”Gli indagati non torneranno più al loro posto, devono rendere conto di che fine abbiano fatto 2 milioni di dollari statali e degli abusi sessuali. Faremo pulizia fino in fondo”.
Nei giorni scorsi una commissione della Fifa si è recata ad Harare per controllare come procede il repulisti. Il tempo stringe. La presenza a tornei internazionali continentali e internazionali o è già saltata o è in pericolo. Soprattutto ai mondiali del 2026. Occasione imperdibile: per la prima volta le squadre dei partecipanti passeranno da 32 a 48.
E allora i calciatori che temono di veder sfiorire le loro speranze si sono mossi. Hanno lanciato un appello disperato: “Ma che colpa abbiamo noi? ridateci il proscenio mondiale!”.